ERNST LUBITSCH. PROFILO

Ernst Lubitsch nasce a Berlino il 28 gennaio 1892, regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco naturalizzato statunitense, noto per aver contribuito, anche in virtù del suo caratteristico tocco, a segnare un’epoca per il cinema statunitense; è stato tra i primi registi ad avere l’onore di vedere il suo nome posizionato prima del titolo sui manifesti e negli elenchi del cast.

    Lubitsch nacque a Berlino, in Germania, il 28 gennaio del 1892 da una modesta famiglia ebraica, figlio di Simon Lubitsch, un calzolaio russo originario di Hrodna (nell’odierna Bielorussia), e di Anna Lindenstaedt, una casalinga tedesca originaria di Wriezen, città poco distante da Berlino. Inizia la sua carriera nel 1911 come attore teatrale presso il Deutsches Theater di Berlino. Recita in innumerevoli ruoli e uno dei registi che lo diresse più spesso fu Max Reinhardt. A partire dal 1913 inizia a recitare anche nel cinema. Il lavoro con Reinhardt gli aveva permesso di imparare molto sulla tecnica cinematografica, così inizia a dirigere film muti nei quali recita anche come protagonista.

    Prima del 1918 gira soprattutto film slapstick, dove lo ritroviamo interpretare anche la parte di un commesso di negozi di scarpe nella Berlino della prima guerra mondiale, nel film Pinkus l’emporio della scarpa (Schuhpalast Pinkus) del 1916. In Quando ero morto (Als ich tot war), del 1916, Lubitsch interpreta la parte di un marito che ci ricorda Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Straordinari sono La bambola di carne (Die Puppe, 1919), che rimanda a un topos hoffmaniano, e La principessa delle ostriche (Die Austernprinzessin, 1919), divertentissima parodia dell’American Way of Life dove vengono messe alla berlina la grossolanità e l’ostentazione della ricchezza dei miliardari americani e delle viziatissime figlie in cerca di marito.

    A partire dal 1919 dirige film di generi diversi, in particolare commedie e film in costume. Affronta Shakespeare in Romeo e Giulietta sulla neve (Romeo und Julia in Schnee, 1920), gustosissima commedia montana. Altrettanto straordinario (anche se misconosciuto) è Lo scoiattolo (Die Bergkatze, 1921) con Pola Negri, specialmente per certe soluzioni scenografiche. Dopo il successo di Madame du Barry con un eccezionale Emil Jannings (che interpreta anche la parte di Enrico VIII in Anna Bolena), nel 1922 l’attrice americana Mary Pickford invita Lubitsch a Hollywood per il film Rosita (1923), dove l’ebreo-berlinese inizia una nuova carriera che lo porta a dirigere le più famose attrici dell’epoca come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Carole Lombard e Miriam Hopkins.

    In La fiamma dell’amore (Die Flamme, 1923) e La zarina (Forbidden Paradise, 1924) Lubitsch lavora nuovamente con Pola Negri. Nei muti della Warner Bros. con Matrimonio in quattro (The Marriage Circle, 1924), assieme a un già maturo Adolphe Menjou. In Tre donne (Three Women, 1924) e Baciami ancora (Kiss Me Again, 1925) Lubitsch porta alla perfezione la lezione del maestro Charles Chaplin de La donna di Parigi. Ne Il ventaglio di Lady Windermere (Lady Windermere’s Fan, 1925) crea una versione cinematografica della commedia di Oscar Wilde di grande raffinatezza e perfezione formale.

    Ernst Lubitsch nel 1931 Lubitsch trova nel sonoro il cinema più adatto al suo gusto per la battuta maliziosa e la situazione sottilmente paradossale. Billy Wilder a questo riguardo coniò l’espressione “Tocco alla Lubitsch”, per definire il mix calibrato di dosato umorismo e sottile erotismo tipico delle sue commedie sofisticate.

    Negli anni Trenta dirige alcuni dei suoi capolavori: da Mancia competente (Trouble in paradise, 1932), storia di ladri e alberghi di lusso dove bugie e verità si inseguono in un continuo gioco di specchi, a La vedova allegra (The Merry Widow, 1934), ambientato in un fantastico reame d’operetta che testimonia l’origine mitteleuropea del regista; da Angelo (Angel, 1937), in cui si affaccia una vena di asciutto cinismo, alla satira politica di Ninotchka (1939), il cui celebre lancio pubblicitario recita: “il film dove Greta Garbo ride” (“Garbo laughs!“).

    Celebre la sua parodia di Hitler in Vogliamo vivere! del 1942, ispirato alla piece teatrale Noch ist Polen nicht verloren del drammaturgo ungherese Melchior Lengyel. Ernst Lubitsch morì a Bel Air (Los Angeles) in seguito a un infarto, durante le riprese di La signora in ermellino (That Lady in Ermine), film terminato da Otto Preminger. Lubitsch ottenne tre nomine per il Premio Oscar, ma solo nel 1947, poco prima della morte, vinse l’Oscar alla carriera.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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