PASQUALE SCIMECA. IL VERISTA DEI REGISTI SICILIANI
Da I briganti di Zabut e Placido Rizzotto a Rosso Malpelo e Malavoglia, per un cinema delle radici e della cultura siciliana.
Nato il 16 febbraio 1904 e scomparso il 15 novembre del 1976, il catanese Ercole Patti è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore e drammaturgo di grande spessore. Lo incontrai a Roma nell’era della contestazione sessantottina. Molti i soggetti e le sceneggiature tradotte da suoi romanzi e novelle. I giovani lo adoravano, lo cercavano, lo vezzeggiavano. Amavano parlare con lui – interi pomeriggi, lunghe estenuanti nottate – confidarsi. Gli raccontavano i loro crucci, la loro sfiducia e le speranze, confortati dalla sua calda sicurezza, dalla sua tenerezza sottile sospesa fra malinconia e il rimpianto.
Il 1° febbraio 2005 si spegne il compositore e direttore d’orchestra palermitano Franco Mannino, Nel corso della sua carriera ha scritto oltre 620 composizioni, tra le quali 151 colonne sonore per il cinema; e proprio il suo contributo alla settima arte lo rende “centrale” anche nel panorama cinematografico siciliano e nazionale. Lo incontrai a casa sua, a Roma, alcuni decenni fa, e dell’intervista che mi rilasciò ne rimasi colpita.
“È ostinato, estroverso, ironico, con imprevedibili, sconvolgenti, ingiustificate ribellioni e rapide bizze da fanciullo”.
Victor Lonzo Fleming, regista stautunitense, nasce il 23 febbraio 1889 a La Cañada Flintridgeè, California. Entrò nel mondo del cinema come stuntman nel 1910, specie come guidatore spericolato di auto (era stato meccanico di automobili e pilota da corsa). Assistente alle riprese con il regista Allan Dwan e successivamente collaboratore di David Wark Griffith, diresse il suo primo film nel 1919.
Saro Urzì, all’anagrafe Rosario Urzì nasce a Catania il 24 febbraio 1913. Lasciata la Sicilia in cerca di fortuna, e dopo aver svolto in gioventù varie attività, approda a Roma dove comincia a lavorare nel cinema, dapprima come comparsa, controfigura e acrobata e poi come attore in particine marginali di diversi film degli anni Trenta e Quaranta, affinando il suo personaggio di caratterista siciliano, talvolta sanguigno e collerico, ma dotato di una grande carica umana. Di questo periodo ricordiamo Campo de’ fiori (1943) di Mario Bonnard, La freccia nel fianco (1944) di Alberto Lattuada ed Emigrantes (1948) di Aldo Fabrizi.
Carlo V d’Asburgo nasce a Gand il 24 febbraio 1500 è stato Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e Arciduca d’Austria dal 1519, Re di Spagna (Castiglia e Aragona) dal 1516, e Principe dei Paesi Bassi come Duca di Borgogna dal 1506. A capo della Casa d’Asburgo durante la prima metà del ‘500, fu sovrano di un “impero sul quale non tramontava mai il sole” che comprendeva in Europa i Paesi Bassi, la Spagna e il sud Italia aragonese, i territori austriaci, la Germania e il nord Italia Imperiale, nonché le colonie castigliane e tedesche nelle Americhe.
L’impero Asburgico di Carlo V nasce nel 1500 a Gand, nelle Fiandre, da Filippo il Bello (figlio di Massimiliano I d’Austria e Maria di Borgogna) e Giovanna la Pazza (figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona), Carlo ereditò tutti i possedimenti familiari in giovane età, data l’infermità mentale della madre e la morte precoce del padre. All’età di sei anni, scomparso Filippo, divenne Duca di Borgogna e pertanto Principe dei Paesi Bassi (Belgio, Olanda, Lussemburgo). Dieci anni dopo, venne fatto Re in reggenza di Giovanna ed entrò quindi in possesso di Spagna, Indie occidentali castigliane, e Due Sicilie aragonesi. All età di vent’anni divenne Arciduca d’Austria come capo della Casa d’Asburgo e di conseguenza, grazie all’eredità austriaca e all’attività corruttrice dei banchieri filo-asburgici, fu designato imperatore del complesso germanico-italiano (Sacro Romano Impero) dai sette principi elettori.
Carlo V di intraprendere una campagna militare contro i pirati e i musulmani in Nordafrica – anche per adempiere alle promesse fatte al Parlamento d’Aragona – che portò nel giugno 1535, alla conquista di Tunisi e la sconfitta del Barbarossa, ma non la sua cattura, avendo quest’ultimo trovato rifugio nella città di Algeri.
Di ritorno dalla spedizione di Tunisi, Carlo V decise di fermarsi nei suoi possedimenti italiani. Venne accolto trionfalmente nel regno di Sicilia come un liberatore in quanto aveva sconfitto i Mori che depredavano le coste dell’Isola. Egli attraversò alcune città demaniali della Sicilia. Sbarcò dal Nordafrica a Trapani il 20 agosto: la città era la quarta dell’isola dopo Palermo, Messina e Catania e l’imperatore la definì la chiave del Regno e ne confermò solennemente i privilegi. Lasciò Trapani alla fine di agosto diretto a Palermo; sostò una notte nel Castello di Inici ospite di Giovanni Sanclemente, un nobile di origine catalana che era stato suo compagno d’armi a Tunisi e il 1º settembre raggiunse Alcamo, città feudale dei Cabrera, dove trascorse due notti, ospitato nel castello trecentesco. Da Alcamo il corteo imperiale raggiunse Monreale, e da lì Palermo: l’ingresso nella capitale avvenne la mattina del 13 settembre. Il sovrano e il suo seguito varcarono la Porta Nuova e raggiunsero la Cattedrale, dove l’attendevano il clero, il pretore Guglielmo Spatafora e molti nobili, e dove Carlo giurò solennemente di voler osservare e conservare i privilegi civici della città. Durante il suo soggiorno palermitano abitò a Palazzo Ajutamicristo. Il 14 ottobre l’imperatore partì per Messina, raggiunse Termini la sera dello stesso giorno e l’indomani ripartì diretto a Polizzi Generosa; il corteo raggiunse poi Nicosia, Troina e proseguì quindi per Randazzo. Il 22 ottobre Carlo entrò trionfalmente a Messina. Nei giorni seguenti Carlo confermò i privilegi di Messina, Randazzo e Troina, nominò il nuovo viceré dell’isola nella persona di Ferrante I Gonzaga e autorizzò i cittadini di Lentini a fondare una città, che venne edificata nel 1551 e che, in suo onore, sarebbe stata chiamata Carlentini. Da Messina prese quindi la via per Napoli.
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Riccardo Freda nasce ad Alessandria d’Egitto il 24 febbraio 1909 ed è il regista e sceneggiatore Freda a cui spetta il primato, con I vampiri, del primo film dell’orrore le cui riprese furono concluse però da Mario Bava, che ne diresse anche la fotografia e fu autore degli effetti speciali.
Nato in Egitto da famiglia napoletana, dopo aver terminato gli studi a Milano nel 1937 si dedicò alla scultura e alla critica d’arte su Il Popolo di Lombardia; quindi lavorò con Luigi Freddi alla Direzione generale Cinema e iniziò la sua carriera cinematografica come assistente alla produzione per Tirrenia e poi Elica Film e come sceneggiatore per registi come Gennaro Righelli, Goffredo Alessandrini e Raffaello Matarazzo, partecipando anche come attore a qualche pellicola, tra cui il film per ragazzi Piccoli naufraghi, dove è accreditato come Riccardo Santelmo.
L’esordio come regista è del 1942 con l’avventuroso Don Cesare di Bazan, che fu definito un “capolavoro” da Leo Longanesi. Negli anni successivi, mentre si andava affermando la scuola neorealista (da Freda avversata), proseguì nel filone storico-avventuroso, ispirandosi spesso a classici letterari. Fra i suoi film più famosi di questo periodo: Aquila nera (1946) da un racconto di Puskin, I miserabili (1948) dal romanzo di Hugo, con protagonista Gino Cervi, Teodora (1954, con Gianna Maria Canale); Beatrice Cenci (1956) dal romanzo di Guerrazzi.
Per Freda il cinema è innanzitutto “azione, emozione, tensione, velocità” e ciò che gli interessa raccontare non è “l’uomo banale, l’uomo quotidiano” ma “l’eroe”: “l’uomo che vive epoche grandiose, di grandi conflitti”.
A differenza di altri registi di questo periodo, come Antonio Margheriti e Mario Bava, Freda ebbe la possibilità di lavorare in film con budget piuttosto elevati, ottenendo risultati tecnici egregi. Freda dichiarò che il negativo del suo Spartaco fu comperato per 50.000 dollari dai produttori del più famoso film realizzato da Stanley Kubrick per impedirne una riedizione.
Nella sua vasta filmografia, spiccano anche film horror (Freda preferiva chiamarli film d’épouvante) – come I vampiri (1956), Caltiki, il mostro immortale (1959), L’orribile segreto del dr. Hichcock (1962) e Lo spettro (1963) -, film di spionaggio e numerosi peplum.
Il suo ultimo film è stato Murder Obsession (1981). Nel 1994, ha girato alcune riprese del film Eloise, la figlia di D’Artagnan di Bertrand Tavernier, ma alcuni dissidi con la produzione causarono l’allontanamento dell’anziano, ma ancora capace regista.
Nel libro di memorie Divoratori di celluloide ha lasciato una sua definizione del cosiddetto “film dell’orrore”: “Nulla a che vedere con la rappresentazione oggettiva di qualche mostro. È un espediente che ritengo di qualità inferiore, quasi da carnevale di Viareggio della cui cartapesta ci si serve per incutere spavento ai più sprovveduti”. L’orrore, secondo Freda, “è quello radicato dentro di noi fin dalla nascita. È un terrore atavico che probabilmente risale ai primordi dell’uomo delle caverne, quando gli esseri che formavano ancora un anello di transizione fra la scimmia e i primi umanoidi si rintanavano nel profondo delle loro grotte, malamente illuminate dallo stanco bagliore di qualche focolare, mentre fuori, nel buio immenso di quelle notti senza fine, si scatenavano tempeste di violenza apocalittica («diluvio universale») ed echeggiavano spaventosi barriti e ruggiti di mastodontiche fiere”.
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Il 29 febbraio 1968 esce a Roma un film che fa la data del cinema polar-noir francese, ossia Le Samouraï, distribuito in Italia col titolo Frank Costello faccia d’angelo, scritto e diretto nel 1967 dal regista francese Jean-Pierre Melville e interpretato da Alain Delon.
Jack Palance, pseudonimo di Volodymyr Palahniuk, nasce a Hazleton, Pennsylvania, USA il 18 febbraio 1919 ed è l’attore ricordato soprattutto per i suoi ruoli da cattivo e i numerosi film western.
Robert Altman, nato Robert Bernard Altman a Kansas City, Missouri, USA il 20 febbraio 1925 è considerato tra i migliori registi della storia del cinema americano, nel 1996 gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera, mentre nel 2006 l’Oscar alla carriera.