ANTONIO CATANIA, DA ACIREALE A MILANO, TRA MEDITERRANEO E BORIS

Nasce ad Acireale Antonio Catania, il 22 febbraio 1952 ma cresce lontano dall’Isola, a Milano. Formatosi tra l’Università Statale e la Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro, dopo tanta gavetta televisiva diventa il caratterista feticcio di Gabriele Salvatores che lo fa esordire ufficialmente nel 1987 nel film Kamikazen – Ultima notte a Milano.

    Un sodalizio decennale che ha visto Catania sugli scudi con Mediterraneo (1991), vincitore dell’Oscar al Miglior film straniero 1992, Puerto Escondito (1992), Sud (1993), il cortometraggio Colorado (1994), e Nirvana (1997), il Matrix all’italiana di Salvatores. Parallelamente Catania prende parte a pellicole rilevanti come Il cielo è sempre più blu (1995) di Aurelio Grimaldi e La cena (1998) di Ettore Scola, stringendo un sodalizio importante con il trio comico Aldo, Giovanni & Giacomo di cui prenderà parte a Così è la vita (1998), Chiedimi se sono felice (2000), La leggenda di Al, John e Jack (2002). Tanta gavetta a base di caratterizzazioni tra il comico e il drammatico, il dolce e il salato, che porteranno i suoi frutti con Pane e tulipani (2000) di Silvio Soldini. Primo ruolo importante nella carriera di Catania in cui divide la scena con un titano del cinema come Bruno Ganz.

    Di qui in avanti tante partecipazioni più o meno rilevanti tra Ma che colpa abbiamo noi (2002) – per cui riceve una nomination ai David per la categoria Miglior attore non protagonista – e L’amore è eterno finché dura (2004) di Carlo Verdone e Il caimano (2006) di Nanni Moretti. La svolta autentica però, capace di dargli rilevanza nazionale tra più generazioni – come molti degli attori che vi hanno preso parte – è ascrivibile alla serie Boris (2007 – in onda) e al suo Diego Lopez delegato di produzione. Personaggio sopra le righe, irriverente, a metà tra l’alleato e il villain per la produzione dell’italianissimo Gli occhi del cuore nel pieno dello stile narrativo della creatura di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo.

    La fuori-serie italiana – divenuta poi pellicola a pieno titolo nel 2011 con Boris – Il film – capace d’insinuarsi nei meandri dei palinsesti per poi sovvertirne la percezione. Un gioiello seriale e filmico Boris, passato in sordina in onda su Fox ma divenuta leggendaria tra streaming e server pirata, capace di giocare con l’inerzia di quello stesso sistema artistico-industriale fatto di narrazioni stereotipate, spiegoni e un pubblico da ravvivare di puntata in puntata, giustificandone perfino la voglia di un revival voluto e bramato da una solidissima fan-base a distanza di dieci anni dalla toccata-e-fuga cinematografica. Qui la natura dolce-amara dello stile recitativo di Catania va a nozze con lo stile sovversivo borisiano, tanto da risultare il valore aggiunto nelle sequenze in cui è presente. Tra le tante vite di Boris, Catania colleziona molto cinema prendendo parte a pellicole come Diverso da chi? (2008) di Umberto Carteni, La bella gente (2009) di Ivano De Matteo, Piede di Dio (2009) e Il pasticciere (2010) di Luigi Sardiello, La peggior settimana della mia vita (2011), Il peggior Natale della mia vita (2012) e 10 giorni senza mamma (2019) di Alessandro Genovesi, L’ora legale (2017) e Gli anni amari (2020) di Andrea Adriatico. Un caratterista formidabile Catania. Valore aggiunto dalle mille e una sfaccettature, riuscito a imprimere il suo volto in alcune della pagine più rilevanti della storia del cinema italiano.

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