Il commissario di polizia Giacomo Bonavia (Martin Balsam) e il Sostituto Procuratore della Repubblica, Traini (Franco Nero) , sono impegnati, a Palermo, nella lotta contro la mafia e la criminalità. Mentre il primo, esasperato da dieci anni di insuccessi, si è ormai convinto dell’impossibilità di combattere la delinquenza organizzata siciliana secondo la prassi normale, il secondo, giovane e idealista, vede nella legge uno strumento inflessibile e non suscettibile di adattamenti a particolari situazioni.
Quello del regista Damiano Damiani si è particolarmente distinto in Italia per essere stato uno dei migliori esempi di cinema “impegnato”, assieme a quello di grandi nomi come Elio Petri e Francesco Rosi. La sua opera di denuncia civile, circa le problematiche connesse alla criminalità organizzata e i rapporti che questa intesse(va) con le più alte sfere dello Stato, ha fatto sovente utilizzo della struttura del giallo e del genere gangster-noir, con una narrazione ricolma di spettacolarità.
Il 7 marzo 2013 si spegne a Roma Damiano Damiani, autore del cinema “civile” italiano. Nato a Pasiano di Pordenone il 23 luglio 1922 non va ricordato solo come regista cinematografico, ma anche saggista, attore e sceneggiatore. Dopo Il giorno della civetta (1968), La moglie più bella (1970), Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica (1971), Perché si uccide un magistrato (1975), Un uomo in ginocchio (1979), La piovra (1984) (TV serie) e Pizza Connection (1985), tutti girati a Palermo e dintorni.
Dalla penna di Leonardo Sciascia alla macchina da presa di Damiano Damiani il quale – sette anni dopo l’uscita editoriale e dopo quattro dalla prima teatrale al Teatro Biondo di Palermo (dati ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema) – adatta per il grande schermo l’opera del celebre scrittore di Racalmuto, prendendosi qualche licenza creativa in fase di sceneggiatura. Il giorno della civetta, un romanzo ed un film nati in un periodo storico -gli anni Sessanta – in cui non si aveva ancora la reale percezione del fenomeno mafioso, non ancora adeguatamente delineato e definito, tanto tra i palazzi del potere quanto presso l’opinione pubblica.
La mattina del 29 agosto 1967, in via Empedocle Restivo a Palermo, Guglielmo Giarda afferma ai giornalisti del Giornale di Sicilia : “Battesimo regolare, con inizio robusto”; questo il suo commento spontaneo dopo il primo ciak a Palermo de Il giorno della civetta, film diretto da Damiano Damiani.
Don Antonino Stella (Amerigo Tot), referente mafioso principale di un paese siciliano (Cinisi, Palermo) si lascia arrestare dai carabinieri sicuro di essere assolto al processo. In sua assenza, Vito Juvara (Alessio Orano), suo prediletto pensa di continuare l’opera di questi assumendo verso tutti gli atteggiamenti del padrone.
Un gruppo di minatori siciliani rimasti senza lavoro dopo la chiusura di una solfara sono contattati da un losco truffatore, che promette in cambio dei loro risparmi di condurli in Francia verso un lavoro sicuro e un’esistenza migliore. Comincia un estenuante viaggio attraverso l’Italia durante il quale l’ingaggiatore tenta la fuga.
Gli anni ’80, forse, hanno segnato l’epoca migliore per la sede regionale Rai di Palermo: meno sovrastrutture, più vicinanza al “reale”, al “percepito” della gente. Nel 1984, Giuseppe Tornatore, alias Peppuccio, collaborava con la Rai ancor prima di trasferirsi a Roma, realizzando un programma per la “maturanda” Rai Tre: Scrittori siciliani e il cinema. Suddiviso in quattro puntate di 30′, e ciascuna relativa ad uno tra i tanti letterati siciliani che col cinema hanno intrapreso un rapporto intrinseco: Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati e Leonardo Sciascia. All’interno dell’intera serie, Tornatore dialoga con Francesco Rosi, Damiano Damiani, Elio Petri, Ugo Pirro, Carlo Lizzani, Mauro Bolognini, Guido Cincotti, Steno, Luigi Zampa, Mario Verdone, Paolo e Vittorio Taviani e Giuseppe De Santis. Scopo centrale del programma, analizzare la relazione, spesso contraddittoria, intercorsa tra questi letterati siciliani e la settima arte. Una relazione, comunque, inevitabile: Ipsa olera olla legit; non meno importante le diverse analisi sulla maniera in cui le opere letterarie sono state tradotte in sequenze filmate dai vari cineasti.
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