HENRIK GALEEN, L’OSCURO REGISTA ESPRESSIONISTA

Di questa misteriosa figura di regista-sceneggiatore si hanno scarse notizie. L’oscurità che avvolge la sua esistenza è emblematicamente in sintonia con I’imponderabilità dei film espressionisti fantastici. Infatti, dopo un periodo di attività in Germania, Henrik Galeen abbandona il Paese e non lascia traccia in America della sua vita successiva. Fino a non molto tempo fa si riteneva fosse ancora vivo, ma poi si è appurato che è scomparso nel 1949.

    Galeen nacque nel 1881 a Leopoli, città dell’Ucraina che, all’epoca, faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Iniziò la sua carriera come giornalista, mettendosi anche a recitare prima di ottenere un posto come assistente di Max Reinhardt al Deutsches Theater di Berlino e cercando nel frattempo di ottenere la cittadinanza tedesca. Nel 1911, sempre a Berlino, passò a lavorare come regista per il Volksbühne, esordendo nel 1915 anche come regista cinematografico.

    Nel 1915 co-dirige con Paul Wegener il primo Der Golem, dopodiché diviene uno dei più prodigiosi registi-sceneggiatori del muto tedesco. Le sue sceneggiature hanno un carattere spiccatamente lugubre e macabro, di grande suggestione. Ne fanno fede quelle di Der Golem del 1920 (peraltro mitigata da Paul Wegener). ma soprattutto La testa di Giano (Der Januskopf, 1920, scritto in collaborazione con Hans Janowitz) e Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1921), ambedue diretti da F. W Murnau. Le sceneggiature di questi due film sono, a loro volta, versioni molto libere rispettivamente de Lo strano caso del dottor Jekyll e signor Hyde di R. L. Stevenson e di Dracula di Bram Stoker. In seguito, Galeen scrive Tre amori fantastici o Il gabinetto delle figure di cera (Das Wachsfigurenkabinett, 1924) diretto da Paul Leni.

    Il film più conosciuto di Galeen regista è la seconda versione de Lo studente di Praga (Der Student von Prag, 1926), scritto da Hanns Heinz Ewers e dallo stesso Galeen. Rifacimento dell’omonimo film di Stellan Rye del 1913, la versione di Galeen è più ritualistica, vantando anche originali e stupefacenti effetti di luce specie nella parte finale, puramente espressionista, e una grandiosa interpretazione di Conrad Veidt. Altrettanto riuscito è La mandragora (Alraune, 1928), tratto dalla nota leggenda medievale.

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