DINO RISI, POCHI GRANDI MAESTRI

De Sica e Rossellini senz’altro, mentre Visconti spesso «era solo un buon arredatore. E Antonioni mi ha annoiato. Monicelli rivalutato tardi, come me».

    Cinquant’anni di cinema alle spalle per Dino Risi. Una carriera che lui stesso distingue in tre periodi. ll primo segnato da Pane, amore e… (1955) (con la Loren) e da Poveri ma belli (1957). Poi storie amare come Una vita difficile (1961), (nella foto è con i due interpreti, Sordi e Lea Massari) e Il sorpasso (1962). E dagli anni Settanta film più cupi come Anima persa (1977), Primo amore (1978), Fantasma d’amore (1981). Onore al merito, inoltre, per il successo di Scent of a Woman (1992), con Al Pacino, remake del suo Profumo di donna (1974).

Gli americani hanno da imparare dal nostro cinema?

    «ll sorpasso è un ottimo campione di cinema da strada. ll cinema americano è più forte di quello europeo. Ma grandi autori contemporanei tipo Scorsese hanno grandi debiti con i maestri del neorealismo, De Sica e Rossellini in testa.»

Nelle sue interviste spesso affiora una certa insofferenza contro la presunta egemonia neorealista.

    «ll neorealismo non fu una corrente poetica unitaria, ma una tensione civile: vitale e positivo nella prima fase, manieristico e ripetitivo negli anni Cinquanta. Una buona parte della cultura di sinistra aveva voglia di messaggi ed eroi positivi. C’era una spaventosa diffidenza verso il comico e la commedia. Così i miei film erano poco considerati. O, al contrario, erano supervalutati quelli di registi a mio avviso minori.»

Qualche nome?

    «Visconti fu adorato oltre i suoi meriti. Mi emoziona ancora La terra trema (1948), ma in parecchi altri film sembra solo un buon arredatore. Antonioni mi ha sempre annoiato. Di lui salverei alcuni f rammenti di Blow-Up (1966). Monicelli ha avuto il mio stesso destino: un lungo disprezzo critico e apprezzamenti nella maturità.»

CLAUDIO CARRABBA

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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