CADAVERI ECCELLENTI. IL LASCITO STORICO DI SCIASCIA E ROSI

Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi. Lucidissima opera politico-giudiziaria sotto forma di thriller, ambientata in un inquietante scenario italiano, negli anni cruenti della strategia della tensione.

    Rosi col suo consueto vigore intellettuale e impegno civile costruisce un efficace teorema, spesso potente, che indaga, riflette, si pone sconcertanti interrogativi sui tanti, troppi misteri, depistaggi, zone d’ombra rimasti sempre irrisolti, in quella che ormai viene definita la Prima Repubblica.

    Tutto quanto si rispecchia metaforicamente in uno sviluppo narrativo di forte impatto drammaturgico che mostra una lunga catena, sequenza di omicidi, di cui vittime sono alte sfere dello Stato, quasi tutti dei magistrati. Un rompicapo ambiguo, labirintico destinato a rimanere oscuro, senza alcuna soluzione fino al suo epilogo. Ma con tante ipotesi, plausibili, e per questo motivo puntualmente occultati.

    Rivisto o recuperato ai giorni nostri, Cadaveri eccellenti può leggersi pure come un emblematico documento storico di alta denuncia sociale, ennesima testimonianza dell’ammirevole coerenza artistica di questo grande cineasta. Per certi versi poi il film si articola, muove sulla stessa linea ideologica, valenza simbolica di Todo modo di Elio Petri, coraggioso pamphlet sulla lunga, dominate, losca egemonia democristiana. Entrambi sono tratti da due romanzi di Leonardo Sciarscia e, coincidenza, uscirono nei cinema nello stesso anno (1976), a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro.

 

SALVATORE RAPISARDA

 

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