LA TRAGICA MISERIA DE L'”ACCATTONE” DI PASOLINI

È di certo il miglior esordio cinematografico di un autore italiano negli anni Sessanta, insieme a I pugni in tasca di Marco Bellocchio.

    Opera folgorante nel suo realismo crudo, antiretorico, che per la prima volta raccontava e mostrava, attraverso il suo cinico, ripugnante per molti versi, ma allo stesso tempo umanamente dolente protagonista, soprannominato “Accattone”, “l’invisibile” mondo del sottoploretariato romano.

    Le sue tragiche miserie, i suoi codici interni, circoscritti, la sua atavica rassegnazione a una desolante, perenne condizione di emarginazione, sconfitta. Traendolo dai suoi primi due romanzi: Ragazzi di vita e Una vita violenta, Pasolini con il suo Accattone si afferma con potente ricchezza espressiva, nel panorama quanto mai fertile del nostro cinema di allora.

   Le sue peculiarità d’autore, la sua cifra stilistica sarà caratterizzata artisticamente da una poetica evocativa e simbolica, compositiva nella sua forma, di un limpido rigore ascetico delle immagini, in un’estetica visiva che si richiamava fin dagli inizi (e sarebbe continuata con coerenza in tutta la sua filmografia successiva) alla grande arte pittorica del Rinascimento.

SALVATORE RAPISARDA

Redazione, Archivio Siciliano del Cinema

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