VICTOR SJÖSTROM. CAPOSCUOLA DEL FANTASTICO

La tendenza al fantastico in Svezia conosce i suoi prodromi già negli anni Dieci con i film di Georg af Klercker ma si deve aspettare l’avvento di Victor Sjöström perché questa tendenza giunga ad una maturità artistica. Sjöström è il maggior regista svedese degli anni Venti e Trenta, insieme a Mauritz Stiller.

    Le vicende che rappresenta si svolgono perlopiù in uno scenario naturale che, lungi dall’essere un mero sfondo, diventa parte integrante e significativa degli eventi.  è il cantore nazionale delle saghe nordiche, intrise di spirito religioso e spazia dal melodramma alla commedia dimostrando una grande e naturale versatilità.

    Il suo volto sarà conosciuto dal grande pubblico grazie al ruolo del dott. Eberhard Isak Borg nel magnifico Il posto delle fragole (1957) di Ingmar Bergman, con cui darà l’addio al cinema. Sjöström è autore di capolavori come La lettera rossa (1926), dal romanzo di Nathaniel Hawthorne e Il vento di due anni dopo, ambedue interpretati da Lillian Gish e realizzati in America. Il primo narra di una puritana che, dando alla luce un bimbo, viene messa alla gogna; il secondo registra le angosce di una fanciulla trapiantata in un ambiente del West il cui clima perennemente ventoso la ossessiona al punto da farle immaginare un omicidio.

    Durante il suo periodo americano, il regista dirige anche Lon Chaney in Quello che prende gli schiaffi (1923) ma, per quanto concerne il fantastico, egli ci regala nel 1920 Il carretto fantasma  e nel 1928 La maschera del diavolo. Il primo è tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice svedese Selma Lagerlöf pubblicato nel 1912. È una saga nella quale il regista-attore si cimenta in alcune sperimentazioni, come contrasti di luce, angolazioni anomale, sovraimpressioni. Il racconto si sviluppa su una leggenda scandinava secondo la quale le anime dei defunti sono raccolte per conto della Morte da un lugubre carrettiere fantasma che cede la sua incombenza all’anima di colui che perisce in peccato mortale allo scoccare della mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno. La maschera del diavolo, invece, è una trasposizione della novella di Jakob Wassermann e narra le vicende del barone Reiner (John Gilbert), un affascinante ma senza scrupoli aristocratico viennese, si innamora di Virginia (Eva von Berne), una studentessa innocente fidanzata con il suo migliore amico, Manfred (Ralph Forbes). Per sedurre la ragazza, Reiner finanzia una spedizione oceanografica per Manfred che lo porta via per mesi.

    Victor Sjöström, in patria, è considerato legittimamente uno dei padri del cinema scandinavo.

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