UNA GIORNATA PARTICOLARE (1977) DI ETTORE SCOLA

Nel 1977 Ettore Scola diresse quella che molti ritengono essere la sua opera migliore: Una giornata particolare, film ambientato nel 1938, che celebra l’incontro tra un uomo emarginato, ad un passo dal suicidio ed donna sola, poco stimata dal marito. Lui è Gabriele (Marcello Mastroianni), appena radiato dal lavoro perché omosessuale. Lei è Antonietta (Sophia Loren), una depressa madre di sei figli, con il settimo che – per volontà del capofamiglia – deve a tutti i costi arrivare.

Entrambi scontano gli effetti dell’oppressiva cultura “urogenitale” del tempo: a Gabriele non viene perdonato il proprio orientamento sessuale, per cui sa che a breve verrà deportato; Antonietta è, invece, relegata al ruolo di fattrice, in omaggio alla politica demografica del momento.

La dimensione spazio-temporale, davvero particolare, caratterizza enormemente questo film, riflettendo, peraltro, l’interiorità dei personaggi: la vicenda si svolge, infatti, in uno unico caseggiato – magnifico edificio razionalista, sito in Roma alla Via XXI Aprile, a cui Scola dedica un lungo piano sequenza – ed è concentrata in poche ore, durante la celebrazione della visita di Hitler a Roma. Tutti i condomini, galvanizzati dallo storico evento, si recano in camicia nera a Via dell’Impero, sicché nell’enorme palazzo, vuoto, silenzioso, improvvisamente sinistro, oltre ai protagonisti, rimane soltanto una sospettosa portiera, subdola spettatrice dell’incontro tra i due. Improvvisamente le solitudini di Gabriele ed Antonietta si riconoscono e questa istintiva empatia, mista a latente disperazione, sarà sublimata a casa di lui, quando Antonietta si affaccia dalla finestra e scorge, di fronte, sul lato opposto del cortile, la propria casa: le appare d’un tratto deserta, fredda, inanimata. Esattamente come la sua esistenza. Gabriele, forzando se stesso, le lascerà in eredità il ricordo di un rapporto sessuale con cui Antonietta potrà recuperare la propria autostima, sentendosi in futuro forse meno sola.

La poesia della conoscenza tra i due sopravvive nonostante il costante sottofondo della radiocronaca della visita di Stato; così come le incursioni della invadente portiera – che incarna perfettamente certe logiche del tempo, fatte di dossier, delazioni e processi sommari – non scalfiscono l’intensità dell’incontro.

David di Donatello a Sophia Loren, drammaticamente bella, nonostante il trucco. Questa dinamica del cambio di prospettiva, strumentale alla scoperta del se’, sarà utilizzata, qualche anno dopo, da Ozpetek ne La finestra di fronte (2003), anche esso caratterizzato da un incontro tra vicini di casa e dominato dai cruenti ricordi di un ebreo omosessuale, ghettizzato dalle leggi razziali dell’epoca.

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