CONSEGNATO “LUCI SULLA CITTÀ” A PASQUALE SCIMECA, AL FESTIVAL “MINIERA” DI AURELIO GRIMALDI

Fra le proiezioni selezionate per la rassegna cinematografica organizzata nell’ambito del Festival Miniera. Cultura – Turismo – Eventi, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Turismo ed Eventi del Comune di Caltanissetta, curata dal regista Aurelio Grimaldi e svoltasi nella cornice del Centro culturale “Michele Abbate”, non poteva certamente mancare uno di quei film che hanno raccontato un pezzo della storia e delle tradizioni legate al territorio siciliano.

    In particolar modo quelle dell’entroterra, nelle cui viscere tanti uomini ma anche tanti bambini hanno sacrificato la propria intera esistenza. Rosso Malpelo (2007), proiettato nella serata di venerdì 23 luglio scorso, è l’ottavo lungometraggio di Pasquale Scimeca, uno degli autori più validi e interessanti del panorama cinematografico siciliano degli ultimi trent’anni. Originario di Aliminusa, piccolo centro della provincia di Palermo, Scimeca si pone fin dagli esordi come cineasta indipendente alla ricerca della verità storica, tra leggende e folklore locale, mosso da intenti di denuncia e impegno civile assolutamente straordinari.

    Dalla sua vocazione per il Verismo, in particolare per il mondo di Giovanni Verga, hanno visto la luce ottimi esempi di cinema di stampo etnico-antropologico, intimamente connesso a quelle tematiche tipicamente sociali – come il degrado giovanile – o provenienti dalla narrativa popolare, creando così dei veri e propri racconti su celluloide dal sapore squisitamente rusticano, insieme poetici e passionali, che si animano sullo sfondo delle ambientazioni rupestri dell’entroterra siciliano. Pellicole come Il giorno di San Sebastiano (1994), I briganti di Zabùt (1997), Placido Rizzotto (2000), La passione di Giosuè l’ebreo (2005), lo stesso Rosso Malpelo (2007), approdando fino a I Malavoglia (2010), costituiscono pregevoli opere intrise di reminiscenze veriste a cui Scimeca ha dedicato tutta la propria passione.

    Rosso Malpelo, in particolare, è un libero adattamento dell’omonima novella del Verga, completamente girato in dialetto siciliano e realizzato in coproduzione con l’Ente Parco minerario di Floristella-Grottacalda (sito fra i territori di Piazza Armerina e Valguarnera Caropepe, in provincia di Enna) al cui interno molte scene sono state girate, soprattutto quelle relative ai sotterranei delle antiche zolfare che la fotografia scarna ed essenziale restituisce sotto forma di immagini asfissianti ed opprimenti.

    Tra le affascinanti location del film appare, inoltre, vistosamente riconoscibile il castello di Sperlinga, antica costruzione medievale edificata sulla rocca della suggestiva cittadina ennese. Tra i tanti attori non professionisti, perlopiù giovani, che al film hanno prestato il proprio volto, fra cui un bravo Antonio Ciurca nei panni del protagonista dai capelli rossi – costretto, dopo la morte del padre, a diventare uno dei tanti carusi privati della loro infanzia, costretti alle terribili condizioni del lavoro in miniera – si ergono i volti già noti del cinema di Pasquale Scimeca: Marcello Mazzarella (nel ruolo di Mastro Misciu) e Vincenzo Albanese (Zù Momma), veri e propri attori feticcio del regista di Aliminusa, nonché una delle più grandi interpreti della cinematografia siciliana, la bravissima Lucia Sardo, qui in una piccola apparizione come la nonna di Malpelo. Come lo stesso regista puntualizza: “Questa novella è stata scritta più di cent’anni fa, ma quello che narra potrebbe essere successo oggi. Ovunque nel mondo ci sono bambini soli, sfruttati e maltrattati”.

    Alla proiezione serale ha preso parte un nutrito gruppo di spettatori nisseni il quale ha approfittato della presenza del regista (accompagnato, oltre che dagli organizzatori dell’evento, dall’amico e collega Aurelio Grimaldi) per salutarlo e scattare insieme a lui alcune foto. Manuela Giordano, studiosa di cinema ed abile redattrice di ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema, lo ha accolto omaggiandolo di una copia di Luci sulla città. Palermo nel cinema dalle origini al 2000 (Edizioni Lussografica, 2021), di cui è anche co-autrice avendo trattato il connubio cinema-mafia all’interno del capitolo “(Dis)onorata società – La mafia sul grande schermo”. Il prezioso volume curato dal direttore di ASCinema Antonio La Torre Giordano ha, fra l’altro, percorso in maniera doverosa il cinema di Pasquale Scimeca, con note biografiche e recensioni dei suoi film ambientati in territorio panormita fino all’anno 2000. La proiezione si è anche rivelata particolarmente favorevole per un fruttuoso scambio di impressioni sulla pellicola in oggetto e che trattasi, peraltro, di una delle preferite del regista stesso, oltre che un’occasione per dibattere e raccontare dei suoi futuri progetti.

    Dopo la presentazione dell’ultimo film L’isola inCantata (2020), è ferma intenzione del regista proseguire sul solco del cinema d’impegno civile con un tributo alla memoria del giudice Cesare Terranova, uno dei più importanti fautori della lotta a Cosa nostra grazie al suo strenuo attivismo in seno alla Commissione Parlamentare Antimafia nonché per l’istituzione dei primi grandi procedimenti penali a carico dei boss corleonesi. Il magistrato cadde poi vittima di un agguato mafioso il 25 Settembre 1979. Al suo coraggio e alla sua fervente diligenza, Pasquale Scimeca spera di poter presto rivolgere tutto il proprio impegno, affinché un altro degli eroi caduti sul doloroso sentiero della guerra alla criminalità organizzata possa essere adeguatamente celebrato.

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