MARCELLO MASTROIANNI, SÌ SONO UN VIGLIACCO

Le confessioni del grande attore: «Non mi piaccio ma mi piacciono le donne. Belle, è ovvio»

Oreste Del Buono, in un’intervista a Marcello Mastroianni, raccolse una sua scanzonata confessione: «Ma sì, chiamatemi Marcello Dongiovanni, ho avuto più di mille amori. Mi credereste se dicessi il contrario?».

Mastroianni si divertì per due ore su quell’aereo con OdB. E molti anni dopo, confidò il suo piacere nell’interpretare Sostiene Pereira (1995). Ma molto tempo prima, nel ’71, aveva tracciato una propria “radiografia”, raccolta da Oriana Fallaci, in cui l’ancora giovane Mastroianni si dichiarava deluso da se stesso:

«Voglio distruggere un certo tipo di uomo: quello cui io appartengo. Non mi piaccio. Che la gente mi veda come l’espressione di un’epoca, anzi il simbolo di un uomo ambiguo, confuso, egoista, immaturo? Sono tutto ciò, ed eccoci al peggio: non mi piaccio dentro.

Tanto per dirne una, sono ignorante. Il mio livello culturale è mediocre… lo mi eccito solo attraverso l’incontro con una donna. L’amore mi è necessario anche professionalmente: lavoro meglio quando ho una donna, sono più intelligente e più ricco. Mai cinico, tuttavia. Io non sono mai riuscito a dire con-quella-ci-vado-a-letto-e-amen. Sono sempre partito da una cottarella, e ho sempre finito col farmi fregare. Perché ho bisogno di amare e di essere amato… In altre parole non sono un latin lover.

Sono il prodotto di quel sistema patriarcale contro cui si rivoltano le donne moderne: non riesco a considerare il rapporto amoroso su un piede di eguaglianza. Millenni di dominio maschile e di educazione cattolica m’hanno insegnato a sentirmi bene solo con donne sottomesse. Le donne mi fanno paura, tutte. Ma specialmente quelle che sono troppo sicure di sé, troppo indipendenti. Da tale paura mi libero solo sostenendo il ruolo del protettore e illudendomi di dare ebbrezza ed equilibrio.

È da cretini… La donna che mi è piaciuta di più è Marilyn Monroe, questa cosa di burro: bella, strana, vulnerabile. Questa nuvola bionda che, scommetto, non sapeva attraversare la strada da sola. Mi faceva tanta tenerezza, mi dava tanta voglia di possederla e proteggerla. Non ho mai provato cose del genere con Greta Garbo e le donne come Greta Garbo. A me la Garbo è sempre sembrata un uomo: anche vestita da sera. Le sue spallone, i suoi piedoni. La Garbo va bene per gli intellettuali, per i pederasti, al massimo per i maschioni che ne hanno viste di tutti i colori. Quando la conobbi mi parve la matrigna di Biancaneve. V’è in lei la forza e l’autorità della regina. E la regina comanda: ci risiamo.

Di donne ne ho avute molte, è vero, e quasi sempre attrici dei miei film. Le attrici sono belle, e io sono attratto dalla bellezza. Gli occhi, il corpo, le gambe. Non ho detto il viso. Ma tra una donna con un bellissimo viso e un corpo approssimativo, e una donna con un viso approssimativo e un bellissimo corpo, preferisco quest’ultima… A questo punto dovrei parlare di Faye Dunaway. È lei la donna che ho amato di più. Ma è un discorso che mi fa male, bisogna rinviarlo. Sì, sono un vigliacco».

ADRIANO BOTTA

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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