LIOLÀ (1964). BLASETTI IN UN TESTO CLASSICO DI PIRANDELLO

La rilettura di Alessandro Blasetti della novella di Luigi Pirandello non è da annoverare tra le performance più memorabili del regista romano e, in uno spaccato critico autorevole, gli umori si riflettono sulla stampa.

    Nella monografla «Alessandro Blasetti» (Castoro Cinema, La nuova Italia, nov./dic. 1963), Gianfranco Gori per Liolà riserva solo poche parole: «Pallida e poco convinta trasposizione cinematografica dalla commedia omonima di Luigi Pirandello; non (aggiunge) nulla al progetto registico blasettiano che trova veramente la sua ultima realizzazione in Io, io, io… e gli altri, (pp.98-99).

    Anche Cinema Nuovo (n. 167 , genn./febb. 1964, p.54) pubblica la seguente nota anonima: «Da troppo tempo lontano dagli schermi, Alessandro Blasetti pare essersi impegnato in un «adeguamento>) agli schemi oggi di moda per la commedia di costume all’italiana, dimenticando quanto certi suoi precedenti (da La fortuna di essere donna a Peccato che sia una canaglia) ottenessero, pur fra tanti limiti, doti di originalità e di vivezza ben più consistenti. un Tognazzi abbastanza spaesato, un testo (quello di Pirandello) ringiovanito e aggiornato in modo soltanto esteriore, un ambiente siciliano sufficientemente farcito di luoghi comuni e abusati, fanno il resto. Da Blasetti c’è ancora da aspettarsi, nonostante tutto, ben altro, ed è quanto gli auguriamo di riuscire presto a concludere».

SERGIO MICHELI

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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