SUNDANCE FILM FESTIVAL 2021. UN DITTICO

Dal Sundance Film Festival 2021

Luigi Calderone, Park City, Utah, USA

El planeta – Amelia Ulman (2021)

Scritto, diretto, e interpretato da Amelia Ulman, il film El planeta, durante la presentazione della prima visione al Sundance Film Festival 2021, è stato definito “una tragedia” e la stessa autrice ha detto che sì è un dramma, ma con spunti comici che derivano dal rapporto tra la madre e la figlia, protagoniste della storia. La regista ha anche raccontato di come per la storia del film abbia preso spunto da alcuni fatti realmente accaduti a Gijon, dove è cresciuta.

Amelia Ulman interpreta Leonor, una promettente designer che da Londra torna a Gijon per aiutare la madre, Maria (interpretata dalla madre di Amelia, Ale Ulman), che si trova in forte difficoltà finanziaria, dopo la morte del marito, e con la certezza di perdere la casa entro pochi mesi. Le due vivono di espedienti, taccheggi, piccole truffe, con Leo che prova a ritrovare una vita normale, tra una proposta di lavoro e un appuntamento galante, e allo stesso tempo ad affrontare i problemi giornalieri. Sullo sfondo Gijon, una città che sin dalle prime scene lascia trasparire la forte crisi economica in cui versa, con i negozi chiusi e una popolazione composta per la maggior parte da anziani; ed è così che proprio alla fine il film arriva ad abbracciare un problema ben più grande e profondo, rivelando che la crisi familiare è una crisi comune a tutta la città. Il titolo, che prende spunto dal nome del ristorante truffato dalle due protagoniste, e alcuni spunti del film fanno quasi pensare che si stia trattando di cambiamento climatico, ma l’argomento viene in realtà lasciato in sospeso.

Il film è molto ben strutturato, costruito con piccoli episodi di vita quotidiana che si aggiungono piano piano come i pezzi di un puzzle. Bello, nella sua semplicità, il bianco e nero utilizzato non solo per motivi di budget, ma anche perché come ha spiegato la regista Gijon sembra sempre grigia anche nelle riprese a colori. Interessanti e particolari i fermo immagine senza sonoro sui primi piani. Da notare all’inizio del film un cameo del regista spagnolo Nacho Vigalondo.

The Blazing World – Carlson Young (2021)

The Blazing World, presentato alla prima visione da una entusiasta quanto emozionata Carlson Young, è la sua personale interpretazione dell’omonimo lavoro di Margareth Cavendish, del quale era rimasta affascinata dopo averlo studiato a scuola.
Nel film, la giovane Margareth, interpretata dalla stessa Carlson Young, rimasta traumatizzata dalla morte della sorellina in tenera età, arrivata quasi all’orlo del suicidio, costruisce un mondo in cui potrebbe salvare la sorella, superando alcune prove tramite cui recuperare le chiavi necessarie ad aprire il portale in cui è imprigionata la sorella. Il suo è un viaggio che analizza la propria sofferenza e quella dei genitori, evidenziando come ognuno di loro l’abbia negli anni affrontata in maniera diversa, per concludersi alla fine con la certezza che la sorella vive sì, ma in lei e tramite lei.

Introdotto come film horror, “forse” aggiunge poi il direttore artistico, il lavoro di Carlson Young si inserisce nel filone fantasy-horror e ricorda Il labirinto del fauno, Hansel e Gretel, Alice nel paese delle meraviglie, da cui probabilmente la regista e autrice ha preso spunto. Notevole il cast che conta Dermont Mulroney, Vinessa Shaw, rispettivamente nella parte del padre e della madre di Margareth, e Udo Kier che, con una magistrale interpretazione nei panni di Lained, potrebbe causare non pochi incubi a chi è suscettibile.

Carlson Young tocca molti punti interessanti, sia visivi, sia psicologici, esplora emozioni, esplora ambientazioni, esplora il genere psico-fantasy-horror; è una scelta coraggiosa per il suo primo film, ben promettente per sviluppi futuri in questa direzione.

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