LA REPUBBLICA, 21 FEBBRAIO 2021
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Luigi Comencini sa tutto del cinema, e non solo del suo cinema. Sa tutto anche della TV, e non solo della sua TV. Ha girato sei puntate di Cuore, dal best-seller di De Amicis, film per la TV presentato anche a Venezia. «Non ho avuto esitazioni», dice. «Nel 1972, quando per la TV ho fatto Pinocchio, la televisione offriva ancora a un regista cinematografico una gran libertà: la liberazione dall’incubo se il pubblico sarebbe andato o no a vedere il suo film. Il suo film sarebbe andato a farsi vedere in casa del pubblico.»
1980: l’Italia, pur con molte ammaccature, pare aver superato ogni turbolenza della decade che l’ha precorsa, contestazioni comprese, terrorismo compreso, compresi i fermenti sociali e la crisi economico.
Kurt Maetzig è nato a Berlino-Charlottenburg nel 1911. Il padre possedeva un laboratorio per la duplicazione di film, mentre la madre apparteneva a una ricca famiglia di mercanti di tè provenienti da Amburgo e dalla Danimarca. Durante la Prima guerra mondiale, Maetzig ha vissuto ad Amburgo-Harvestehude con sua nonna. Una volta completate le scuole superiori, ha studiato a Monaco chimica, gestione aziendale ed economia politica; ha anche frequentato diversi corsi alla Sorbonne di Parigi.
Nuovo benessere, docili trasgressioni, denuncia politica e satira
Il tempo di mettere piede negli anni Sessanta, accelerando il passo di una 600 familiare o rischiando il freno di un’Aurelia sport super-compressa, di infilarsi nell’ingorgo del benessere diffuso e di sentirsi scheggia dell’avvenuta esplosione – parte del boom, insomma –, e il cinema è già lì che racconta, che ci racconta, meglio d’ogni altro: filmando un Paese sorpreso in quella stagione sospesa tra la povertà che è stata e il malessere che sarà. Tra “vita difficile” e “dolce vita”, alla vigilia delle scelte delicate, dei grandi derby sociali anni Sessanta: coerenza-compromesso, impegno-alterazione.
Il 9 ottobre 1945, prima proiezione pubblica di Roma città aperta di Roberto Rossellini, è la data con cui si fa iniziare la rinascita del cinema italiano. Il Paese è uscito da poco dalla guerra, nel giro di qualche anno voterà per la Repubblica (2 giugno 1946), si darà una Costituzione (I° gennaio 1948) e manderà al governo, insieme ad alcuni partiti minori, la Democrazia cristiana (18 aprile 1948), che, seppur con varie formule, manterrà il potere esecutivo fino agli anni Novanta.
Viaggiando nel passato, non per nostalgia o vano amarcord, si possono avvertire meglio i fremiti dell’infinito futuro che ci sta davanti. E dai protagonisti del nostro cinema del dopoguerra è venuta una lezione straordinaria di lettura, interpretazione e rappresentazione degli italiani. Ma non sempre: forse il difetto capitale del cinema nazionale nell’ultimo ventennio è stato quello di perdere ll contatto con la realtà sociale e culturale del Paese.