FRANCO ENNA. IL “SIMENON ITALIANO”, DIMENTICATO DAL CINEMA E DALLA SUA SICILIA

Nel filone del “giallo d’arte” (ne ha scritti più di cento), che gli ha procurato l’epiteto di “Simenon italiano” dopo aver creato la figura del commissario Federico Sartori, s’innesta l’eclettica figura dello scrittore-poeta-drammaturgo-giornalista di Franco Enna, al secolo Franco Cannarozzo (Enna 1921 – allora denominata Castrogiovanni – Lugano 1990).

    Romanziere siciliano di vastissimi ed eterogenei interessi culturali, precursore acclarato del “giallo di provincia” anticipatore quindi di Sciascia e Camilleri (uno dei suoi grandi estimatori), che nelle provincie siciliane hanno ambientato le loro intricatissime vicende gialle. Per quanto raramente accostato dal cinema, dalla copiosissima produzione letteraria di Enna, la settima arte ha comunque attinto alla sua opera con i soggetti dello sceneggiato fantasy Ritorno dall’abisso (RAI, 1963) di Mario Lanfranchi e L’ultima chance (1963) del regista-sceneggiatore e montatore fiorentino Maurizio Lucidi (alias Brigh Maurice) dal romanzo Asfalto. L’ultima chance – “un film d’azione dai risvolti gialli”, è anch’esso parzialmente distribuito nonostante l’interpretazione della diva Ursula Andress (allora considerata prorompente sexy symbol, della quale viene sfruttato il notevole appeal) e dei conosciutissimi Eli Wallach, Massimo Girotti, Fabio Testi e Barbara Bach – vanta un plot piuttosto avvincente ma tutto sommato abbastanza convenzionale (a seguito d’un sanguinoso colpo ad una gioielleria moriranno molte persone, rimarrà un solo superstite braccato dalla polizia…), appesantito dallo scarso scavo psicologico dei personaggi.

    L’anno dopo va in sala il giallo-rosa Cadavere per signora (1964) diretto da Mario Mattoli, di cui Enna scriverà il soggetto. Successivamente realizzerà soggetto e sceneggiatura per il lungometraggio spionistico co-prodotto con la Spagna Il coraggioso, lo spietato, il traditore (1967) (alias El hombre de Caracas) di Juan Xiol ed Edoardo Mulargia; lo stesso anno sarà distribuito Omicidio per appuntamento del regista-sceneggiatore e pittore romano Mino Guerrini, tratto dal suo romanzo Tempo di massacro pubblicato da Mondadori (1955), poi ripubblicato nella collana Capolavori dei gialli Mondadori

    Detective-story vagamente imparentata con Il terzo uomo, il famoso film di Carol Reed del 1959 con Orson Welles, Omicidio per appuntamento – sceneggiato dal pugliese Fernando Di Leo (tra gli altri regista de La seduzione, tratto dal romanzo Graziella di Ercole Patti) e lo stesso Guerrini (che compare tra gli attori) – segue le non poche peripezie d’un detective americano in vacanza in Italia nella capitale, alla ricerca d’un amico scomparso che alla fine verrà ucciso. Scarsamente distribuito ed interpretato da un cast d’attori poco noto, resta però “…con un uso acrobatico della macchina a mano, lampi di umorismo nero… quanto di più simile al cinema di Lester (se non a quello di Suzuki) si sia mai fatto in Italia… Da recuperare” (Mereghetti). Collaborerà ancora con un regista toscano, Umberto Lenzi, sceneggiando il cult “poliziottesco” Milano rovente (1973) ed, infine, lo sceneggiato L’elemento D (RAI, 1981), andato in onda in cinque puntate. Non molto frequentato dal cinema italiano il genere fantascientifico e quello giallo-poliziesco (che comunque vive una sua stagione d’oro negli anni ’70) sembrano aver chiuso con Enna, dopo la breve parentesi di questa manciata di prodotti “minori”, ogni proficuo rapporto di collaborazione.

    Trasferitosi in Svizzera, dove ha vissuto per molti decenni, narratore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista brillante, Enna ha collaborato a riviste e quotidiani sia nazionali che esteri ed ha lavorato per la televisione svizzera ed italiana. Ha pubblicato con Mondadori, Longanesi, Rusconi, Sonzogno, ecc… prediligendo “…investigatori antieroi ed umani che, armati d’infinita pazienza e rifuggendo da gesta spettacolari, operano in ambienti dove pericoli mortali si annidano dietro superfici di confortante normalità… La Sicilia, presenza ossessiva nell’imaginerie di Enna, non è naturalità felice e rifugio rassicurante, paradiso d’infanzia perduta o luogo privilegiato di una personale mitologia. Recuperata alla contemporaneità storica, la realtà isolana è assunta con il rigore dello studioso, con la preoccupazione di mantenere i problemi sul piano politico evitando ripiegamenti intimistici ed evasioni idilliache…” (G. Padovani).

    Scrittore dunque “antidilliaco” e poco incline a vaneggiamenti, Franco Enna (che è stato anche tra pochi narratori italiani ad essere ospitato dalla famosa collana della Mondadori Urania) ha pagato l’abbandono della terra natìa con un oblio inflittogli anche dalla sua Sicilia ed, ancor più, dalla città dalla quale ha sentimentalmente (ma improvvidamente) assunto lo pseudonimo. Come spesso, anzi spessissimo, avviene. Nemo propheta in patria.

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