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Tag: Elio Petri

INDAGINE SU UN CITTADINO… O LA NEVROSI DEL POTERE DI PETRI

6 Gennaio 2021

“Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.” (F. Kafka)

    Uno sguardo dritto alla macchina da presa, come fosse un invito a seguirlo, lui “il Dottore”, e appena varcata la soglia dell’appartamento di Augusta Terzi siamo subito diventati testimoni del delitto più imperfetto della storia del cinema. Imperfetto per premeditazione, per volontà, per sfida: il dileggio di un funzionario di polizia nei confronti della sua stessa divisa e attraverso il suo stesso potere, nel giorno della sua promozione a capo dell’Ufficio politico.

    Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è la quintessenza del cinema di Elio Petri, primo atto della sua Trilogia della Nevrosi (che procede con La classe operaia va in paradiso, 1971 e La proprietà non è più un furto, 1973), quale capolavoro inarrivabile che teorizza l’impunità dei poteri forti anche in presenza di prove inoppugnabili ed incontrovertibili, le stesse che il Dottore – un memorabile Gian Maria Volonté – dissemina nell’appartamento dopo il misfatto.

    Un giallo politico che fotografa abilmente la situazione italiana a cavallo tra la contestazione giovanile dei sessantottini e gli anni di piombo, ponendo in risalto dinamiche e linguaggi di due fazioni contrapposte, fra rivoluzionari e reazionari, in un eterno contrasto, una relazione dicotomica figlia di quel tempo eppure a volte così vicina ed attuale.

    Se la natura politica della pellicola è marcata ed inequivocabile, tanto nella sua forza narrativa che in quella stilistica (e la qual cosa in effetti non sempre può essere apprezzata), è comunque la storia a funzionare, costruita secondo il tipico schema del giallo “all’inverso”, laddove sappiamo già chi ha compiuto cosa ma lo sviluppo della vicenda è assolutamente appassionante ed avvincente, tra il drammatico ed il grottesco, tra la commedia e la tragedia, che vede come protagonista indiscusso proprio Gian Maria Volonté, superlativo, ridondante, continuamente sopra le righe e totalmente perfetto per il suo ruolo. Un’interpretazione eccellente la sua, caricaturale e macchiettistica, di un uomo psicologicamente instabile, ambiguo e forse bipolare, che si destreggia per tutto il tempo tra la voglia di sfidare le istituzioni confidando nella propria insospettabilità, e quella autopunitiva del voler essere scoperto, in un gioco a tratti infantile tra depistaggi e mezze confessioni. Così come infantile e decisamente bizzarro è il rapporto che lo legava ad Augusta Terzi, la vittima, una Florinda Bolkan bellissima e sexy, quasi sempre in vestaglia e senza intimo sotto. Nei vari flashback li vediamo passare tra il gioco di ruolo nella ricostruzione di scene del crimine, l’istigazione da parte di lei ad abusare del proprio potere, fino alla derisione e allo sberleffo.

     I toni e i dialoghi talora farseschi, unitamente a certi siparietti pregni di quell’umorismo da black comedy (e sono molteplici le sequenze a riguardo), sono assolutamente funzionali allo svolgimento della storia, mai banali e mai fuori luogo, sottolineando invece il realismo della pellicola e dei suoi personaggi. Il ritmo lento inoltre ci permette di comprendere meglio dinamiche e sfumature che una visione frenetica altrimenti non permetterebbe, puntando piuttosto all’analisi introspettiva e metaforica della vicenda, compreso lo spiazzante epilogo.

    Se a tutto ciò includiamo la fantastica colonna sonora di Ennio Morricone (il cui tema principale diverrà un vero e proprio tormentone) dai pregevoli inserti di musica popolare con l’utilizzo del marranzano e del mandolino, le belle location romane e la fotografia curata da Luigi Kuveiller, allora possiamo veramente parlare di un grandissimo capolavoro assolutamente meritevole di tutti i premi che a suo tempo vinse, tra cui l’Oscar per il miglior film straniero nel 1971.

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ELIO PETRI, QUANDO IL POTERE DIVENTA GROTTESCO

20 Dicembre 2020

Il capo della squadra politica della questura che diventa assassino è un caso clinico, ma anche il paradigma della degenerazione umana

Il poliziotto corrotto è il personaggio principale di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), il film con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan che Elio Petri ha girato destando non pochi e accesi dibattiti.

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SALVO RANDONE

9 Agosto 2020

Salvo Randone, all’anagrafe Salvatore Randone (Siracusa, 25 settembre 1906 – Roma, 6 marzo 1991), è stato un attore italiano. Sulle scene dal 1926, s’impose negli anni quaranta recitando Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill.

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LA DONNA DELLA DOMENICA (1975). QUANDO IL FILM SUPERA IL ROMANZO DA CUI È TRATTO

24 Luglio 2020

La donna della Domenica (1975) di Luigi Comencini rappresenta senza dubbio uno dei migliori lavori afferenti al genere “commedia gialla” all’italiana, il quale si basa sul soggetto del fortunato romanzo omonimo di Fruttero e Lucentini del 1972 che raccoglie un successo editoriale tale da divenire, in seguito, una cospicua coproduzione italo/francese.

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CICCIO INGRASSIA. UNA GAVETTA LUNGA TUTTA UNA VITA, TRA AMARCORD, TODO MODO E L’ESORCICCIO

10 Maggio 2020

Poco portato per la matematica, ma con il cinema nel cuore, da De Sica agli esordi sino ai Fratelli Taviani

Quarto di cinque figli, Francesco – detto Ciccio – Ingrassia nacque a Palermo, nel quartiere Il Capo, in via San Gregorio, il 5 ottobre del 1922, in una famiglia di modestissime condizioni economiche. Sin dall’infanzia manifestò uno scarso interesse per l’istruzione e una propensione all’umorismo.

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SCRITTORI SICILIANI E IL CINEMA, LE INDAGINI DI TORNATORE

19 Aprile 2020

Gli anni ’80, forse, hanno segnato l’epoca migliore per la sede regionale Rai di Palermo: meno sovrastrutture, più vicinanza al “reale”, al “percepito” della gente. Nel 1984, Giuseppe Tornatore, alias Peppuccio, collaborava con la Rai ancor prima di trasferirsi a Roma, realizzando un programma per la “maturanda” Rai Tre: Scrittori siciliani e il cinema. Suddiviso in quattro puntate di 30′, e ciascuna relativa ad uno tra i tanti letterati siciliani che col cinema hanno intrapreso un rapporto intrinseco: Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati e Leonardo Sciascia. All’interno dell’intera serie, Tornatore dialoga con Francesco Rosi, Damiano Damiani, Elio Petri, Ugo Pirro, Carlo Lizzani, Mauro Bolognini, Guido Cincotti, Steno, Luigi Zampa, Mario Verdone, Paolo e Vittorio Taviani e Giuseppe De Santis. Scopo centrale del programma, analizzare la relazione, spesso contraddittoria, intercorsa tra questi letterati siciliani e la settima arte. Una relazione, comunque, inevitabile: Ipsa olera olla legit; non meno importante le diverse analisi sulla maniera in cui le opere letterarie sono state tradotte in sequenze filmate dai vari cineasti.

ANTONIO LA TORRE GIORDANO

Redazione, 9 ottobre 2019

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A CIASCUNO IL SUO (1967) DI PETRI, OVVERO IL POLIZIESCO SECONDO SCIASCIA

17 Gennaio 2020
“Che a ciascuno venga dato ciò che gli spetta”, Unicuique suum, locuzione latina ed uno dei
fondamentali precetti del Diritto che campeggia con fierezza sulla pagina di apertura de L’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. Da questo motto lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia non soltanto trasse ispirazione per il titolo del suo romanzo A ciascuno il suo (Einaudi, 1966) ma prelevò anche l’idea dell’indizio rilevante, la pista da seguire per la risoluzione del giallo che fa seguito al duplice omicidio Manno-Roscio durante una battuta di caccia, antefatto/misfatto da cui prende avvio la storia raccontata da Sciascia.

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MAFIA, METAFORE, GIALLI E IMPOSTURE STORICHE NEI FILM TRATTI DALLE OPERE DI LEONARDO SCIASCIA

8 Novembre 2019

Il 20 novembre del 1989 moriva a Palermo il grande scrittore di Racalmuto, i cui romanzi e racconti hanno fornito al cinema italiano copiosa e intrigante materia letteraria di trasposizione sul grande schermo

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