DOBBIAMO PARLARE (2015), IL GROVIGLIO NON-DETTO E DUE COPPIE D’AMICI TOTALMENTE OPPOSTE

Dobbiamo parlare – di Sergio Rubini – Sceneggiatura di Sergio Rubini, Diego De Silva e Carla Cavalluzzi

Il film è stato spesso paragonato a Carnage, e in effetti anche qui abbiamo in scena due coppie che si confrontano, sebbene nel film di Rubini lo fanno su temi molto più intimisti e legati alla realtà italiana di quanto accada in quello di Polanski.

    Però c’è un altro elemento importante che rende particolare Dobbiamo parlare. Mentre Carnage si avvale della regia di un grandissimo del cinema mondiale, Dobbiamo parlare ha una regia tutto sommato elementare, non particolarmente elaborata. Questo particolare nel film italiano fa emergere in modo straordinario la sceneggiatura, laddove in quello francese il testo di Yasmine Reza, altra star internazionale, viene in parte penalizzato.

    D’altra parte Dobbiamo parlare ha avuto un percorso molto interessante. È stato provato a teatro per quasi 20 giorni prima di essere girato e, mentre ancora nei cinema veniva proiettata la versione cinematografica, ha cominciato a girare i teatri, con lo stesso cast e ancora la regia di Rubini.

    In effetti è proprio la teatralità a spiccare, nella sceneggiatura. Una teatralità dovuta non solo al cast ridotto (nimento e la visione) e all’ambiente unico, quanto soprattutto ai tempi della narrazione.

    Da questo punto di vista, la sceneggiatura è una macchina perfetta, costruita in crescendo, con un avanzamento fatto di continui palleggi che di volta in volta dividono i protagonisti in squadre che si affrontano in modo molto duro. Per prima va sotto la coppia formata da Bentivoglio Calzone, poi quella Rubini Ragonese, poi incroci fra le varie coppie. La tempesta scorre a ondate, battendo uno alla volta e a turno tutti e quattro i protagonisti.

    Non si può parlare esattamente di colpi di scena, in questa sceneggiatura, ma nonostante questo i tempi utilizzati, perfetti, tengono tutto in piedi. La struttura, direi, prevale sulla storia ma con questo la rende ancora più forte.
È lo stesso Rubini a ricordare come l’abbinamento cinema teatro abbia caratterizzato il suo percorso professionale fin dall’inizio, quando ha portato prima a teatro e poi a cinema La stazione, di Umberto Marino, anche se, ma vado a memoria, il cast nella trasposizione cinematografica si allargò notevolmente.

    Anche nel caso di Dobbiamo parlare, come abbiamo detto, la sceneggiatura è firmata da tre autori. E la presenza di Diego De Silva direi che è fondamentale a sfumare alcune delle ombrosità tipiche di Rubini. De Silva porta la leggerezza dei suoi romanzi, leggerezza che non gli ha mai impedito di dare alle sue opere profondità e potenza, e fondendosi con la conoscenza dei tempi teatrali di Rubini partorisce uno dei migliori film italiani di questi anni. A mio avviso superiore perfino al tanto celebrato Perfetti sconosciuti. Ma questa è un’altra storia.

ANTONIO TURI

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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