CICCIO INGRASSIA. UNA GAVETTA LUNGA TUTTA UNA VITA, TRA AMARCORD, TODO MODO E L’ESORCICCIO

Poco portato per la matematica, ma con il cinema nel cuore, da De Sica agli esordi sino ai Fratelli Taviani

Quarto di cinque figli, Francesco – detto CiccioIngrassia nacque a Palermo, nel quartiere Il Capo, in via San Gregorio, il 5 ottobre del 1922, in una famiglia di modestissime condizioni economiche. Sin dall’infanzia manifestò uno scarso interesse per l’istruzione e una propensione all’umorismo.

    Nonostante il modesto impegno profuso nell’attività scolastica, Ingrassia ottenne la licenza elementare per il rotto della cuffia – era infatti poco portato alla matematica. L’adolescenza di Ciccio Ingrassia fu segnata da tanta miseria, tanto che dopo le elementari cercò di mantenersi con i mestieri più umili e disparati (barbiere, falegname, calzolaio, salumiere) pur di guadagnarsi da vivere – tanto che nel 1938 lavorò anche come intagliatore di calzature; eppure già iniziò a manifestarsi la sua passione per il mondo dello spettacolo e cominciò a esibirsi in occasione di cerimonie private dove imitò con successo alcune gag di Totò, divenuto negli anni il suo idolo.

    Ma il vero e proprio esordio di Ciccio Ingrassia sul palcoscenico risale a qualche anno più tardi, precisamente nel 1944. Dopo una lunga frequentazione del Bar degli Artisti, autentico raduno di celebrità in erba, si unì a Enzo Andronico e a tale Ciampolo per formare il Trio Sgambetta.

    Da quel momento per il comico palermitano iniziò una lunga gavetta che lo portò a vivere in condizioni al limite dell’indigenza. Alla fine della guerra si trasferì a Torino, dove, a fianco di un quasi sconosciuto Gino Bramieri, si cimentò nel genere della parodia.

    Durante una recita milanese, nel 1957, Ciccio Ingrassia conobbe Rosaria Calì (1926-2019) – componente di un’orchestra di tabarin, che sposò a Genova il 5 settembre 1960 ed ebbe da lei il figlio Giampiero, nato il 18 novembre 1961, che più tardi seguirà le sue orme.

    Gli anni Cinquanta furono fondamentali nel destino artistico di Ciccio Ingrassia, è in questo periodo infatti che conobbe Francesco Benenato – poi noto come Franco Franchi – con cui diede vita all’intramontabile duo comico Franco e Ciccio. Il primo incontro ha un che di fiabesco, Franchi infatti si esibiva nella “posteggia”, ovvero in uno spettacolo all’aperto in cui attirava l’attenzione con una grancassa, raccogliendo soldi con un cappello prima di esibirsi.

Nel 1954 la compagnia teatrale di Pasquale Pinto si spostò da Napoli a Palermo. Un attore, tale Nino Formicola, si ammalò e in sostituzione venne chiamato proprio Ingrassia il quale però, dal canto suo, era tornato a lavorare come tagliatore-modellista di calzature e inizialmente rifiutò, proponendo di contattare Franco. L’idea non piacque al capo-comico Giuseppe Pellegrino, specie perché si trattava di ingaggiare uno sconosciuto, in alternativa, propose, di ingaggiare sia Franchi che Ingrassia. E fu così che al Teatro Costa di Castelvetrano una semplice esibizione di Core ‘ngrato di cinque minuti, divenne lo sketch comico che portò alla ribalta Franco e Ciccio.

    Inizia così una lunga collaborazione che avrebbe dato vita a una coppia destinata al grande successo realizzando insieme 132 film, prevalentemente negli anni Sessanta, lavorando anche con registi del calibro di Vittorio De Sica, Mario Bava, Lucio Fulci, Pier Paolo Pasolini che li scritturò per l’episodio Che cosa sono le nuvole? nel film corale Capriccio all’italiana (1968), e i Fratelli Taviani che con l’episodio La giara nel film Kaos (1984) firmarono l’ultima collaborazione del duo. In un unico caso, il duo lavorò assieme anche dietro la macchina da presa – seppur indirettamente – nel 1974 infatti, Ciccio Ingrassia firmò il suo esordio da regista con Paolo il freddo, e scelse proprio Franco Franchi come suo interprete, ritagliandosi però un piccolo ruolo a certificare come fosse, anche questo, un film di Franco e Ciccio.

    I film di Franco e Ciccio furono tutti sostanzialmente dei successi di pubblico, ma quasi sempre ignorati dalla critica. Nel 1964 i loro film incassarono circa 7 miliardi e 300 milioni (il 10% degli incassi dei film italiani in quell’anno). Il sodalizio fra i due, tuttavia, non fu continuo e ci furono accesi contrasti che portarono a separazioni momentanee.

    Nei periodi di separazione da Franchi, Ciccio Ingrassia continuò la sua carriera, interpretando molti ruoli drammatici e “atipici” rispetto a quelli del duo. A partire dal film La violenza: quinto potere (1972) di Florestano Vancini, passando per lo zio matto in Amarcord di Federico Fellini (1973) e l’onorevole Voltrano in Todo modo (1975) di Elio Petri, tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, che gli valse il Nastro d’Argento al migliore attore non protagonista.

    Si cimentò poi anche come regista e aprì la casa di produzione Ingra Cinematografica, dirigendo, oltre al sopracitato Paolo il freddo (1974), il cult L’esorciccio (1975) con Lino Banfi.

    Franco e Ciccio continuarono a partecipare a vari programmi televisivi, sia come presentatori che come ospiti, fino alla morte di Franchi, nel dicembre 1992. Ingrassia fece ancora qualche sporadica apparizione cinematografica, per poi smettere definitivamente nel 1996, avendo perso ogni stimolo dopo la morte del compagno Franchi.
Affetto dal 2001 da problemi respiratori, Ciccio Ingrassia morì al Policlinico Gemelli di Roma il 28 aprile 2003.

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