RAPITO (2023), REGIA DI MARCO BELLOCCHIO

Il tracollo del potere temporale della Chiesa, del dispotismo del Papa Re. Prevalentemente ambientato in una Bologna ricostruita a Roccabianca (PR), buia, notturna, inquietante, dominata e terrorizzata dal Santo Uffizio, alla fine finalmente ribelle (1859). Dal 1858 al 1870 (20 settembre, storica breccia di Porta Pia), l’incredibile vicenda del piccolo Edgardo Mortara, sottratto ai genitori ebrei all’età di sette anni perché furtivamente battezzato da una serva cattolica e quindi secondo i coercitivi, dogmatici e inappellabili “diritti” sanciti dal Diritto canonico, appartenente ormai alla Chiesa cattolica, il cui potere d’indottrinamento (fin quando si è veramente liberi di scegliere?) sconvolgerà la vita del piccolo Edgardo (convertendolo definitivamente al credo cristiano) e dell’intero nucleo familiare.

Magistralmente interpretato da un affiatato team attoriale, girato in parte a Sabbioneta (MN) e con alcune sequenze a piazza Maggiore (BO), impeccabile nei costumi, nella meticolosa ricostruzione ambientale e nelle tenebrose atmosfere del tempo, liberamente ispirato al libro di Daniele Scalise Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal Papa (1966), Rapito (2023) ultimo film impeccabilmente diretto da un Marco Bellocchio in stato di grazia – ghermisce la categoria del capolavoro, per quanto colpevolmente e scandalosamente ignorato all’ultimo festival Cannes (dove era candidato alla Palma d’Oro), che aggiunge al panorama non esaltante dell’attuale produzione cinematografica (non solo nazionale) e alla coerente filmografia del regista piacentino, uno dei film più indimenticabili degli ultimi decenni.

Ma veramente, al di là dell’inaccettabile azione criminale della Chiesa cattolica, in conclusione, la domanda di fondo resta: davvero Edgardo Mortara sarebbe stato libero di scegliere la propria fede (fede, come tutte le credenze religiose, dominata dal dogma) se fosse rimasto legato al proprio nucleo familiare originario? Non avrebbe subito lo stesso fanatico e dogmatico condizionamento psicologico, solo apparentemente meno coercitivo, perché “naturalmente” ereditario?

E qui prepotentemente entra in gioco la vexata questio della libera scelta degli esseri umani, scelta che Edgardo alla fine crede di aver compiuto in piena libertà, tanto diventa “consustanziale” l’abbraccio mortale con un Pontefice (Pio IX, ultimo Papa-Re) che affanna e che consola, che tiranneggia, opprime, e infine perdona! Ed è qui, nell’accettazione della presenza del divino, che l’esaltazione dell’autosufficienza dell’umanità, la speranza di una possibile redenzione affidata agli esseri umani nella storia, viene negata, distruggendo la speranza in un “mondo nuovo”, realizzato nell’opzione antireligiosa. Un “Regno” laico, libero dai mali che da sempre affliggono una umanità oppressa dall’ingiustizia e fondata sulla disuguaglianza. Notevole la drammatica colonna sonora di Capogrosso. Assolutamente da non perdere.

Data di uscita: 25 maggio 2023
Genere: Drammatico, Storico
Anno: 2023
Regia: Marco Bellocchio
Interpreti: Enea Sala, Leonardo Maltese, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Samuele Teneggi, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Andrea Gherpelli, Walter Lippa, Alessandro Bandini, Leonardo Bianconi, Daniele Aldovrandi, Corrado Invernizzi, Michele De Paola, Fabrizio Contri, Giustiniano Alpi, Orfeo Orlando, Federica Fracassi, Giulia Quadrelli, Flavia Baiku, Tonino Tosto, Renato Sarti, Christian Mudu, Riccardo Bandiera
Paese: Italia;  Durata: 125 min; Distribuzione: 01 Distribution; Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Susanna Nicchiarelli; Fotografia: Francesco Di Giacomo; Montaggio: Francesca Calvelli, Stefano Mariotti; Musiche: Fabio Massimo Capogrosso; Produzione: IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema