STEVE MCQUEEN. PROFILO

Terence Steven “Steve” McQueen nasce a Beech Grove il 24 marzo 1930, attore statunitense. Allievo dell’Actor’s Studio di New York è stato uno dei più celebri attori tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Famoso per il suo atteggiamento spericolato e da anti-eroe, nonostante sia sempre stato un attore piuttosto problematico per registi e produttori, riuscì sempre a ottenere ruoli di grande rilievo e ingenti compensi.

    Era di origini inglesi, scozzesi, gallesi, irlandesi, olandesi e tedesche. Figlio di uno stuntman, che abbandonò la moglie, il piccolo Steve fu mandato a vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio. All’età di 12 anni tornò a vivere con la madre, che nel frattempo si era trasferita a Los Angeles, in California. A 14 anni era già membro di una gang di strada e la madre si vide costretta a mandare il ragazzo presso una scuola di correzione californiana, la California Junior Boys Republic presso Chino Hills.

    Abbandonato l’istituto, McQueen entrò nel corpo dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al 1950. Nel 1952, grazie a un prestito fornito agli ex soldati, incominciò a frequentare i corsi di recitazione presso l’Actor’s Studio di Lee Strasberg a New York. Dei 2000 candidati presentatisi alle selezioni, solo lui e Martin Landau riuscirono a entrare nella scuola. Nel 1955 Steve McQueen debuttava a Broadway.

    McQueen esordì nel mondo del cinema con un piccolo ruolo nel film Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, ma la sua prima grande interpretazione può essere considerata quella del cowboy Vin nel western I magnifici sette (1960) di John Sturges, regista che lo aveva precedentemente diretto in un altro suo film, sebbene in un ruolo minore, Sacro e profano (1959). L’anno successivo fu la volta del film bellico L’inferno è per gli eroi (1961) di Don Siegel, in cui ritrovò l’amico James Coburn, con il quale aveva già lavorato ne I magnifici sette, e in cui interpretò il difficile ruolo di John Reese, un ex sergente che viene degradato per insubordinazione e per ubriachezza.

    La definitiva consacrazione per McQueen giunse grazie al kolossal La grande fuga (1963), sempre diretto da John Sturges, in cui interpretò il ruolo dell’audace e spericolato capitano Virgil Hilts, uno dei personaggi che lo resero maggiormente celebre nel mondo del cinema. Nel 1965 il regista Norman Jewison lo scritturò per Cincinnati Kid (1965), dove McQueen recitò il ruolo del giocatore di poker Eric Stoner, in un’intensa e carismatica interpretazione. Nel 1966, diretto da Robert Wise nel film Quelli della San Pablo, McQueen ottenne la sua prima ed unica nomination all’Oscar come miglior attore protagonista. Norman Jewison tornerà a dirigere McQueen nell’elegante Il caso Thomas Crown (1968), affiancandolo a Faye Dunaway. Nello stesso anno l’attore venne diretto da Peter Yates nel poliziesco Bullitt (1968).

    Nella prima metà degli anni settanta McQueen consolidò la propria fama quando Sam Peckinpah gli propose un ruolo da protagonista nel western moderno L’ultimo buscadero (1972), offerta prontamente accettata dall’attore, che riuscì in modo sorprendente a farsi apprezzare dal regista, tanto da proseguire la collaborazione con lui in un altro ruolo da protagonista, questa volta nel poliziesco Getaway! (1972). L’anno successivo fu la volta di Papillon (1973), pellicola avventurosa di ambiente carcerario, diretta dal regista Franklin J. Schaffner. Il personaggio di Henri Charrière, un galeotto realmente esistito, nonché autore dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film, viene considerata da molti l’interpretazione fisicamente ed esteticamente migliore e più impegnativa di McQueen.

    L’anno dopo John Guillermin lo diresse in un ambizioso progetto di genere catastrofico, il kolossal L’inferno di cristallo (1974), accanto a Paul Newman e a William Holden. Nella seconda metà degli anni Settanta la carriera dell’attore entrò in una fase di declino. Nel 1980 interpretò Tom Horn nell’omonimo film diretto da William Wiard. La sua ultima apparizione sul grande schermo, prima della sua prematura scomparsa, risale al 1980 ne Il cacciatore di taglie (1980), un poliziesco con sfumature comiche, diretto da Buzz Kulik.

    Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma pleurico (un tumore associato all’esposizione all’amianto, di cui furono rinvenute tracce nelle tute dei piloti automobilistici utilizzate dallo stesso McQueen). McQueen morì in una clinica messicana in seguito a due consecutivi attacchi cardiaci, alle 15.45 del 7 novembre 1980, accanto all’ultima moglie e all’istruttore di volo e amico Sammy Mason. Ventiquattro ore prima gli era stato rimosso chirurgicamente un tumore allo stomaco. Fu cremato e le ceneri furono disperse nell’Oceano Pacifico.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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