ROBERT ALTMAN. DESTRUTTURAZIONE E SATIRA

Robert Altman, nato Robert Bernard Altman a Kansas City, Missouri, USA il 20 febbraio 1925 è considerato tra i migliori registi della storia del cinema americano, nel 1996 gli è stato conferito il Leone d’oro alla carriera, mentre nel 2006 l’Oscar alla carriera.

    Ha vinto i più importanti premi nei principali festival mondiali: nel 1970 la Palma d’oro per M*A*S*H e nel 1992 il Prix de la mise en scène per I protagonisti al Festival di Cannes; nel 1976 l’Orso d’oro per Buffalo Bill e gli indiani al Festival di Berlino e nel 1993 il Leone d’oro per America oggi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia; considerati quattro film capolavori. Nel corso della sua carriera ha ricevuto sette candidature all’Oscar (cinque all’Oscar al miglior regista e due al miglior film), rispettivamente per M*A*S*H, Nashville, I protagonisti, America oggi e Gosford Park.

    Nato da una famiglia borghese, padre statunitense di origini tedesche, un assicuratore, e madre statunitense di origini inglesi ed irlandesi, nonché discendente dai primi coloni arrivati in America, fu istruito in una scuola di gesuiti, esperienza che però lo porterà ad allontanarsi dal mondo del cattolicesimo. Frequenta l’accademia militare Wentworth a Lexington (Missouri), prima di arruolarsi nel 1945 nell’aeronautica come co-pilota di Consolidated B-24 Liberator.

    I suoi primi lavori saranno dei radiodrammi e soggetti di film insieme all’amico George W. George, nel primo dopoguerra, a Los Angeles. Nel 1948 la RKO acquista la sceneggiatura di Squadra mobile ’61 (Bodyguard), scritta da Altman in collaborazione con Richard Fleischer. Questo successo spinge Altman a New York, dove tenterà in ogni modo di inserirsi nel mondo cinematografico, senza successo.

    Ritornato a Kansas City, Altman troverà lavoro per una serie di documentari industriali per la Calvin Company, par la quale lavorerà sei anni e fonderà una propria compagnia, dopo aver ritentato senza successo nel ’50 la carriera hollywodiana.

    Nel ’55 gli viene proposto il progetto The Delinquents che scriverà e dirigerà, interpretato da Tom Laughlin, attore, regista indipendente, portavoce negli anni successivi di un messaggio di pacifista ambiguo. Il film venne ritirato dallo stesso Altman per il quale non risulta per nulla soddisfatto.

    Arrivano quindi offerte per lavori televisivi. Alfred Hitchcock gli propone di dirigere episodi della sua serie e questo gli procurerà ingaggi anche nelle serie Bus Stop, Kombat, U.S. Marshall, Kraft suspense theatre, Bonanza, tuttavia la sua poetica registica finirà per scontrarsi di volta in volta con la produzione e verrà licenziato sistematicamente da ogni progetto. Le cause di discordia sono il suo comportamento sul set, cioè quello che lo farà diventare famoso: il fatto che Altman cambi continuamente le battute, l’overlapping, o per le battute dal carattere spiccatamente anticonformista di tipo dissacrante nei confronti di esercito, religione e istituzioni.

    Durante la fase di montaggio l’amico George gli propone un progetto autofinanziato per James Dean, morto l’anno prima, che risulterà un fiasco, nonostante la distribuzione da parte della Warner e l’impegno dei due nella realizzazione.

    La fama internazionale, Altman la ottiene nel 1970 con M*A*S*H, grazie al quale si aggiudica la Palma d’oro al Festival di Cannes, a cui fa seguito nel 1975 con Nashville, un altro successo di pubblico.

    In quattro anni produrrà sei film per diverse case di produzione: Warner Bros., MGM, United Artists producendo Anche gli uccelli uccidono, I compari, Images, Il lungo addio, Gang, California Poker. Sebbene i progetti siano in linea di massima validi, risultano troppo ostici al pubblico che sembra addirittura boicottare le produzioni più coraggiose: anche il progetto più completo e riuscito, Il lungo addio, sarà un insuccesso nelle sale.

    Sebbene la sua attività non abbia mai avuto periodi di interruzione dagli anni novanta in poi, già avanti negli anni, Altman ha conosciuto un nuovo periodo di notorietà che l’ha visto dirigere pellicole di successo sia presso il pubblico che presso la critica, come I protagonisti, America oggi (Leone d’oro al Festival di Venezia), Prêt-à-Porter e l’ultimo suo film Radio America.

    Nei film di questo decennio Altman ritrova quello spirito per la coralità di M*A*S*H e Nashville arricchito con vent’anni d’esperienza sul set, esperienza che rende possibile Gosford Park, un affresco della decadente società aristocratica inglese nel periodo tra le due guerre mondiali, all’interno del quale vediamo articolarsi ben 48 personaggi tra signori e servitù. America oggi si delinea invece come un affresco dell’America anni Novanta in pieno boom economico, ed in pieno stile di vita anni Novanta tra passatempi amorosi, pettegolezzi telefonici, vite d’affari e quant’altro. La fortuna di Cookie si presenta come una satira delle rimanenze nella società attuale della borghesia decaduta di Gosford Park.

    Radio America dopo trentun anni propone riattualizzando una nuova Nashville: splendido ritratto corale dei tempi che corrono. Sintesi-epilogo agrodolce della sua carriera chiude il sipario con la solita euforia melanconica, che affronta l’imprevisto sempre fino all’ultimo senza esitazione, o forse lo ignora, anche se consapevole della sua condanna.

    Il 21 marzo 2006 ha ricevuto l’Oscar alla carriera: in tale occasione rivelò di essere stato sottoposto, una decina d’anni prima, a trapianto di cuore. Il 20 novembre 2006, all’età di 81 anni, muore in un ospedale di West Hollywood per complicazioni derivanti da una forma di leucemia.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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