LUIGI COMENCINI, LA TV OK, MA IL CINEMA È MEGLIO

Luigi Comencini sa tutto del cinema, e non solo del suo cinema. Sa tutto anche della TV, e non solo della sua TV. Ha girato sei puntate di Cuore, dal best-seller di De Amicis, film per la TV presentato anche a Venezia. «Non ho avuto esitazioni», dice. «Nel 1972, quando per la TV ho fatto Pinocchio, la televisione offriva ancora a un regista cinematografico una gran libertà: la liberazione dall’incubo se il pubblico sarebbe andato o no a vedere il suo film. Il suo film sarebbe andato a farsi vedere in casa del pubblico.»

    «Ma ora non c’è più la televisione. Ci sono anche le TV private, c’è la pulsantiera, c’è la schizofrenia di seguire i vari programmi contemporaneamente o quasi. Insomma, si è ricreato lo stesso tipo di ansia di quando facevo i film solo per il cinema.

    Così, per interessare il pubblico, Cuore andrà a Venezia.» Sul tavolinetto tra noi, nella sua casa di Roma, sono sparpagliate alcune foto di scena di Cuore con Giuliana De Sio, Johnny Dorelli e con molti ragazzini ritratti e trattati con quella curiosità, quell’attenzione, quell’amore di capire che Comencini ha testimoniato per l’infanzia fin dal suo documentario Bambini in città (1946) e dal suo film Proibito rubare (1948). «Sempre bambini, vero? Ma in questo caso si tratta di ragazzi forse un poco grandi per le mie abitudini.

    Il problema, comunque, è di gestirli tutti.» Comencini entra nel suo argomento preferito: l’infanzia. «I bambini di meno di tre anni non è semplice dirigerli. E , in ogni modo, i bambini non li si può dirigere mai. È orribile quando diventano consapevoli di essere attori, di fingere. Bisogna dargli un tema, uno spunto e poi lasciarli inventare se stessi.»

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