ROBERTO ANDÒ. UN INESTIMABILE TALENTO POLIEDRICO

Nato a Palermo l’11 gennaio 1959, Roberto Andò deve molte delle sue fortune artistiche al suo mentore. Quel Leonardo Sciascia che lo crebbe sotto la sua ala protettiva, spingendolo a scrivere ed introducendolo giovanissimo nel mondo delle collaborazioni giornalistiche. A nemmeno 24 anni il talento di Andò era evidente.

    Entrò nel mondo del cinema facendo la cosiddetta gavetta su set eccellenti come E la nave va (1983) di Federico Fellini, Il siciliano (1987) di Michael Cimino, Il Padrino – Parte III (1990) di Francis Ford Coppola e stringendo un sodalizio artistico con Francesco Rosi – suo Maestro – che Andò saprà degnamente celebrare nel documentario Il cineasta e il labirinto (2002).

    I suoi esordi però, nonostante la solida esperienza sui set cinematografici, sono di stampo teatrale. Nel 1986 infatti, dirige La Foresta – radice labirinto. Soggetto inedito di Italo Calvino affidatogli da lui in persona, rappresentante una favola filosofica messa in scena con i bozzetti di Renato Guttuso. Successivamente è la volta di Dialoghi (1989) di Jean Genet e Tahar Ben Jelloun nonché il primo soggetto suo, originale, dal titolo La sabbia del sonno (1990). Contemporaneamente Andò si dedica alla regia di opere liriche esordendo nel 1991 con Esequie della luna, di Francesco Pennisi. Il 1994 è l’anno del documentario Memory-Loss dedicato al drammaturgo Robert Wilson nonché dell’ennesima regia teatrale che corrisponde al nome di Frammenti sull’Apocalisse. L’anno successivo, nel 1995, Andò presenta alla Mostra del Cinema di Venezia la sua prima opera cinematografica: Diario senza date. Opera ambientata a Palermo con protagonista Bruno Ganz la cui narrazione è la perfetta amalgama di saggio, documentario e finzione.

    L’opera colpisce Giuseppe Tornatore che, nelle vesti di produttore, propone ad Andò di dirigere quello che si rivelerà il suo effettivo esordio registico: Il manoscritto del principe (1999). Pellicola con protagonisti Michel Bouquet, Jeanne Moreau, Leopoldo Trieste, Paolo Briguglia e Giorgio Lupano incentrato sugli ultimi 4 anni di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel periodo in cui scriveva Il Gattopardo. Apprezzato da critica e pubblico, vinse il Nastro d’Argento alla Miglior produzione; Andò, dal canto suo, ricevette il Premio Sergio Leone per la regia e la nomination ai David Di Donatello 2000.

    L’attività cinematografica inizia così a crescere, di pari passo, coesistendo con le regie teatrali e di opere liriche. Accanto ad adattamenti teatrali di Harold Pinter come La stanza e Anniversario (2001) e Vecchi tempi (2003) – per cui, in quest’ultimo caso, fu il primo adattamento dopo decadi – e opere liriche come Norma (2001) di Vincenzo Bellini, il mozartiano Il flauto magico (2001), Tancredi (2002) di Gioacchino Rossini, Der Kaiser von Atlantis (2002) di Viktor Ullmann, Kindertotenlieder (2002) di Gustav Mahler, Il sopravvissuto di Varsavia (2002) di Arnold Schonberg e L’olandese volante (2004) di Richard Wagner, Andò firma la sua seconda regia cinematografica con Sotto falso nome (2004). Un noir sul tema della scrittura interpretato da Daniel Auteuil, Anna Mouglalis e Greta Scacchi, presentato come film di chiusura a Cannes alla Semaine de la Critique. Due anni dopo è la volta di Viaggio segreto presentato al Festival Internazionale del film di Roma con protagonisti Alessio Boni, Valeria Solarino, Claudia Gerini, Marco Baliani ed Emir Kusturica. Parallelamente dirige Le storie del signor Keuner (2006) di Bertold Brecht e Sette storie per lasciare il mondo (2006) di Marco Betta.

    Inizia così un periodo quasi decennale di pausa cinematografica in cui Andò vedrà temporaneamente lasciare la settima arte in favore del totale esaurimento della produzione teatrale e lirica. Un decennio caratterizzato da Natura morta per i diritti umani (2007), Oedipus Rex (2007), Cavalleria rusticana (2007), L’Enfant et les sortilèges (2008), Il castello di Barbablù (2008), La notte delle lucciole (2008) – quest’ultima proprio di Leonardo SciasciaDie Winterreise (2009), Il Dio della carneficina (2009), Shylock (2009) e The Country (2012).

    Il ritorno al cinema è datato 2013 con Viva la libertà. Un’interessante critica a sfondo politico che dà il via a un mini-sodalizio con Toni Servillo sviluppatosi sino al successivo Le confessioni (2016). Nel 2018 vede Andò dirigere il lungometraggio Una storia senza nome – che gli vale il Premio Flaiano 2019 – nonché la regia teatrale Conversazione su Tiresia, tratta quest’ultima da uno scritto di Andrea Camilleri. L’esplosione della situazione sanitaria figlia della pandemia globale da COVID-19 lo vede tornare sui suoi passi teatrali dirigendo, per la stagione 2020-2021, Piazza degli Eroi di Thomas Bernhard.

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