UN AMORE A ROMA (1960) DI DINO RISI

Roma è stata rappresentata in molti film del nostro cinema: poche volte ne è stato reso uno spaccato, interiore ed esteriore, così lucido – e niente affatto retorico – come in Un amore a Roma (1960), regia di Dino Risi, tratto dall’omonimo romanzo di Ercole Patti. Protagonista di questa vicenda è Marcello (Peter Baldwin), giovane aristocratico romano con velleità da scrittore che vive con l’anziano padre vedovo nell’avita magione.

Il film ha inizio con una splendida scena notturna: Marcello lungo una deserta, quasi lunare, scalinata di Trinità dei Monti decide di lasciare, senza un’apparente ragione, la sua fiamma del momento (elegantissima Elsa Martinelli). Sono tante le cose che il protagonista, personaggio di moraviana memoria, farà senza un’apparente ragione. Annoiato da una serie di belle ragazze, di facoltosa famiglia, Marcello conosce per strada Anna (Mylene Demongeot), una giovane veneta, assai semplice ma molto sensuale, venuta a Roma per tentare il cinema. Anna è davvero una strana creatura: ingenua, priva di calcolo e malizia, pronta tuttavia a concedersi fisicamente a chiunque per pura empatia e con assoluta naturalezza.

È turbinio di sensi per Marcello che, ben presto, si innamora di Anna, distaccandosi sempre più dal suo ambiente. Un amore strano, fatto di passione e pietà: Marcello sarà ripetutamente tradito, ma le amorali evasioni della donna diventano quasi il mordente di questo complesso rapporto. Un gioco molto sottile, magistralmente rappresentato da Risi: Marcello cercherà invano di redimere Anna, tentando in realtà di salvare se stesso da una sorta di solitudine esistenziale.

Grazie anche alla sceneggiatura di Flaiano, Roma è la vera protagonista di questa commedia, intimista e corale al tempo stesso, ove tanti ambienti si incrociano senza mai scontrarsi: una pigra aristocrazia, una rampante borghesia ed un cinico sottobosco di Cinecittà, in cui trionfa – sia pure per qualche minuto – Vittorio De Sica in un divertente cameo mentre tenta di insegnare, con rassegnato paternalismo, due improbabili battute alla goffissima Anna. È un film ingiustamente ignorato!

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