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  > Articles by: FRANCESCO FABIO PARRINO

Author Archive:

CINICO TV, CENSURA E SURREALISMO – CIPRI’ E MARESCO CHE VISSERO DUE VOLTE

7 Giugno 2023

Entrambi nativi di Palermo, i primi vagiti artistici di Daniele Ciprì (1962) e Franco Maresco (1958) del duo Ciprì e Maresco risalgono alla fine degli anni Ottanta con la trasmissione Interno notte (1989) ideata dagli stessi Ciprì e Maresco e da Umberto Cantone, in onda sull’emittente palermitana TVM – TeleVideoMarket. Dall’incontro nascerà il sodalizio che darà vita a Cinico TV (1992-1996). Una sperimentazione pionieristica di forte innovazione del linguaggio televisivo che nell’esasperare l’approccio giornalistico divenne inatteso precursore nei nostri tempi mediatici sullo sfondo di una Sicilia desolata e desolante, maschilista e arretrata, dipinta di un poetico e sgraziato bianco e nero.

    L’occhio registico di Ciprì e Maresco, giovane ma già dalla corposa visione, si permea di un orrore involontario ma puro nel dar vita a uno spettacolo osceno malinconicamente comico di emarginazione e sofferenza; incapacità di reagire e accettazione passiva della propria condizione. Uomini agli angoli più remoti della società siciliana semi-analfabeti, freaks deliranti, illogicamente (dis)umani, che contribuirono a dare a Cinico TV un fascino tutto suo, unico e originale, indelebile al mutare del tempo, così da incastonarlo tra le gemme audiovisive del suo tempo. Con Cinico TV Ciprì e Maresco si fecero notare. Approdarono prima nelle reti Fininvest col programma Isole comprese, poi in Rai con Blob e Fuori Orario. Cose (mai) viste, realizzando infine preziosi cortometraggi che trovarono il proprio apice produttivo-artistico nel proficuo 1992 di Variazioni in collaborazione con Amos Gitai, Il corridore della paura con Samuel Fuller e Martin a little con Martin Scorsese.

    Le atmosfere di Cinico TV furono fonte d’ispirazione anche per i primi passi cinematografici del duo palermitano. È del 1995 infatti quel Lo zio di Brooklyn la cui a-linearità intrisa di pernacchie, atti sessuali tra contadini e asine, nani mafiosi e una Palermo distopica e apocalittica, seppe consolidare l’immaginario registico di Ciprì e Maresco nel suo alone onirico dal sapore surreale. Tre anni dopo fu la volta de Totò che visse due volte, il capolavoro del duo dalle atmosfere grottesche non dissimili dal critico (e cinico) predecessore, nonché clamoroso caso mediatico. Per la Censura infatti Totò che visse due volte era un’opera che non poteva e non doveva arrivare nelle sale cinematografiche. L’accusa rivolta al racconto episodico di Ciprì e Maresco era di vilipendio alla religione e tentata truffa. Ma ciò su cui la Censura puntò il dito rappresentò in realtà il riflesso allegorico di una narrazione escatologica trasudante materialismo e un nichilismo ora nietzschiano nella misura della morte di Dio, ora dostoevskiano in relazione al male di vivere degli uomini soffocato violentemente dalle loro stesse azioni; o per dirla con le parole degli stessi Ciprì e Maresco.

“È il sentimento di chi si sente abbandonato. Di un’umanità affranta che sente la mancanza di Dio”.

    Dal processo il duo ne uscì indenne ma la Censura lo vietò ai minori di 18 anni. Un divieto irresistibile per Ciprì e Maresco che arrivarono a definirlo una vittoria:

“Ci avevano chiesto di alleggerire un paio di scene, soprattutto quella in cui appare la Madonna con le natiche nude. Ma noi, insieme all’avvocato Calvi e al produttore, abbiamo detto un secco no. Ci sembrava assurdo che un adulto, che so, Norberto Bobbio o il presidente Scalfaro, non potessero vedere interamente la nostra opera. Noi non siamo degli autori cinematografici come gli altri, siamo davvero fuori dall’industria. Noi facciamo quello che vogliamo e poi ne discutiamo. Del resto non abbiamo mai avuto problemi né quando lavoravamo con la Rai né quando abbiamo fatto questo film”.

    Gli anni Novanta di Ciprì e Maresco si chiusero con Intervista a Mario Monicelli (1998), F. (1999) in collaborazione con Peter Bogdanovich, il documentario semi-biografico Enzo, domani a Palermo! (1999) sulle vicende giudiziarie dell’operatore cinematografico Enzo Castagna, nonché una doppia ode d’amore al jazz di Duke Ellington e alle sue sonorità tra Noi e il Duca – Quando Duke Ellington suonò a Palermo e Steve Plays Duke (1999) con protagonista il sassofonista Steve Lacy.

    Gli ultimi lavori del duo risalgono ai primi anni Duemila con il surreale e sognante mockumentary meta-cinematografico dal titolo Il ritorno di Cagliostro (2003) ma soprattutto con il toccante omaggio a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia del duo comico Franco e Ciccio dal titolo Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio (2004). Mescolando materiale di repertorio degli archivi Rai a sketch comici e siparietti alla maniera di Cinico TV, con Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio Ciprì e Maresco unirono a uno stile documentaristico rodato, gag dalle venature nostalgiche avvalendosi perfino della partecipazione di personalità come Tatti Sanguineti, Pippo Baudo, Lino Banfi, Lando Buzzanca e Bernardo Bertolucci.

    Un ultimo sussulto degnamente celebrato nella Menzione speciale al premio Pasinetti alla 61° Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che scrisse la parola fine a un sodalizio artistico ventennale artisticamente impareggiabile capace di cambiare per sempre – e come nessun altro – la percezione del cinema siciliano in Italia e nel mondo. Di lì in avanti Ciprì e Maresco sono tornati ad essere Daniele Ciprì e Franco Maresco. Non più quindi un’unica, inseparabile, entità registica, ma due voci autoriali indipendenti e non più compenetranti che tra È stato il figlio e La buca (Ciprì), e Belluscone – Una storia siciliana e La mafia non è più quella di una volta (Maresco) continuano a viaggiare come due rette parallele nell’involontario orrore sociale tra fiction e realtà.

GALLERIA FOTO

 

SICILIANI NEL CINEMA

FRANCESCO SCIANNA. DA BAARÌA IN AVANTI

25 Settembre 2022

Nato a Palermo il 25 marzo 1982, Francesco Scianna muove i suoi primi passi recitativi a teatro, da adolescente, al tempo del Liceo Scientifico G. Galilei. La sua prima volta fu a quindici anni, nel 1997, in un recital di poesie di Salvatore Quasimodo di cui Scianna dipinse un ricordo esilarante in un’intervista del 2018 al magazine “Grazia”:

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FABIO GRASSADONIA E ANTONIO PIAZZA: IL NUOVO CORSO DELLA REGIA SICILIANA

23 Luglio 2022
Fabio Grassadonia (Palermo, 8 giugno 1968) e Antonio Piazza (Palermo, 24 febbraio 1970) Si conoscono durante gli anni di studi alla Scuola Holden di Torino all’inizio degli anni novanta e da allora lavorano insieme.

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MARIA GRAZIA CUCINOTTA. MISS ITALIA, IL POSTINO, IL MONDO NON BASTA E LA SICILIANITÀ

14 Maggio 2022

Nata a Messina il 27 luglio 1968, la carriera da attrice di Maria Grazia Cucinotta nasce quasi per caso. Eppure, ironia della sorta, il cinema e la passione per il cinema sono sempre stati nel suo destino. Trasferitasi a Milano dopo il diploma in analisi contabili, la Cucinotta muove i primi passi nel mondo della moda finché, nel 1987, partecipa al concorso di Miss Italia presentandosi come Miss Cinema Sicilia (per l’appunto! ndr). Non vincerà quell’edizione. L’ambita corona andrà a Michela Rocco di Torrepadula. Ma sarà la vincitrice morale.

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SALVATORE CASCIO. DA PALAZZO ADRIANO, CON NUOVO CINEMA PARADISO NEL CUORE

5 Febbraio 2022

Nato a Palazzo Adriano l’8 novembre 1979, a soli 8 anni Salvatore Cascio vinse una selezione durissima diventando volto e corpo scenico del Salvatore “Totò” Di Vita di Nuovo Cinema Paradiso (1989) di Giuseppe Tornatore. Da totale neofita Cascio dimostrò cuore, passione, e una mimica dolce ed intensa che lo fece entrare nel cuore di critica e pubblico, cinefili e non. Di sicuro non passò inosservato Cascio, tanto da arrivare a vincere il BAFTA 1991 per il Miglior attore non protagonista. Ciliegina su una sorta di un’annata magica per Nuovo Cinema Paradiso che dopo il Grand Prix du Jury a Cannes 1989 e il trionfo statunitense tra Oscar e Golden Globe del 1990, spadroneggiò ai BAFTA con 11 nomination e 5 vittorie (tra cui Miglior film straniero, Miglior attore protagonista, e Miglior colonna sonora).

Per Cascio inizia così un periodo parecchio fruttuoso in termini artistici (specie considerando la giovane età). Sono questi gli anni di Diceria dell’untore (1990) di Beppe Cino, C’era un castello con 40 cani (1990) di Duccio Tessari, Stanno tutti bene (1990) dove torna ad essere diretto da Tornatore, Il ricatto 2 (1990) di Vittorio De Sisti, Il mio papa è il Papa (1991) di Peter Richardson, Jackpot (1992) di Mario Orfini, Festival (1996) di Pupi Avati. Nel mezzo, L’orso, un 45 giri inciso con Fabrizio Frizzi nel 1992. Dopo circa tre anni, nel 1999, torna al cinema con Il morso del serpente, di Luigi Parisi e Enzo, domani a Palermo!, di Ciprì e Maresco.

Da quel momento in poi – eccetto che per il film televisivo Padre Speranza (2005) di Ruggero Deodato – Cascio si è indirettamente ritirato dal mondo del cinema. Le sue uniche partecipazioni, fino ad adesso, corrispondono a Protagonisti per sempre (2014) di Mimmo Verdesca e A occhi aperti (2021) di Mauro Mancini dove racconta di sé stesso tra passato e presente. Nel chiarire le ragioni dietro alla “sparizione” di Cascio dal cinema che conta ci viene incontro proprio l’autobiografia scritta dallo stesso Cascio assieme al giornalista Giorgio De Martino per Baldini + Castoldi editore: La gloria e la prova (2022).

Tra le pagine dell’opera letteraria Cascio racconta di sé attraverso preziosi aneddoti di cinema e di vita in un resoconto cronologico nella forma della lettera-confessione, e non solo. È l’occasione soprattutto per parlare apertamente della retinite pigmentosa. Patologia critica che colpì Cascio da giovanissimo costringendolo a fare i conti, sin da subito, con l’amara fatalità del destino. Nonostante tutto però Cascio vede il cinema come un gioco per adulti:

“A quell’età i soldi e la fama possono creare delle situazioni sbagliate. Di quelle in cui si perde il gusto della vita, del gioco, della novità, dell’essere creativo e spontaneo. Io sono stato fortunato, ero sotto la guida di Peppuccio (Tornatore ndr) e mi ha aiutato.”

Deve tutto a Tornatore. Amicizia, sincerità, riconoscenza. Più che un regista una figura paterna:

“Ho fatto una decina di film e ho lavorato con diversi registi, ma Tornatore è Tornatore. È andato a prendere un bambino di otto anni che giocava per strada con i suoi amici a Palazzo Adriano per affidargli un ruolo fondamentale. Ha creduto in me e nel mio talento”.

Oggi è un uomo rinato Cascio, felice, e dall’equilibrio interiore ben saldo:

“È un punto di (ri)partenza per tante cose. La libertà di non avere più paura. Oggi guardo alla retinite pigmentosa come un valore aggiunto e lo dico con forza. Ho ripreso davvero in mano la mia vita. E voglio dire una cosa: nella mia sfortuna sono stato fortunato”.

ISABELLA RAGONESE. LA PALERMITANA DI CUI IL CINEMA ITALIANO NON PUÒ PRIVARSI

5 Dicembre 2021

Nata a Palermo il 19 maggio 1981 e palermitana fino all’osso. A guardarla bene, però, Isabella Ragonese non sembra la tipica bellezza mediterranea, anzi:

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TIZIANA LODATO. LA CATANESE NEI SOGNI DI TORNATORE

28 Novembre 2021

Nata a Catania il 10 novembre 1976, per Tiziana Lodato il cinema, il teatro, e più in generale il mondo dello spettacolo, hanno sempre avuto un certo fascino. Durante il periodo della scuola media infatti si presenta alle selezioni di un coro di voci bianche poi esibitosi al Teatro Massimo Bellini di Catania. Quella selezione le cambiò la vita.

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FRANCO MARESCO: CINICO TV, LO ZIO DI BROOKLYN, BELLUSCONE. UN TALENTO DI PURO ISTRIONISMO

24 Ottobre 2021
Autore televisivo, regista cinematografico, sceneggiatore, documentarista eccezionale. Nato a Palermo il 15 maggio 1958, la prima vita artistica dell’istrionico Franco Maresco ha inizio grazie ad Interno notte (1989). Trasmissione televisiva in onda su TVM – TeleVideoMarket ideata dallo stesso Maresco, Umberto Cantone e Daniele Ciprì. Dall’incontro nascerà il quasi omonimo sodalizio Ciprì e Maresco che darà vita a Cinico TV (1992-1996). Una sperimentazione pionieristica di forte innovazione del linguaggio televisivo che nell’esasperare l’approccio giornalistico divenne inatteso precursore nei nostri tempi mediatici sullo sfondo di una Sicilia desolata e desolante, maschilista e arretrata, dipinta di un poetico e sgraziato bianco e nero.

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DANIELE CIPRÌ: CINICO TV, LO ZIO DI BROOKLYN, È STATO IL FIGLIO. UNA VITA INTERA PER IL CINEMA

10 Ottobre 2021
Autore televisivo, regista cinematografico, sceneggiatore, direttore della fotografia. Nato a Palermo il 17 agosto 1962, la prima vita artistica del poliedrico Daniele Ciprì ha inizio grazie ad Interno notte (1989). Trasmissione televisiva in onda su TVM – TeleVideoMarket ideata dallo stesso Ciprì, Umberto Cantone e Franco Maresco.

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ROBERTO ANDÒ. UN INESTIMABILE TALENTO POLIEDRICO

20 Luglio 2021

Nato a Palermo l’11 gennaio 1959, Roberto Andò deve molte delle sue fortune artistiche al suo mentore. Quel Leonardo Sciascia che lo crebbe sotto la sua ala protettiva, spingendolo a scrivere ed introducendolo giovanissimo nel mondo delle collaborazioni giornalistiche. A nemmeno 24 anni il talento di Andò era evidente.

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