FINCHÉ DURA LA TEMPESTA (1963). DALLO SCONTRO BELLICO ALL’AMICIZIA TRA UFFICIALI
Girare un film di mafia nei territori dell’entroterra siciliano può a volte rivelarsi un’autentica avventura, nel senso positivo del termine.
La gestazione del Mafioso di Alberto Lattuada è stata costellata da episodi anche abbastanza curiosi in tal senso, ma del tutto coerenti con le ambientazioni prescelte e, naturalmente, con il periodo storico in cui fu girato, 1962.
Vissuto poco meno di vent’anni – la cessazione delle pubblicazioni è avvenuta a Roma nel 1971- il periodico “Giovane Critica” (primo numero dicembre-gennaio 1963-64) resta l’unica rivista cinematografica catanese che abbia avuto risonanza nazionale, nonché il solo fenomeno autoctono degno di rilievo sul piano dell’elaborazione teorica della nuova sinistra meridionale.
Nonostante i natali e la crescita Oltreoceano da novello Frank Capra, Emanuele Crialese si può considerare siciliano d’adozione. Nasce a Roma da genitori siciliani, probabilmente lampedusani, qualcosa che sembra segnarlo indelebilmente nell’animo se riflettiamo sulla sua produzione filmica.
Nel 1960 Mauro Bolognini diresse Il bell’Antonio, tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. La vicenda si svolge a Catania: Antonio (Marcello Mastroianni) è, da sempre, il più bel ragazzo della città, riconosciuto tale anche dai suoi compagni maschi, contenti di “brillare di luce riflessa” e fieri di proiettarsi in questo amico “sciupafemmine”.
Questa è la storia di Frank Capra, regista italo-americano, massimo “autore” del cinema statunitense e contraddizione permanente delle regole dello studio system. Uno dei grandi di Hollywood, Capra nasce in Sicilia negli ultimi anni del secolo scorso. Suo padre, Carmine Salvatore, fa il contadino, ma si diletta di musica e suona il flauto; la madre, Saridda, è la tipica donna siciliana.