LA MOGLIE PIÙ BELLA (1970). LE VARIAZIONI SUL TEMA CRONISTICO DI FRANCA VIOLA

Don Antonino Stella (Amerigo Tot), referente mafioso principale di un paese siciliano (Cinisi, Palermo) si lascia arrestare dai carabinieri sicuro di essere assolto al processo. In sua assenza, Vito Juvara (Alessio Orano), suo prediletto pensa di continuare l’opera di questi assumendo verso tutti gli atteggiamenti del padrone.

    Juvara ha messo gli occhi su Francesca Cimarosa (Ornella Muti), sedicenne e bella figlia di un povero terremotato, che vive del lavoro dei campi, e si fidanza con lei. Ma la ragazza, sotto un aspetto dolce e remissivo nasconde un temperamento fiero ed orgoglioso per cui quando si accorge, dal comportamento di Vito, che questi la considera come un oggetto e non come un essere umano, rompe il fidanzamento.

    Il fatto è clamoroso e l’ironia nascosta della gente e quella più aperta dei nemici o dei seguaci ferisce l’orgoglio di Vito che con l’aiuto di tre giovani rapisce Francesca e la violenta certo che essa gli chiederà di sposarlo. Ma le cose vanno diversamente: Francesca denuncia Vito alla giustizia che tuttavia non può procedere perché la denuncia stessa non è sottoscritta dai genitori, i quali non avallano l’azione della figlia per paura di Vito, che li ha minacciati di distruggere il loro granaio. Ma la ragazza, con un gesto di ribellione, incendia lei stessa il granaio togliendo così a Vito ogni possibilità di rivalsa e ai genitori dei complici di Vito e l’atteggiamento coraggioso di un’altra ragazza convincono finalmente i Cimarosa ad agire.

    Vito e i suoi amici vengono arrestati mentre Francesca piange amaramente sulla sua storia d’amore finita. Variazioni mafiose sul reale fatto di cronaca avvenuto in zona a Franca Viola, relativo al “caso Viola”, per l’appunto, occorso nel 1966.la ragazza siciliana celebre per aver rifiutato il matrimonio riparatore al giovane che l’aveva rapita.

    Damiano Damiani è un buon narratore tradizionale, abile nel taglio della vicenda e nell’animare i diversi personaggi: il suo limite sta nell’eccessiva gradevolezza dell’esposizione, nella tranquilla fiducia in certe strutture che il cinema moderno mette continuamente in crisi. Anche in La moglie più bella Damiani sottolinea la violenza anziché la sosta del contrasto: alle prese con un tema analogo, era andato più a fondo con Il giorno della civetta anche per merito del romanzo di Sciascia.

    L’esordiente Ornella Muti appare scelta con proprietà e molto ben diretta; anche Alessio Orano, per quanto costretto in un personaggio convenzionale e romanzesco, ha buone qualità. Idem dicasi per il padre della ragazza, Gaetano Cimarosa, che mantiene (quasi) immutato il suo nome d’arte, ossia Tano Cimarosa, attore messinese abitué del cinema di Damiani. Notevole infine il volto malinconico di Joe Sentieri applicato a un personaggio di killer sottoproletario.

    Damiani non è nuovo agli argomenti siciliani e sulla mafia ha già realizzato l’emblematico Il giorno della civetta – che ha un suo posto nel cinema “sicilianista”. Qui il regista ricostruisce a modo suo una vicenda che quando accadde fece molto scalpore, e più fuori Sicilia che nell’isola: il cosiddetto “caso Viola”. Damiani svolge la faccenda in maniera autonoma. C’è anche qui il giovane mafioso che crede di risolvere tutto con la violenza, c’è la ragazza conscia dei propri diritti e della propria dignità, c’è il rapimento e c’è la denuncia. Ma il regista ha voluto isolare il suo personaggio per campeggiarlo meglio (mettendole contro tutti, anche i suoi genitori, ciò che nella realtà dell’epoca era infrequente) ottenendo così di “romanticizzare” la sua rivolta, e fino all’ultimo ne ha fatto una ragazza innamorata del suo rapitore.

RENATO RIGA

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

Pubblicazioni di riferimento: Il Millefilm, Tullio Kezich, Mondadori 1983 | Cineforum (AA. e Nrr. VV.), Filmcritica (AA. e Nrr. VV.), Bianco e nero (AA. e Nrr. VV.).

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