LA SCONOSCIUTA (2006). LO SGUARDO DI TORNATORE SUL GIALLO

Se siete dei grandi sostenitori della tradizione del Giallo italiano ma intendete ora volgere il vostro sguardo verso qualcosa di più moderno, che sappia coniugare livide atmosfere simil-polanskiane al noir più cupo e intimista, con tocchi di drammaticità esistenziale ed esplosioni di violenza fisica e psicologica, questo potrebbe essere il titolo perfetto.

    Non si può far altro che parlare bene di questo film, perché costituisce realmente una tra le poche vette toccate dalla realtà cinematografica italiana “al nero” contemporanea. E la cosa più apprezzabile è che dietro questo successo, che all’uscita ha fatto man bassa di premi – fra David di Donatello e Nastri d’argento – vi è uno dei registi più amati in terra sicula il quale, attraverso i suoi film, è sempre stato capace di regalare emozioni profonde.
Giuseppe Tornatore con il suo La sconosciuta lascia temporaneamente la solarità e il calore della Sicilia (vi tornerà 3 anni dopo con Baarìa) per approdare in un territorio ancora inesplorato, quello del mistery più angosciante e tormentato. Pressoché integralmente sorretto dalla protagonista, la realmente “sconosciuta” ma bravissima Ksenia Rappoport, attrice teatrale russa scelta ad hoc per la parte, e da un abile Michele Placido in uno dei ruoli più cattivi della sua carriera, il film è una dolorosa storia di violenze e di riscatto ambientata nell’algido Nord-Est d’Italia.

    Giunta nella fittizia cittadina di Velarchi – in realtà trattasi di Trieste – Irena (la Rappoport), ex prostituta ucraina, cerca di farsi assumere come lavascale all’interno di un lussuoso condominio, stringendo a tale scopo un patto con l’ambiguo portiere dello stabile (Alessandro Haber). Più che trovare lavoro, però, il vero obbiettivo della donna è quello di tenere d’occhio una famiglia di orafi che abita al suo interno, gli Adacher (Pierfrancesco Favino e Claudia Gerini). A seguito di una rovinosa caduta dalle scale in cui rimane ferita la governante della facoltosa famiglia (Piera Degli Esposti), Irena riesce abilmente a prendere il suo posto e allaccia un rapporto particolare con la piccola Tea, una bambina affetta da un problema neurologico che le impedisce di proteggersi da colpi e cadute.

    Ma il travagliato passato della donna, costituito da ripetuti abusi e sevizie, si presenterà nuovamente nelle fattezze di un laido aguzzino soprannominato Muffa (Michele Placido), il protettore violento e senza scrupoli che Irena credeva morto e al quale, ancora una volta, dovrà sfuggire per salvare la propria e l’altrui vita.

    Non lasciatevi ingannare dalla semplicità della sinossi qui banalmente sintetizzata perché La sconosciuta può essere tutto fuorché un film banale e privo di inventiva. Si tratta di un’opera che ha il suo punto di forza in una costruzione diegetica che punta ad una suspense incalzante, procedendo per accumulo di indizi e situazioni intessute in una sottotrama da autentico giallo. Soltanto grazie all’innesto di flashback chiarificatori, che guardano al tragico passato della protagonista, e al procedere di una visione che non lascia tregua allo spettatore, ogni tessera del puzzle andrà finalmente al proprio posto.

    Nel filmare, Tornatore guarda sia al modello hitchcockiano ma anche al demiurgo Roman Polanski per quel che attiene le inquietanti suggestioni proprie degli interni condominiali e la costruzione identitaria dei protagonisti il cui focus si impernia sul personaggio di Irena: chi era, cosa le è successo e cosa sta realmente cercando di sapere?

    La presenza di Alessandro Haber conferisce quel quid di misterioso ma è soprattutto quella di Michele Placido, qui depilato di tutto punto per rendere ancora più viscido il suo personaggio, a dare la marcia in più rendendosi protagonista dei momenti più cruciali e violenti di tutto il film. Decisamente sottotono appare invece la prestazione di Favino mentre discreta quella della Gerini. Menzione per Margherita Buy nel marginale ruolo di un avvocato e l’attrice spagnola Angela Molina in quello di una levatrice.

    Ma La sconosciuta è anche una pellicola dal taglio sociale che denuncia il racket della prostituzione e lo sfruttamento delle ragazze anche per altri scopi oltre a quello meramente sessuale, ma che sa riservare brevi momenti di tenerezza volti a mitigare l’atmosfera greve che vi si respira e a dare un piccolo barlume di speranza dopo tanta sofferenza patita.

    Meravigliose le musiche del compianto Maestro Ennio Morricone.

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