Questa è la storia di Frank Capra, regista italo-americano, massimo “autore” del cinema statunitense e contraddizione permanente delle regole dello studio system. Uno dei grandi di Hollywood, Capra nasce in Sicilia negli ultimi anni del secolo scorso. Suo padre, Carmine Salvatore, fa il contadino, ma si diletta di musica e suona il flauto; la madre, Saridda, è la tipica donna siciliana.
Sciascia nasce l’8 gennaio 1921, io vent’anni prima. Nonostante in gap generazionale, ho subito provato una forte empatia il giorno in cui lo intervistai. Non faccio fatica a rievocare la piacevolezza e l’emozione vissute durante quella chiacchierata che mi vide confrontarmi con uno dei letterati siciliani più illustri di ogni tempo, dalla cui creatività tanto cinema ne è sgorgato, e gli anni trascorsi non ne riducono l’intensità e la vividezza del ricordo.
Francesco Alliata di Villafranca, nobile produttore cinematografico e regista palermitano, si racconta nella sua ultima intervista, concessa allo storico del cinema Antonio La Torre Giordano, con a fianco la figlia Vittoria Alliata di Villafranca a Villa Valguarnera, Bagheria.
Nel filone del “giallo d’arte” (ne ha scritti più di cento), che gli ha procurato l’epiteto di “Simenon italiano” dopo aver creato la figura del commissario Federico Sartori, s’innesta l’eclettica figura dello scrittore-poeta-drammaturgo-giornalista di Franco Enna, al secolo Franco Cannarozzo (Enna 1921 – allora denominata Castrogiovanni – Lugano 1990).
Le amicizie, Adolfo Celi, se le sapeva veramente scegliere. Anche nella fiction. Soltanto che Ugo Tognazzi, Duilio Del Prete, Gastone Moschin e Philippe Noiret non avevano fatto ancora i conti con l’oste, nella progettazione della zingarata alla clinica privata.
Nipote d’arte, medico mancato, romanziere, regista e magnifico interprete. Da I cento passi e Il traditore.
Morto Pirandello, mentre il regime fascista sempre più in preda a deliri d’onnipotenza spedisce l’esercito ad occupare l’Albania per annetterla all’Impero e addensa nell’italico cielo nubi presaghe di morte e desolazione.
Nel 1930 in Italia accade un fatto sconvolgente: il passaggio dal cinema muto a quello sonoro, in America avvenuto tre anni prima. Paradossalmente il “miracolo” si compie in pieno regime fascista, che di far parlare liberamente non voleva proprio sentirne parlare.