FINCHÉ DURA LA TEMPESTA (1963). DALLO SCONTRO BELLICO ALL’AMICIZIA TRA UFFICIALI

Seconda guerra mondiale. Un sommergibile italiano tenta di forzare il blocco navale degli alleati sullo Stretto di Gibilterra. Vi riesce, ma per i gravi danni subiti è costretto ad ormeggiare nella rada del porto neutrale di Tangeri, inseguito dal cacciatorpediniere inglese con il quale ha ingaggiato la lotta in mare.

Durante la sosta, che si prolunga più del previsto, i due equipaggi nemici mostrano rispetto reciproco, che si tramuta addirittura in temporanea alleanza durante una rissa a terra scoppiata tra i marinai e la gente del porto. Un marinaio italiano, rimasto ferito in quell’episodio da una coltellata, rischia di morire, ma viene salvato grazie alla penicillina che il comandante inglese mette a disposizione del collega italiano. Ma quando le due imbarcazioni riprenderanno il mare, gli equipaggi ricominceranno la lotta che si rivelerà fatale: finché dura la tempesta non c’è spazio che per la logica della guerra.

    I luoghi La città di Tangeri, dove ha luogo la sosta dei due equipaggi in attesa di riprendere il mare, è “interpretata” dalla città di Augusta, che nell’estate del 1962 ospita il set del film, presentato dai giornali del tempo con il titolo provvisorio di Beta Som, che rimarrà nella distribuzione nel Regno Unito, e Torpedo Bay per il mercato statunitense.

    Il porto e le strade di Augusta assumono temporaneamente le sembianze della città araba, con il tipico mercato ricostruito per l’occasione in piazza san Domenico.

    Il film è una co-produzione italo-britannica – Galatea Film e Panorama Films – ed è stata distribuita con due differenti montaggi. La versione italiana è diretta da Bruno Vailati, quella d’oltremanica da Charles Frend.

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