VESPRO SICILIANO (1949) DI GIORGIO PASTÌNA. DAI SET DI CINECITTÀ A QUELLI DI PALERMO

Dopo la morte dell’imperatore Corrado IV, la sconfitta di Manfredi a Benevento e la decapitazione a Napoli il 29 ottobre 1268 dell’ultimo pretendente svevo Corradino, il Regno di Sicilia era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese Carlo I d’Angiò.

    Papa Clemente IV incorona Carlo re di Sicilia, sperando così di poter estendere la propria influenza all’Italia meridionale senza dover subire i veti precedentemente imposti dagli svevi, dovette rendersi conto che gli angioini avrebbero perseguito una politica aggressiva e soprattutto antipopolare. I palermitani si mostrarono subito molto intolleranti e riottosi e si opposero a qualsiasi tipo di integrazione con i francesi.

    Contestualizzando, il regista illustra le traversie sentimentali di Elena di Caltabellotta (Clara Calamai) perdutamente innamorata di Giovanni da Procida (Roldano Lupi) ma forzata al matrimonio coatto col Governatore di Palermo, l’arrogante duca di Saint-Rémy (Paul Muller), e della leggiadra Laura (Marina Berti), umile figliola di un anonimo mugnaio panormita, invaghita di un pescatore ma insidiata dal capitano Droet (Steve Barkley), scagnozzo del governatore.

    Le due storie si intrecciano in una Palermo rivoluzionaria che manifesta tutta la sua intolleranza per gli angioini, la cui permanenza è trasversalmente indigesta, e costringerà i reggenti d’oltralpe ad una affannosa difesa prima, e ad una precipitosa fuga dall’Isola dopo l’accensione della miccia della storica rivolta sicula.

    Il film di Pàstina trae il soggetto dal libretto dell’opera lirica Les véspres siciliennes di Eugène Scribe e Charles Duveyrier, ed in chiave revisionistica, rappresenta una fase europea storica quasi proto rivoluzionaria ad opera dei siciliani, che, da lì in avanti, e ancora per secoli, si ripeté in altri regni ciclicamente in un crescendo sempre più intenso.

ANTONIO LA TORRE GIORDANO

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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