LE INFLUENZE DI MÉLIÈS

Le mirabolanti invenzioni di Georges Méliès diventano ispiratrici di tutta una serie di film brevi, di pura evasione, realizzati all’insegna del fantastico, che spesso ricalcano pedissequamente, nelle idee e nelle scene, i film del mago. Del resto agli albori del cinema le leggi ancora labili sul copyright non possono molto contro il proliferare degli imitatori.

    Tra gli artefici di questi lavori è doveroso ricordare, per quanto riguarda la Francia, i nomi di Alice Guy e Ferdinand Zecca. La Guy è la prima regista della storia del cinema. Inizialmente in attività per la neonata casa cinematografica Gaumont, la Guy emigrerà in USA dove fonderà una propria casa di produzione, la Solax. Autrice; dal 1896 al 1920, più di duecento film, essa lascia la sua impronta nel fantastico realizzando Voyage dans la Lune (1906), palesemente ispirato da Méliès e nel 1914 fa un’incursione nell’horror con The Pit and the Pendulum, uno dei primissimi film ad essere fatti da racconti di Edgar Allan Poe.

    Ferdinand Zecca, assunto nel 1901 dalla casa cinematografica Pathé, è ricordato dallo storico francese Georges Sadoul come “dotato di una vivacità ingenua e popolaresca”. Egli è attore, produttore e regista e le esigenze produttive dei primi anni del cinema lo inducono a plagiare spregiudicatamente diversi autori, tra i quali Méliès. Ne fanno fede A la conquete de l’air (1901), Voyage autour une etoile (1906). Anche se di buona qualità, quest’ultimo film manca della plasticità e del ritmo particolare del pioniere francese.

    Il cinema muto spagnolo può invece vantare un nome di ben altro rilievo come Segundo de Chomòn, tecnico, operatore, regista e produttore, da alcuni considerato addirittura superiore a Méliès nell’ideazione di alcuni trucchi. Acquisita subito una grande maestria nell’uso della tecnica cinematografica, egli si dimostra l’unico capace di competere degnamente con Méliès con film come Le voyage sur Jupiter (1909) e Voyage au centre de la Terre (1910). De Chomòn, come Méliès, è un accanito sperimentatore: notevoli le colorazioni a mano dei fotogrammi con un apparecchio da lui inventato, oppure gli effetti di sovraimpressione e di scomposizione del movimento. Le sue qualità vengono messe a frutto anche nella realizzazione del famoso Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, con il quale egli collabora dal 1912. Pur essendo un grandissimo pioniere della sperimentazione, de Chomòn rimane però sempre legato ad un’aridità tecnicistica lontana dai voli di fantasia di Méliès, nei cui film l’audacia tecnica si sposa felicemente con la storia narrata. Spostandoci negli Stati Uniti, ci accorgiamo che l’influenza di Méliès è ormai diventata di risonanza mondiale. Infatti i pionieri Thomas Edison e Edwin Stratton Porter devono molto alle meliesiane acrobazie filmiche che dilagano sugli schermi di mezzo mondo. Porter, autore del celebre The Great Train Robbery (1903), il primo westem della storia del cinema, si lascia coinvolgere dal fantastico realizzando A Cavalier Dream, The Vanishing Lady, An Animated Lunch.

    Dopo le fantasie di Méliès e dei suoi imitatori, il cinema fantastico trova subito terreno naturale nell’orrore o meglio, nei primi tentativi di portare sullo schermo celebri creature della letteratura gotica. Nel 1908 due cineasti americani, rispettivamente Otis Turner e Sidney Olcott realizzano quasi contemporaneamente due pellicole tratte da Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson.

    Il 1910 è la volta del primo Frankenstein dell’americano James Searle Dawley, in cui il mostro si spaventa quando si guarda allo specchio. La storia viene filmata nel 1920 anche da Eugenio Testa e Luciano Albertini col titolo Il mostro di Frankenstein. Sempre nei primi anni Dieci si producono le prime storie sui vampiri e del 1914 è la già citata trasposizione del classico di E. A. Poe The Pit and the Pendulum, ad opera della regista Alice Guy, senza dimenticare il grande David Wark Griffith che col suo The Avenging Conscience: or ‘Thou Shalt Not Kill’ (1914) riduce per lo schermo il racconto Il cuore rivelatore di E. A. Poe con innesti di Annabel Lee sempre di Poe.

    In tutti questi casi (ad eccezione di Griffrith) si tratta perlopiù di film di due o tre bobine al massimo, poiché il cinema stenta e il lungometraggio vero e proprio tarda a comparire. È sintomatico che nel 1911 il primo lungometraggio italiano sia fratto dal poema fantastico di Dante, La divina commedia. Si tratta di Inferno di Francesco Bertolini e Adolfo Padovan, un notevole tentativo di trasferire in immagini il poema dantesco prendendo come spunto le celebri raffigurazioni di Gustave Dorè. Avvalendosi del procedimento del tableau vivant (una sorta di rappresentazione scenica che si avvale di persone vere), Inferno ripercorre la prima cantica del sommo poema. Il film richiede due anni di lavorazione ed è sostenuto da una campagna pubblicitaria senza precedenti. All’epoca qualcuno parla di “università popolare”, come esempio di acculturare le masse con spettacoli che siano di evasione e di cultura allo stesso tempo. Alla prima del film a Napoli è presente il filosofo Benedetto Croce che rimane entusiasta. Sempre in Italia comincia a prendere piede in svariati modi al cinema la presenza del satanico, efficace occasione per trattare il soprannaturale poiché Satana è radicato nell’immaginario delle masse più di qualsiasi mostro.

    La presenza di Satana nel mondo è infatti lo spunto per il film più ambizioso e raffinato di Luigi Maggi, intitolato appunto Satana (1913) in cui, in quattro episodi, si evocano la presenza e le nefaste influenze del Maligno in epoche diverse, anticipando la griglia narrativa del celebre Intolerance (1916) di D.W. Griffith e Pagine dal libro di Satana (1921) di Carl Theodor Dreyer.

    Per quanto riguarda la fantascienza, essa rimane ancorata, per buona parte degli anni dieci, quasi esclusivamente alle opere artigianali di Méliès e dei suoi seguaci poiché non è stata ancora messa a punto una tecnica efficace che, su scala industriale, possa far produrre film di questo genere. Inoltre il concetto stesso di fantascienza non è familiare alla cultura di massa e i tempi sono veramente prematuri per trattare con uno stile sicuro i viaggi nello spazio o presenze aliene, al di là del semplice contesto favolistico-meraviglioso. In ultima analisi sono le poetiche dell’orrore e dell’angoscia a prevalere e ad imporsi e i loro veri, inquietanti embrioni si sviluppano in Germania con l’espressionismo tedesco.

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