ISABELLA RAGONESE. LA PALERMITANA DI CUI IL CINEMA ITALIANO NON PUÒ PRIVARSI

Nata a Palermo il 19 maggio 1981 e palermitana fino all’osso. A guardarla bene, però, Isabella Ragonese non sembra la tipica bellezza mediterranea, anzi:

“Non avere le caratteristiche somatiche tipiche invece mi lascia libera di portare questa mia palermitanità ovunque. Anche essere rimasta a Palermo fino ai 26 anni mi ha formata. E di quegli anni mi piace raccontare la possibilità di vedere e incontrare Pina Bausch, Bob Wilson, Carlo Cecchi, gli spettacoli di Palermo di Scena”.

Perché per la Ragonese, che a Palermo è cresciuta, e vi ha perfino mosso i primi passi artistici, è tutt’altro che una città priva di vita:

“Io sono cresciuta in un periodo in cui Palermo era una vetrina mondiale: c’era il Festival sul Novecento, c’erano i Cantieri della Zisa, apriva lo Spasimo, un posto incantevole dove porto sempre i miei ospiti, riapriva il Teatro Massimo. Sono cresciuta respirando questo clima di cultura, senza il quale non avrei scelto di fare l’attrice. Sembra retorica ma qui si avverte la creatività, l’energia. È una città che mostra sempre una calma apparente ma sotto c’è un grande fermento.”

A soli diciassette anni infatti – nel 1998 – la Ragonese vince il primo premio del concorso nazionale INDA (Istituto Nazionale Dramma Antico) con un saggio breve su Ecuba, moglie di Priamo, e celebre eroina dell’omonima tragedia euripidea del 424 a.C.. Due anni dopo consegue un diploma di recitazione presso la Scuola Teatès di Palermo diretta da Michele Perriera. È il teatro infatti, il primo amore artistico. Poco più che ventenne la Ragonese mette in scena Le città invisibili (2001) di Italo Calvino. Esperienza, quella della regia teatrale, che nella carriera della Ragonese andrà a ripetersi ancora con Che male vi fo e Bestino (2004), Mamùr (2007), Lady Grey (2011) di Will Eno, e Spiagge (2020).

Nel 2006 esordisce nel cinema che conta con Nuovomondo del siciliano d’adozione Emanuele Crialese. Il ruolo è piccolo, ma le dà rodaggio e la possibilità di dividere la scena con attori del calibro di Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato e Vincent “Bruculinu” Schiavelli. Il ruolo della svolta arriva però due anni dopo. Nel 2008 è la volta – oltre che de Il cosmo sul comò del celebre trio Aldo, Giovanni, e Giacomo – de Tutta la vita davanti di Paolo Virzì. Feroce dramedy sul precariato e sul parallelo mondo dei call center, dove la Ragonese è il volto di Marta; protagonista assoluta e coscienza del racconto. Presenza scenica di rilievo per cui lo stesso Virzì – già al tempo del casting – cambiò la sceneggiatura perché sapeva di non poterne più fare a meno:

“Virzì mi ha fatto cinque provini. Io sono andata lì convinta di non avere speranze e forse questa mia tranquillità lo ha convinto. Poi ha confessato che mi aveva già scelta dopo il secondo provino ma ha voluto insistere. Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: Ragonese, non possiamo fare più a meno di te. A quel punto il copione è stato cambiato. Perché la protagonista doveva essere toscana e invece è diventata una siciliana”.

Il ruolo le varrà una candidatura ai Nastri d’argento 2008 come Migliore attrice protagonista e l’ingresso nel cinema che conta. Nel 2009 infatti la Ragonese prende parte a ben quattro opere cinematografiche: Viola di mare di Donatella Maiorca, Due vite per caso di Alessandro Aronadio, Dieci inverni, il delicato esordio di Valerio Mieli, e Oggi sposi di Luca Lucini. L’anno successivo, il 2010, è l’anno de La nostra vita di Daniele Luchetti con cui otterrà la prima nomination ai David di Donatello e la seconda (stavolta con vittoria) ai Nastri d’argento come Migliore attrice protagonista. Seguiranno Un altro mondo di Silvio Muccino, e Il primo incarico di Giorgia Cecere. Nel 2011 è la volta del film campione d’incassi Il giorno in più di Massimo Venier, dove divide la scena con Fabio Volo, ma non solo. Al picco della popolarità e della crescita artistica prende parte al videoclip Il meglio deve ancora venire, dell’omonimo brano di Ligabue ed esordisce sul piccolo schermo nell’episodio L’età del dubbio della fiction RAI Il commissario Montalbano (1999 – in onda). Medium di cui la Ragonese, a dire il vero, non sembra essere particolarmente entusiasta. In un’intervista su Sette del giugno 2010, la Ragonese ebbe a dire come:

“Da spettatrice le fiction mi annoiano. Perché ogni dieci minuti c’è qualcuno che fa il riassunto di quel che è successo. È anticinematografico. Da attrice, invece, non credo che riuscirei a fare un buon lavoro con quei tempi forsennati di recitazione”.

Della Ragonese tra piccolo e grande schermo se ne riprenderà a parlare non prima del 2014 con La sedia della felicità di Carlo Mazzacurati, e Il giovane favoloso di Mario Martone. Prima di allora la brillante interprete palermitana è tutta per il suo primo amore artistico. Da gennaio a maggio 2012 ha recitato ne La commedia di Orlando, tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf del 1928, e nel 2013 è in scena con Taking Care of Baby al Teatro Eliseo di Roma.

Dal 2015 in poi torna a essere attiva e presente come nei primi anni di carriera. È infatti l’anno di Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, Una storia sbagliata di Gianluca Maria Tavarelli, In un posto bellissimo di Giorgia Cecere, e Dobbiamo parlare di Sergio Rubini. Dal 2016 è nel cast di Rocco Schiavone in cui interpreta la moglie del vicequestore Marina. Nello stesso anno prende parte a Sole cuore amore di Daniele Vicari che le vale la seconda nomination ai David di Donatello come miglior attrice protagonista. L’anno successivo prende parte a Questione di karma (2017) di Edoardo Falcone e a Il padre d’Italia (2017) di Fabio Mollo in cui fa coppia scenica con Luca Marinelli e porta a casa il Globo d’oro come Miglior attrice e la terza – e attualmente ultima – nomination ai Nastri d’argento come Miglior attrice protagonista.

Nel 2019 è tra i protagonisti del delicato Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipanì. Il 2020 è invece un importante anno televisivo per la Ragonese. Prende parte alla miniserie La guerra è finita di Michele Soavi, e al film per la televisione Tutto il giorno davanti di Luciano Manuzzi, liberamente ispirato ad Agnese Ciulla; assessore alle attività sociali del Comune di Palermo che dal 2014 al 2017 ha preso in carico, come tutore legale, oltre 900 minori stranieri non accompagnati sbarcati nel capoluogo isolano. Nel 2021 figura nel cast di Lei mi parla ancora, produzione Sky Original firmata Pupi Avati, nel film di Netflix Yara di Marco Tullio Giordana – sull’omicidio di Yara Gambirasio, e nel film Raiplay Il giorno e la notte di Daniele Vicari.

Della sua carriera in continua ascesa, finalmente approdata alle produzioni originali dei grossi network over-the-top, la Ragonese ebbe a dire anni fa come:

“Se non avessi combinato niente come attrice, non mi sarei incaponita e avrei cambiato mestiere. Invece ho fatto talmente tante cose che i miei 30 anni mi sembrano 50. Come se avessi vissuto tante vite, più di così non li potevo sfruttare”.

Ma nonostante tutto, come molti dei suoi colleghi in giro per l’Italia e nel mondo, anche per la Ragonese la città di Palermo è bellissima ma in un rapporto di continuo odi et amo:

“È una città che fa venire voglia di scoprirla. È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi. E allora quando sono lontana mi manca l’emozione dello Spasimo, i mercati, l’Orto botanico, dove ogni tanto andavo a studiare, via Archirafi, e poi i luoghi della mia infanzia: via Pipitone Federico, dove abitava mia nonna, e quindi la chiesa San Michele e il bar omonimo, dove andavamo a comprare i pasticcini”.

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