PASQUALE SCIMECA. IL VERISTA DEI REGISTI SICILIANI

Da I briganti di Zabut e Placido Rizzotto a Rosso Malpelo e Malavoglia, per un cinema delle radici e della cultura siciliana.


È più che un epigono palermitano che ha saputo lasciare un’impronta nella settima arte Pasquale Scimeca, nasce infatti l’1 febbraio 1956 ad Aliminusa, un piccolo centro in provincia di Palermo che nel 1989 sarà la sede della Arbash Film, società di produzione cinematografica indipendente dello stesso Scimeca che prenderà parte alla larga parte delle sue opere filmiche. Nello stesso anno infatti, Scimeca scrive e dirige il suo primo lungometraggio, La donzelletta (1989) – girato in 16mm. L’opera non è delle più indimenticabili, vi prendono parte attori non-professionisti, ma il suo occhio critico su un mondo giovanile degradato – e lacerato dalla tossicodipendenza – gli permette di partecipare al Bellaria Film Festival. Tre anni più tardi, il regista panormita realizza il film a episodi Un sogno perso (1992) a cui prende parte Francesco Benigno; opera di ben altro spessore filmico rispetto all’esordio, con cui Scimeca racconta di radici e ritorni, amori e tossicodipendenza, nel centro di Caltanissetta. Con Un sogno perso, il cineasta prende parte al Taormina Film Fest, riscuotendo elogi di critica e pubblico.

    La svolta arriva però due anni più tardi. Nel 1994 infatti, dirige il suo primo film in 35mm, Il giorno di San Sebastiano, una delle più rilevanti pellicole sul Risorgimento e dal marcato taglio violento che gli varrà il Globo d’oro 1994 alla Miglior opera prima. La pellicola, inoltre, rappresenta il primo capitolo del cosiddetto ciclo dei vinti – trilogia dal chiaro stampo storico-sociale – con cui Scimeca consegna all’immortalità del cinema pezzi di storia siciliana; proseguito poi con I briganti di Zabut (1997) – che lo stesso Scimeca definirà un punto d’incontro tra Salvatore Giuliano (1962) e i western leoniani – e infine Placido Rizzotto (2000), l’apogeo del suo cinema. L’opera degli anni duemila infatti, biopic sull’omonimo sindacalista ucciso dai sicari di Luciano Liggio, verrà presentata al TIFF 2000 (Toronto International Film Festival) e alla 59° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove sarà insignita del Premio Fedic.

    Negli anni Duemila, prende parte ai film collettivi Un altro mondo è possibile (2001) sugli eventi del G8 di Genova; Porto Alegre (2002) dove assieme a Francesca Comencini, Francesco Maselli, Mario Balsamo e Roberto Torelli racconta uno spaccato di vita della capitale dello Stato del Rio Grande do Sul e infine All Human Rights for All (2008) con il cortometraggio Art 26 sul Diritto all’istruzione; un’ode d’amore ai trenta articoli e ai diritti protetti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Nel 2003 è il ritorno alla regia di un lungometraggio con Gli indesiderabili, a cui prendono parte attori del calibro di Vincent Gallo, Vincent Schiavelli, Antonio Catania e Violante Placido, in una narrazione di migrazione inversa di 120 italo-americani mafiosi processati a New York e rimpatriati negli anni Cinquanta. Due anni dopo è la volta de La passione di Giosuè l’ebreo (2005) per poi realizzare un formidabile dittico verista tra Rosso Malpelo (2007) e Malavoglia (2010) attraverso cui Scimeca compie un acuto bricolage narrativo che va a rileggere le opere di Verga senza il tipico distacco del verismo, mostrandoci così, gli eventi dell’intreccio scenico, in tutta la loro forza autentica, reale e cruda. Malavoglia è un successo di critica e pubblico, venendo presentato in tutto il mondo tra il TIFF, BIFF (Busan International Film Festival), BFI (London International Film Festival), e alla 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti.

    Nel mezzo del dittico, Scimeca cura l’adattamento de Il cavaliere Sole (2008) di Italo Calvino in forma mockumentary, con cui il cineasta siciliano partecipa alla 66° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli Autori – Schermo sotto le stelle. Negli anni Dieci del 2000 infine, Scimeca realizza un toccante omaggio alla figura di Biagio Conte dal quasi omonimo titolo, Biagio (2014), e un ritorno ai toni filmici del ciclo dei vinti con Balon (2017); struggente e realisticamente cruda storia d’emigrazione di due bambini africani che va ad arricchire di senso il tema del viaggio abilmente raccontato da Scimeca lungo tutta la sua filmografia.

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