ALDO PUGLISI. UNA CARRIERA LAMPO NEL SEGNO DI PIETRO GERMI

Nasce a Catania il 12 aprile 1935 Aldo Puglisi, con l’amore per il cinema trasmessogli nelle molecole del DNA. Certo, non esordirà sul grande schermo prima degli anni Sessanta, ma già durante la gravidanza era chiaro che il suo destino sarebbe stato segnato dalla settima arte: sia il padre che la madre erano infatti attori professionisti.

  È un esordio col botto però, nel 1964 infatti, Puglisi fa tris e prende parte a Tre notti d’amore di Renato Castellani, ma soprattutto a due delle opere filmiche più rilevanti di quella decade: Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica, dove interpreta Alfredo, uno dei personaggi secondari, ma soprattutto Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, dove presterà il suo volto a Peppino Califano, l’ormai iconico “adescatore” della bella Agnese della Sandrelli.

  L’anno successivo, sempre con Germi, prenderà parte a Signore & Signori (1965), chiusura della trilogia siciliana inaugurata con Divorzio all’italiana (1961), tra le massime vette della commedia all’italiana. Lo stesso anno Puglisi prende parte a Gli amanti latini di Mario Costa e Letti sbagliati di Steno. Nel 1967 un altro ruolo con cui arricchire la sua già corposa filmografia, Peggio per me… meglio per te di Bruno Corbucci, dove divide la scena con Little Tony. L’anno successivo, il 1968, rappresenta un anno importante per la carriera di Puglisi. Prende parte infatti a due autentiche gemme filmiche del cinema italiano come La ragazza con la pistola di Mario Monicelli – gemello artistico del “contemporaneo” La sposa in nero di François Truffaut nonché una delle più celebri ispirazioni per l’epica tarantiniana in due parti, Kill Bill (2004), Amore e rabbia di Pier Paolo Pasolini, e perfino uno dei rari film non-horror di Ruggero Deodato: Vacanze sulla Costa smeralda (1968). Nondimeno, gli anni Sessanta gli regalano un’ultima gioia attoriale, venendo scritturato in Un caso di coscienza (1969) di Giovanni Grimaldi. È ormai un volto noto Puglisi, imponendosi in poco meno di una decade – praticamente quattro anni – come uno dei più ricercati caratteristi dell’epoca.

  Negli anni Settanta Puglisi mette la sua firma attoriale prendendo parte in un ruolo minore in quel capolavoro d’atipica e colorita lotta di classe che corrisponde al nome di Travolti di un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) di Lina Wertmuller ma i suoi giorni di gloria – nonostante un’irresistibile ascesa – sembrano ormai prossimi a finire. Incasella comunque un mini-sodalizio con Pasquale Festa Campanile per cui, nel 1971, prende parte a Il merlo maschio e Quando le donne persero la coda, una preziosa partecipazione nello “scandaloso” e falcidiato dalla censura Nonostante le apparenze…. e purché la nazione non lo sappia… All’onorevole piacciono le donne (1972) di Lucio Fulci e Vogliamo i colonnelli (1973) di Mario Monicelli.

  Inaspettatamente, la carriera di Puglisi si arresta. Dopo Prima notte di nozze (1976) e Arrivano i gatti (1980) di Carlo Vanzina, il suo talento non viene più messo al servizio del cinema. Ci penserà il critico cinematografico e regista Mario Sesti a richiamare Puglisi per il suo documentario L’uomo dal sigaro in bocca (1997), ma è una goccia in un oceano di silenzio. Poi un paio di partecipazioni minori nel 2003 tra Tosca e altre due di Giorgio Ferrara e Segreti di stato di Paolo Benvenuti, non ultimo Quell’estate felice (2007) di Beppe Cino. Poca roba chiaramente, ma non è ciò per cui siamo qui a parlare di Aldo Puglisi. Volto iconico, spigoloso, allungato – come direbbero alcuni, “particolare” – degli anni d’oro del cinema italiano. Caratterista dalla mimica inconfondibile che nonostante una presenza fulminea – da blitz – sui grandi schermi, ha saputo incastonarsi nelle sinapsi degli appassionati di cinema e nell’immaginario collettivo.

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