FRANCO FRANCHI, CLOWN DA STRADA O GENIALE MASCHERA DELLA COMMEDIA DELL’ARTE?

Muratore, banditore, imitatore, attore, cantante e infine presentatore. Quartogenito di diciotto figli, Francesco Benenato, noto poi come Franco Franchi, nacque a Palermo il 18 settembre del 1928 in una poverissima famiglia proletaria – al punto da non poter nemmeno completare le elementari poiché dovette iniziare a lavorare con il padre come muratore.

    I genitori, pochi anni, dopo dovettero emigrare in cerca di fortuna nel Settentrione; fu allora che il giovane Franchi scelse di restare a Palermo cercando di arrangiarsi come meglio poteva viste le sue risorse. Lavorò infatti come artigiano, realizzando icone sacre sui marciapiedi, poi come garzone in pasticceria e anche come facchino alla stazione – ma con il cinema (e l’arte) nel cuore.

    Franchi girava, infatti, per la città di Palermo come banditore, suonando la grancassa e aggiungendo elementi di comicità ilare alle sue esibizioni urbane. È questo il momento de Gli Striscianti, una banda musicale di strada fondata dal musicista napoletano Salvatore Polara, che nel 1945 propose a Franchi di aggregarvisi. Con Gli Striscianti Franchi ebbe modo di esibirsi in concerti musicali per le vie, le piazze e i ristoranti di tutta la Sicilia, nonché come animatore per matrimoni e battesimi – l’opportunità gli permise di imitare personaggi famosi grazie a una mimica irripetibile, e ad incarnare il suo primo personaggio: “Ciccio Ferraù”.

    Nel 1950 Franchi venne arrestato a seguito di alcuni piccoli furti per “sopravvivere”. Tanto bastò all’allora giovane comico per lasciare tutto e trasferirsi al Nord, dove lavorò come posteggiatore e svolse il servizio militare in quel di  Bologna. Di ritorno dalla Leva militare, Franchi conobbe Irene Gallina da cui ebbe due figli, Maria Letizia, il 31 luglio 1961, e Massimo, il 10 maggio 1965.

    Gli anni Cinquanta furono fondamentali nel destino artistico di Franco Franchi, è in questo periodo infatti che conobbe Francesco – detto Ciccio Ingrassia, con cui diede vita all’intramontabile duo comico Franco e Ciccio. Il primo incontro ha un che di fiabesco, Franchi infatti si esibiva nella “posteggia”, ovvero in uno spettacolo all’aperto in cui attirava l’attenzione con una grancassa, raccogliendo soldi con un cappello prima di esibirsi. Ingrassia, che conosceva già Franchi per fama, era un attore già noto ma incapace di mantenersi economicamente da solo.

    Nel 1954 la compagnia teatrale di Pasquale Pinto si spostò da Napoli a Palermo. Un attore, tale Nino Formicola, si ammalò e in sostituzione venne chiamato proprio Ingrassia il quale però, dal canto suo, era tornato a lavorare come tagliatore-modellista di calzature e inizialmente rifiutò, proponendo di contattare Franco. L’idea non piacque al capo-comico Giuseppe Pellegrino, specie perché si trattava di ingaggiare uno sconosciuto, in alternativa, propose, di ingaggiare sia Franchi che Ingrassia. E fu così che al Teatro Costa di Castelvetrano una semplice esibizione di Core ‘ngrato di cinque minuti, divenne lo sketch comico che portò alla ribalta Franco e Ciccio. Inizia così una lunga collaborazione che avrebbe dato vita a una coppia destinata al grande successo realizzando insieme 132 film, prevalentemente negli anni Sessanta e lavorando anche con registi del calibro di Vittorio De Sica, Mario Bava, Lucio Fulci, Pier Paolo Pasolini che li scritturò per l’episodio Che cosa sono le nuvole? nel film corale Capriccio all’italiana (1968), e i fratelli Taviani che con l’episodio La giara nel film Kaos (1984) firmarono l’ultima collaborazione del duo.

    In un unico caso, il duo lavorò assieme anche dietro la macchina da presa – seppur indirettamente – nel 1974 infatti, Ciccio Ingrassia firmò il suo esordio da regista con Paolo il freddo, e scelse proprio Franco Franchi come suo interprete, ritagliandosi però un piccolo ruolo a certificare come fosse, anche questo, un film di Franco e Ciccio.

    I film di Franco e Ciccio furono tutti sostanzialmente dei successi di pubblico, ma quasi sempre ignorati dalla critica. Nel 1964 i loro film incassarono circa 7 miliardi e 300 milioni (il 10% degli incassi dei film italiani in quell’anno così come nei successivi che, nei fatti, dopo venivano reinvestiti per produrre opere ben più onerose e dal profilo “autoriale”, in un sistema ciclico che ha dato rilevanza al cinema italiano nel mondo). Il sodalizio fra i due, tuttavia, non fu continuo e ci furono accesi contrasti che portarono a separazioni momentanee.

    Nei periodi di separazione Franco continuò a interpretare lo stesso personaggio in pellicole come Ultimo tango a Zagarol (1973) e Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore (1973) entrambi diretti da Nando Cicero. La carriera “da solista” di Franchi però, non era semplicemente di pura parodia, si occupò anche di satira politica come nel caso del dittico sul sergente Rompiglioni nei film Il sergente Rompiglioni (1973) di Giuliano Biagetti e Il sergente Rompiglioni diventa… caporale (1975) di Mariano Laurenti – per chiudere la sua carriera cinematografica con Tango Blu (1987) di Alberto Bevilacqua.

    Non si vive di solo cinema però, Franco Franchi fu anche un modesto cantante, tanto da prender parte al 18º Festival della Canzone Napoletana (1970), dove si aggiudicò il secondo posto con il brano O divorzio insieme a Angela Luce; alla stessa manifestazione propose anche A mossa, interpretata in abbinamento con Mirna Doris; entrambi i brani furono pubblicati su 45 giri. Pubblicò anche svariati LP, dai quali vennero estratti diversi pezzi di grande consenso popolare come Vulannu, vulannu, vulannu, L’ultimo dei belli, La gelosia, etc. Nel 1978 incise una canzone con Ilona Staller, dal titolo Cappuccetto Rosso, e la sigla del programma televisivo Buonasera con… di cui fu conduttore dal 16 maggio al 17 giugno 1978.

    I guai con la giustizia, però, continuarono anche dopo il successo – seppur in via indiretta; nel 1989 infatti, il giudice Giovanni Falcone gli inviò un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe portato al cosiddetto “maxiprocesso quater” con l’accusa di associazione mafiosa, sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Calderone, che affermava di avere incontrato qualche volta Franco Franchi a Catania in occasioni di feste in cui partecipavano i principali boss mafiosi dell’epoca.

    Franchi ammise di aver incontrato vari boss, ma solo in quanto invitato in alcune occasioni come personaggio famoso. L’aver conosciuto esponenti di famiglie rivali indicava una sua diretta estraneità, condizione che lo porterà al definitivo proscioglimento dalle accuse.

    E infine il tramonto. Nel luglio del 1992, a Napoli, durante le registrazioni del varietà di RAI 3 Avanspettacolo venne ricoverato in ospedale a causa di un attacco cardiaco dovuto a un’oramai cronica cirrosi epatica. Riesce a sopravvivere, ma è ormai fortemente debilitato, tanto da ritornare in scena su Avanspettacolo, giustificando la sua assenza con la frase: “Sono stato in paradiso ma non mi hanno voluto”.

    Morì il 9 dicembre 1992 a Roma nella clinica dove era ricoverato. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone. Riposa nel Cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo.

    Il mito di Franco e Ciccio e dei suoi meravigliosi interpreti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ha superato i confini del tempo; tanto che, nel 2004 – un anno dopo la morte di Ciccio Ingrassia – Daniele Ciprì e Franco Maresco – ebbero entrambi l’occasione di intervistare amichevolmente Franchi a Roma prima che morisse e, peraltro, l’attore rivelò ad entrambi l’ammirazione dettata dai loro lavori – dedicarono loro il documentario Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio (2004), un tributo a conferma di un cinema popolare accessibile, divertente, in grado ancor ‘oggi emozionare in modo genuino.

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