C’eravamo tanto amati è un film del 1974, da molti considerato il capolavoro di Ettore Scola. È la storia di tre amici partigiani che, conclusa la Resistenza, fanno il loro ingresso nell’Italia repubblicana.
Curzio Malaparte fu un personaggio davvero eclettico: ufficiale di guerra, giornalista, saggista, romanziere. Ed anche regista: nel 1951 diresse, infatti, Il Cristo proibito, suo unico film, di cui curò anche il soggetto e la sceneggiatura.
L’incapacità, quasi strutturale, della borghesia di uscire da se stessa è stata più volte – e a diversi livelli – rappresentata nel nostro Cinema. Mi piace, anzitutto, ricordare Prima della rivoluzione, del 1964, diretto da Bernardo Bertolucci, che nello scrivere questo film si ispirò a La Certosa di Parma di Stendhal.
Pier Paolo Pasolini ebbe un rapporto molto intenso con la madre Susanna, la quale patì la tragedia di sopravvivere ai suoi due unici figli: anni prima della morte di Pier Paolo, il figlio Guido fu, infatti, ucciso durante le lotte partigiane.
L’asserita pazzia – quale morte civile di una persona, strumentale al mantenimento di un ordine familiare o sociale – è il tema centrale di Improvvisamente, l’estate scorsa, film del 1959, tratto dall’omonima pièce teatrale di Tennessee Williams.
Non aveva il fisico della prostituta ed era costantemente alla ricerca di riscatto e conversione. A completamento della Fede e della Speranza, che già possedeva, ella – durante un poetico, forse onirico, incontro notturno sull’Appia Antica, mentre si era persa – scoprirà la Carità: Le notti di Cabiria, film di Fellini del 1957, narra le avventure di una prostituta romana (Giulietta Masina) che vive di illusioni.
La centralità della donna – non più relegata al ruolo di madre, moglie, sorella o figlia di uomo – è forse il connotato principale che caratterizza il cinema di Antonio Pietrangeli. Egli – in modo assolutamente innovativo – ebbe la capacità di cogliere le enormi potenzialità della donna, rappresentandola, finalmente, come un essere umano indipendente, in grado cioè di saper bastare a se stessa e – laddove necessario – avviare un processo di redenzione.
Il matrimonio è stato oggetto di svariate e colorite narrazioni nel nostro cinema: del resto, lo stesso Ovidio disse che: “L’amore è un genere diverso di conflitto.” Talmente vero che si è arrivati a rappresentare situazioni in cui – pur di salvare un ménage ormai critico – la conflittualità dei coniugi capisce di dover alterare regole e convenzioni, dando vita ad interessanti forme di complicità.
Tramontato il neorealismo alla fine degli anni quaranta, Roberto Rossellini sperimenterà, durante il decennio successivo, un genere diverso, assolutamente innovativo, l’intimismo, da alcuni definito anche neorealismo dell’anima.