LA DIALETTICA TRA INCONSCIO, IO E SUPER-IO, OVVERO GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965)

Film del 1965, diretto da Federico Fellini. Giulietta (Giulietta Masina) è una signora della buona borghesia romana, sulla soglia dei quarant’anni, che vive in un villino incantato nella pineta di Fregene.

    Da sempre ella è circondata da donne diverse da lei, sia fisicamente che spiritualmente: l’elegantissima madre (Caterina Boratto), la bellissima sorella (Sylva Koscina) e l’altrettanto charmant amica del cuore (Valentina Cortese). Questa dimensione, tutto sommato rassicurante, viene messa in discussione quando Giulietta fa la conoscenza di una nuova ed insolita vicina di casa, Fanny (Sandra Milo) – donna sessualmente molto libera e sempre poco vestita – con la quale sorge un’immediata ed insospettabile empatia: Fanny incarna, infatti, tutto quello che Giulietta non ha mai osato essere.

    Questo incontro, ben rappresentato da Fellini, determina il risveglio della protagonista che comincia, così, a rielaborare se stessa ed il proprio rapporto coniugale: proprio in quei giorni – forse non a caso – Giulietta scopre di essere tradita dal marito. Benché attorniata da donne, la protagonista non riesce a confrontarsi né a condividere il suo dramma: tutte le sue figure femminili di riferimento sono troppo egocentriche e poco disposte ad ascoltare. Così Giulietta vive da sola la propria crisi e sarà, progressivamente, assalita da figure oniriche, colorate ed a tratti spaventose: ricorrerà alla psicoanalisi, grazie alla quale riuscirà finalmente a ritrovare se stessa.

    Il film è chiaramente inquadrabile in chiave freudiana, per cui la sensuale e viziosa Fanny è l’incarnazione delle pulsioni incoscie di Giulietta, mentre la madre e la sorella – che spesso le appaiono in una dimensione fantastica e surreale – sono la rappresentazione del suo opprimente e patinato super-io.

    Questo film, che valse il David di Donatello alla Masina, celebra la prevalenza del mondo borghese, convenzionale e rigoroso di Giulietta su quello anticonvenzionale, libero e poetico di Federico. Così come, anni prima, ne La strada vi fu la rappresentazione della parabola opposta. Ma in entrambi i casi Giulietta – la donna, la moglie, la marionetta, il fumetto, l’artista – rimane una figura centrale, assurgendo, nella mente di Fellini, a punto di fuga di un’unica magnifica prospettiva.

    Anni dopo, Woody Allen, con Provaci ancora, Sam (1972), ricalcherà le stesse dinamiche: qui il protagonista, Sam Felix, viene brutalmente lasciato dalla moglie e, durante la ricerca di una nuova compagna, sarà perseguitato da continue apparizioni: da una parte, il fantasma di Humphrey Bogart, che incarnando le pulsioni sessuali del protagonista, lo incoraggia, personificando il suo inconscio; dall’altra, le spettrali visioni della moglie, che costantemente lo inibisce, fungendo da castrante super-io. Sam, infine, troverà una nuova compagna solo dopo aver freudianamente sparato al fantasma della fedifraga consorte. Imperdibili entrambi!

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