ROBERTO ROSSELLINI

Roberto Rossellini (Roma, 8 maggio 1906 – Roma, 3 giugno 1977) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.

È stato uno dei più importanti registi della storia del cinema italiano, che ha contribuito a rendere noto al mondo con pellicole quali Roma città aperta (1945), Paisà (1946), Germania anno zero (1948) e Il generale Della Rovere (1959), che fanno di lui uno dei padri del neorealismo italiano. Durante la sua carriera vinse alcuni dei più importanti premi cinematografici tra cui la Palma d’oro al Festival di Cannes, il Leone d’oro al Festival di Venezia e cinque Nastri d’argento; a questi si aggiunge anche una candidatura ai Premi Oscar. Registi del calibro di François Truffaut e Martin Scorsese hanno più volte affermato di essere stati influenzati dal cinema di Rossellini e di vedere in lui un maestro.

Alcuni autori descrivono la prima parte della sua carriera come una sequenza di trilogie. Il suo primo film da regista, La nave bianca (1941) venne sponsorizzato dal centro per la propaganda audiovisiva del Dipartimento della Regia Marina, ed è il primo lavoro della cosiddetta Trilogia della guerra fascista di Rossellini, assieme a Un pilota ritorna (1942) e L‘uomo dalla croce (1943). A questo periodo risale l’amicizia e la collaborazione con Federico Fellini e Aldo Fabrizi. Frequenta la trattoria Osteria Fratelli Menghi, punto d’incontro per pittori, poeti, ma soprattutto giovani registi e sceneggiatori come Ugo Pirro, Franco Solinas e Giuseppe De Santis.

Con la fine del regime fascista nel 1943, a soli due mesi dalla liberazione di Roma, Rossellini stava già preparando Roma città aperta su un soggetto di Sergio Amidei (con Fellini che lo assisteva alla sceneggiatura e Fabrizi che recitava nella parte del sacerdote). Questo film drammatico non ebbe un successo immediato in Italia, anzi fu un successo di ritorno dagli Stati Uniti e dalla Francia. Rossellini aveva così iniziato la sua cosiddetta Trilogia della guerra antifascista, il secondo titolo della quale fu Paisà, girato in sei episodi con attori non professionisti tra Napoli, Maiori in Costiera Amalfitana, un convento sull’Appennino e il Delta del Po. Terzo film della Trilogia Neorealista fu Germania anno zero (1948), e girato nel settore francese di Berlino.

Anche qui, Rossellini preferì degli attori non-professionisti, ma non fu in grado di trovare una faccia che ritenesse “interessante”. Rossellini posizionò una cinepresa nel centro di una piazza, come aveva già fatto per Paisà, ma fu sorpreso del fatto che nessuno si avvicinasse per guardare. Come dichiarò in un’intervista: “Al fine di creare realmente il personaggio che uno ha in mente, è necessario che il regista si impegni in una battaglia con i suoi attori, che normalmente finisce con la sottomissione ai loro desideri. Siccome non voglio sprecare le mie energie in questo tipo di battaglia, io uso attori professionisti solo occasionalmente”.

Si è supposto che uno dei motivi del suo successo, sia il fatto che Rossellini riscrisse i copioni in base ai sentimenti e alle storie degli attori non-professionisti. L’accento regionale, il dialetto, e i costumi, venivano mostrati nel film come se fossero nella vita reale. Dopo la Trilogia Neorealista, Rossellini produsse due film oggi classificati come “di transizione”: L’Amore (con Anna Magnani) e La macchina ammazzacattivi entrambi girati a Maiori in Costiera Amalfitana, sulla capacità del cinema di ritrarre realtà e verità (che richiama alla Commedia dell’Arte).

Nel 1948 Rossellini riceve una lettera da un’attrice straniera che gli si propone per lavorare con lui:

«Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.
Ingrid Bergman»

Con questa lettera ebbe inizio una delle più popolari storie d’amore del mondo del cinema, fra Ingrid Bergman e Rossellini, entrambi all’apice della loro popolarità. Questa relazione causò grande scandalo nell’ambiente del cinema (Rossellini e la Bergman erano entrambi sposati con altre persone); in particolare Hollywood non perdonava al regista italiano di aver sottratto all’industria cinematografica americana la sua più grande diva. Lo scandalo si intensificò alla nascita del loro primo figlio, Robertino, e in seguito delle due gemelle (Isabella e Isotta).

La collaborazione tra Rossellini e Bergman iniziò nel 1949 per Stromboli – Terra di Dio (girato sull’isola di Stromboli, il cui vulcano eruttò durante le riprese), e nel 1950 per Europa ’51. Nel 1954 il film Viaggio in Italia, aspramente attaccato dalla critica italiana, diede a Rossellini l’occasione di entrare in contatto con i giovani cinefili francesi che avrebbero poi dato vita alla nouvelle vague. Fu proprio François Truffaut a contattare Rossellini informandolo che in Francia il film era distribuito in una versione completamente rimaneggiata; a partire da quel primo contatto Rossellini strinse profonde relazioni con i vari François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer, allora tutti critici della rivista Cahiers du cinéma e la sua influenza fu fondamentale nel loro passaggio dietro la macchina da presa. Andrè Bazin, fondatore della rivista, descrisse lo stile rosselliniano come uno schizzo, un abbozzo. Caratteristico del regista italiano era infatti l’apparente mancanza di preparazione, spesso mancava una sceneggiatura completa o un’attenta costruzione della scena. Il cinema di Rossellini appare così più vicino alla realtà dove l’assenza di una marca stilistica è indice di modernità. Per questo motivo egli fu un’ispirazione per i cineasti della nouvelle vague.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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