Lo studente di Praga è il primo importante film del cinema tedesco che, con quest’opera, apre uno dei suoi primi squarci nel fantastico. Sceneggiato dal tenebroso e bizzarro Hanns Heinz Ewers (che anni dopo aderirà con fervore al nazismo) e da Paul Wegener, la vicenda trae spunto dal racconto William Wilson di Edgar Allan Poe, dal tema dello sdoppiamento caro a Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (la cui tematica del “doppio” sarà di somma importanza per il fantastico tedesco), dal Faust di Goethe e dalla vicenda stevensoniana de Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1988.
ll film La polvere delle galassie (1976) – il titolo originale è Im Staub der Sterne, inedito in Italia fino alla recente riedizione sottotitolata in italiano a cura della No Shame Films – appartiene alla storia piuttosto breve, della fantascienza cinematografica della Germania dell’Est, comprendente sette film realizzati nell’arco di un quarto di secolo. Eppure questi film non furono altro che la proverbiale punta di un iceberg della fantascienza, che non comprendeva solo la letteratura ma che coinvolgeva anche il ruolo di questo genere in rapporto alla cultura, alla società e alla politica di tutta l’ex Germania dell’Est.
La notte brava è un film di Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo racconto di Pier Paolo Pasolini che di questo film del 1959 curò soggetto e sceneggiatura. Tre giovani borgatari, dopo una serie di peripezie, incontrano tre ragazzi borghesi che, sia pure per poche ore, fanno respirare ai primi il bel mondo. Sullo sfondo una Roma pronta a subire il miracolo economico.
La contrapposizione tra immaginazione e realtà è il filo conduttore de Il conformista (1970) (prima italiana: 29 gennaio 1971, Milano), di Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. Marcello Clerici (Jean Louis Trintignant) è un mite professore di filosofia, allineato con il regime fascista e stimato in ambito accademico.
Durante la lunga fase aurorale della nouvelle vague italiana, sugli schermi nazionali apparve Accattone (prima proiezione pubblica 22 novembre 1961), fulminante esordio di un regista subito definito “anomalo”, Pier Paolo Pasolini, proveniente dai territori della letteratura che – privo di qualsiasi nozione linguistica cinematografica – riuscì a trasfondere in questa prima opera filmica componenti letterarie, pittoriche e musicali (fin dalle origini grandi muse ispiratrici della “settima arte”) in un equilibrio che fece gridare al miracolo.
Nel 1977 Ettore Scola diresse quella che molti ritengono essere la sua opera migliore: Una giornata particolare, film ambientato nel 1938, che celebra l’incontro tra un uomo emarginato, ad un passo dal suicidio ed donna sola, poco stimata dal marito. Lui è Gabriele (Marcello Mastroianni), appena radiato dal lavoro perché omosessuale. Lei è Antonietta (Sophia Loren), una depressa madre di sei figli, con il settimo che – per volontà del capofamiglia – deve a tutti i costi arrivare.
Non sono molte le produzioni giallo-thriller anni ‘80 che hanno lasciato un segno all’interno della cinematografia italiana “di genere”, avendo ormai esaurito gran parte delle idee nel decennio precedente. Malgrado quello televisivo si fosse ormai imposto come il medium privilegiato per gli spettatori che sempre più passavano le serate in casa e sempre meno frequentavano le sale, qualcosa di interessante continuava a realizzarsi, seppur nell’ottica di una tendenza che dalla seconda metà degli anni ‘80 appariva consolidato.
Mentre Marianne (Bibi Andersson) è sola in casa, poiché Henri (Frédéric de Pasquale), suo marito, è andato a caccia e la donna si servizio è assente, suonano alla porta di casa: c’è un giovane con un pacco da consegnare. Entrato nell’appartamento, l’uomo – occhiali scuri e pistola col silenziatore – immobilizza rapidamente Marianne, le lega braccia e gambe e la obbliga a sedersi sul divano.