RAI CINEMA CENSURA “LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA” DI FRANCO MARESCO

L’appello amareggiato del regista in una conferenza stampa perché l’azienda torni sui suoi passi, riconosca i diritti acquisiti sull’opera,  rivolgendosi anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

“(…) Benché fosse uno scrittore con dei fermenti decadentistici, benché fosse estremamente raffinato e manieristico, tuttavia aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo Paese (…) Pasolini era un genio di questo Paese, e in un secolo di geni ne nascono due o tre (…)” 
Alberto Moravia su Pier Paolo Pasolini

    Oggi è una data speciale per tutta l’Italia che combatte contro la mafia ed ogni forma di criminalità organizzata. Il pomeriggio di ventotto anni fa veniva assassinato a Palermo, in Via d’Amelio, Paolo Borsellino, il magistrato simbolo della lotta contro Cosa nostra ed i suoi boss e criminali, saltato in aria assieme ai suoi agenti di scorta, in seguito all’esplosione di una macchina imbottita di tritolo. L’ennesima strage che seguiva di un qualche mese quella di Capaci in cui perse la vita il suo fido amico e collega Giovanni Falcone e che ha fatto sì che l’intera società civile palermitana ed anche italiana si levasse in massa al grido di “giustizia e legalità!. Tuttavia oggi, 19 luglio 2020, è anche una giornata triste per via di una notizia che non solo ha scosso il mondo artistico italiano ma alla quale buona parte dell’opinione pubblica nazionale non può restare indifferente. Al centro un film del regista palermitano, Franco Maresco, La mafia non è più quella di una volta (2019) (da oggi in programmazione sulla piattaforma “MioCinema”), opera che lo scorso è settembre ha partecipato in concorso 76˚ Mostra del cinema di Venezia aggiudicandosi il Premio Speciale della Giuria tra gli applausi scroscianti del pubblico presente e l’accoglienza molto positiva della stampa e della critica. Un premio che, di certo, non ha aggiunto molto alla già evidente levatura cinematografica dell’opera di Maresco il quale, mediante il suo linguaggio satirico e dissacratorio, caratteristica di tutto il suo corpus artistico, ha dato il suo contribuito a quell’antimafia in cui ancora oggi ci troviamo a vivere e del quale dobbiamo essere consapevoli. La notizia, però, che ieri lo stesso Maresco ha diramato mediante una conferenza stampa (andata in onda anche su facebook), alla presenza dell’avvocato Antonio Ingroia e della fotografa Letizia Battaglia, coprotagonista del film assieme all’impresario di “feste di piazza” Ciccio Mira, è quella della censura che Rai Cinema, proprietaria dei diritti della pellicola prodotta da Rean Mazzone, che l’ha esclusa tra i film che possono essere trasmessi non solo nelle sue reti ma anche in situazioni in cui sarebbe presente l’azienda.

    Un’azione della quale Maresco era a conoscenza già da in po’ di tempo e che gli è stata comunicata in modo ufficiale direttamente dal suo amministratore delegato, Paolo Del Brocco, rappresentante il vertice di Rai Cinema. Il motivo? Il riferimento che il film fa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in merito, in particolare, alla trattativa stato-mafia sul cui argomento è calato il suo silenzio. Un vero affronto contro il Capo dello Stato secondo l’opinione della Rai che ne impedisce la diffusione. Molto lungo e ricco di pathos il racconto di Maresco alla conferenza stampa:

“La Rai non aveva più riconosciuto La mafia non è più quella di una volta già da diverso tempo, da qualche settimana (prima della Mostra del Cinema di Venezia, n. d. r.), perché riteneva che il film non fosse rispettoso nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Facemmo naturalmente tutto un lavoro tra i legali della Ilapalma (la società di Rean Mazzone, tra i produttori del film, n.d.r.) e quelli della Rai per arrivare a un compromesso. Tra l’altro nessuno di noi poteva pensare che un film di satira e un film che smitizzava la mafia potesse essere censurato. Ma in effetti arrivò questo rifiuto. E allora cercammo un compromesso, provando a eliminare alcune scene che magari potevano dare qualche problema ma non fu sufficiente perché Rai Cinema non voleva che si parlasse proprio del presidente Mattarella. Tra l’altro, questa è proprio l’occasione per raccontare altri retroscena, perché in realtà ci furono problemi anche con il festival di Venezia, perché il film fu selezionato e il direttore della Mostra, Alberto Barbera, molto dispiaciuto mi telefonò per dirmi: “Franco, mi dispiace, ma dobbiamo sospendere il film, per problemi dall’alto”. Per problemi dall’alto intendeva Paolo Baratta, allora presidente della Biennale, che evidentemente aveva subito pressioni. Ma dopo quei tagli, Barbera mi richiamò dicendomi: “Bene, ora che hai fatto questi tagli, il film può passare”. Avevamo quindi il suo sostegno. Fermo restando che un festival dovrebbe essere un luogo libero e che mai ho sentito di un festival che entra nei contenuti di un film. Comunque, a Rai Cinema questo non andava bene e per questo decise di togliere il logo. E, come sapete, oggi avere il sostegno di Rai Cinema è fondamentale, la maggior parte del cinema italiano vede coinvolta Rai Cinema.”

    Si è, poi, soffermato nei ricordi dei suoi 35 anni di carriera e a tutto ciò che di bello ebbe modo di fare per Rai 3 sotto la direzione di Angelo Guglielmi, “l’esperienza televisiva più bella di quegli anni non solo in Italia ma in tutta Europa; penso che quello che è successo a me in questi mesi e quello che succedeva 30 anni fa con Cinico TV, oggi non c’è paragone. Eppure lì c’erano forse i motivi veri di censura ma c’era anche un’altra Italia.”

    Triste riflessione soprattutto considerando che proprio Maresco e Ciprì, con Cinico TV, condussero una delle più significative campagne (vera) antimafia dell’epoca ma che oggi viene considerato un reietto da un potere che, di certo, non ha diritto di impedire la libertà d’espressione propria di ogni artista. Elemento a cui si è incentrata la riflessione di Letizia Battaglia, anch’essa visibilmente delusa e rammaricata per l’accaduto e certa che “io non lavorerò più con la Rai”. L’avvocato Ingroia, dal canto suo, ha evidenziato che “se la Rai continuerà a ignorare le richieste da parte di Maresco di riconoscere il film c’è la possibilità di passare alle vie legali in quanto l’opera è stata danneggiata, la Rai non ha comprato soltanto dei diritti, si è assunta anche dei doveri tra cui anche quello di promuovere il film. E rispetto a questo la Rai è inadempiente e il contratto con Franco Maresco è ancora in corso, non c’è stata nessuna sua rescissione e sino ad oggi il produttore Rean Mazzone non ha ancora preteso dalla Rai l’ultima tranche di pagamento. Il film è stato censurato, anche perché Rai Cinema, togliendo il logo e disconoscendo il film e non facendo nessun passaggio televisivo, ha danneggiato la sua visibilità”. Nei fatti, dal punto di vista di Ingroia non è Franco Maresco che vuole fare guerra alla Rai ma è stata la nostra azienda pubblica ad aver fatto la guerra a lui. Da notare l’assenza alla conferenza del produttore, Rean Mazzone, forse per una sua posizione di neutralità che ha scelto di assumere in merito a questa triste faccenda.

    L’appello personale col quale Maresco ha chiuso l’incontro è stato indirizzato proprio al Presidente della Repubblica al quale il regista ha chiesto due cose: “Prima: visto che lui è stato involontariamente la pietra dello scandalo di questo film, se lui, o la sua famiglia, si sia sentito offeso. Seconda: visto che Mattarella è garante della Costituzione, e dunque anche dell’articolo 21 sulla libertà di stampa e contro la censura, ritiene che questo fatto sia compatibile con il modo in cui ha agito Rai Cinema nei confronti del mio film? Se, dunque, sia venuto meno da parte dell’azienda televisiva nazionale l’osservanza dell’articolo suddetto.”

    Un appello sentito e partecipato che mira a sollevare gli animi degli intellettuali del Paese perché se è vero che La mafia non è più quella di una volta è anche vero che la libertà d’espressione in Italia non è più quella di una volta… ed il “quadro clinico” appare notevolmente peggiorato.

ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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