FRITZ LANG E IL CINEMA DELLA PARANOIA

Fritz Lang è uno dei grandi maestri del cinema d’ogni tempo, autore per eccellenza (insieme ad Alfred Hitchcock) del cinema della paranoia. Secondo Andrew Sarris, l’opera di Lang è imperniata, infatti, sulla lotta dell’uomo contro il proprio destino. Nei suoi film, presenze ostili e ossessive perseguitano l’uomo comune che viene invischiato in una rete di intrighi o resta preda di forze caotiche più grandi di lui. Questo grande cineasta è indubbiamente l’autore più poliedrico forgiato nella fucina espressionistica.

    I suoi film, dallo stile scabro e incisivo, spaziano in diversi temi, dal sovrannaturale allo spionistico, dal mitologico al futuribile e alla fantascienza, fino ai western e soprattutto ai thriller di ambientazione urbana, densi di elementi psicologici, che riguardano perlopiù la lunga attività svolta in America. Proveniente da Vienna, dove nasce nel 1890, Lang inizia il suo apprendistato in Germania nel 1917 come sceneggiatore di thriller per il regista Joe May. Ma in poco tempo si convince di dover dirigere da sé i suoi copioni e così prende a realizzare thriller tra i quali spicca Die Spinnen (1919) (I ragni), finché nel 1921 approda a Destino (1921), uno dei suoi pochi film sul soprannaturale vero e proprio, che risente molto dell’influenza espressionistica.

    Dell’anno successivo è uno dei suoi film più celebri, Il Dottor Mabuse (1923); diviso in due parti, riguarda la storia di un criminale dai poteri ipnotici che si trova a capo di una banda internazionale della malavita e che, inseguito dalla polizia nelle fogne, finisce per impazzire. Le leggende nordiche tedesche sono esplorate da Lang nel 1924 con I Nibelunghi (1924), un affresco epico diviso in due parti: La morte di Sigfrido e La vendetta di Crimilde.

    Due anni dopo, Lang realizza lo strabiliante Metropolis, metafora futuristica eccezionalmente visionaria che è sicuramente il primo maturo film di fantascienza, genere a cui il regista torna nel 1929 con Una donna nella Luna, storia di uno sbarco lunare che si avvale della consulenza di Hermann Oberth, il padre dei razzi spaziali. Tra i film più celebri di Lang, si colloca senz’altro M – Il mostro di Düsseldorf (1931), vicenda di uno psicopatico che ammazza le bambine, realizzata con straordinaria energia filmica e che si avvale di un grande Peter Lorre nel ruolo dell’assassino. Il testamento del dottor Mabuse (1932), che narra le nuove nefande gesta del folle criminale, segna il canto del cigno dell’espressionismo cinematografico tedesco e, allo stesso tempo, prelude alla fuga di Lang dalla Germania diventata nazista.

    Egli lascia così anche la moglie Thea von Harbou, fervente filo-nazista, fedele sceneggiatrice di quasi tutti i suoi film fino a quel momento. Durante una breve sosta in Francia nel 1934, Lang realizza un’altra opera prettamente fantastica, La leggenda di Liliom (1934), che ricorda, per alcune figurazioni, i film di Méliès e che ruota attorno alla figura di un uomo che, una volta giunto in Paradiso, ottiene di tornare sulla Terra per salvare suo figlio. Nel suo periodo americano, Lang realizza dei superbi film neri e di denuncia sociale di derivazione espressionistica nell’uso delle ombre, influenzando gli stessi cineasti americani.

    Da ricordare Furia (1936), Anche i boia muoiono (1942). La donna del ritratto (1943), Strada scarlatta (1945), Dietro la pota chiusa (1947), Il grande caldo (1953), Quando la città dorme (1956). Dopo essere tornato in Germania, Lang realizza altri tre film, l’ultimo dei quali è Il diabolico dottor Mabuse (1960), con cui torna per la terza e ultima volta ad uno dei suoi personaggi più significativi.

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