NINO MANFREDI. PROFILO

Nino Manfredi, all’anagrafe Saturnino Manfredi nasce a Castro dei Volsci il 22 marzo 1921, attore, regista, sceneggiatore, comico e cantante italiano. Interprete versatile e incisivo, tra i più validi e apprezzati del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti.

   È considerato uno dei più grandi interpreti della commedia italiana con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, e fu tra i massimi esponenti della romanità cinematografica.

    Cresce in un piccolo paese ciociaro situato nell’allora provincia di Terra di Lavoro (attualmente nell’odierna provincia di Frosinone), il 22 marzo del 1921. I suoi genitori, Romeo Manfredi e Antonina Perfili, provenivano entrambi da famiglie contadine. Il padre, arruolato in Pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo, nei primi anni trenta venne trasferito a Roma, dove Nino e il fratello minore Dante crebbero, trascorrendo l’infanzia nel quartiere di San Giovanni. Dopo le scuole medie, s’iscrisse come semiconvittore al Collegio Santa Maria, da dove però scappò varie volte, finché fu costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi e restò a lungo in sanatorio. Qui imparò a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entrò nel complessino a plettro dell’ospedale. Dopo un’esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, iniziò ad appassionarsi alla recitazione.

    Esordì al cinema con un primo film del 1949, Torna a Napoli di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951), e passando poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1955 partecipò per la prima volta a due film di rilievo, Gli innamorati di Mauro Bolognini e Lo scapolo di Antonio Pietrangeli. Il 14 luglio dello stesso anno sposò l’indossatrice Erminia Ferrari, dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film Totò, Peppino e la… malafemmina diretto da Camillo Mastrocinque (1956) e altri ruoli da protagonista nelle commedie Caporale di giornata di Carlo Ludovico Bragaglia e Carmela è una bambola di Gianni Puccini, entrambe del 1958.

    Sull’onda del suo successo televisivo in Canzonissima 1959, nello stesso anno fu uno dei protagonisti in Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti, diretto da Mario Monicelli l’anno precedente. Venne inoltre chiamato a prestare la sua voce, con la cadenza ciociara del “barista di Ceccano”, come narratore fuori campo, nel film di Mario Mattoli Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi (1960). Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L’impiegato diretto da Gianni Puccini, diventò una delle colonne portanti della commedia all’italiana con importanti ruoli sia comici o brillanti che drammatici. Interpretò personaggi diversi, come il rappresentante scambiato per gerarca fascista in Gli anni ruggenti (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy (1965) e il cognato dell’editore Alberto Sordi, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968); nello stesso anno fu protagonista nel film Straziami ma di baci saziami. Nel 1969 lo si ritrovò protagonista della commedia a episodi Vedo nudo e poi nel film Nell’anno del Signore di Luigi Magni.

    Nel 1971 interpretò invece in Trastevere uno squattrinato artista psichedelico, ex-agente della polizia della squadra narcotici, lavoro che gli aveva procurato la dipendenza dalla droga. Nel 1972 fu Girolimoni, nell’omonimo film drammatico.

    Nel 1973 interpretò invece l’emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d’ospedale idealista in C’eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e in Café Express del 1980.

    In qualità di attore si aggiudicò cinque Nastri d’argento e cinque David di Donatello.

    Nel 1962 debuttò anche dietro la macchina da presa con L’avventura di un soldato, un episodio del film L’amore difficile tratto dall’omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia fu l’autobiografico lungometraggio Per grazia ricevuta (1971), col quale si aggiudicò la Palma d’oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d’argento per il miglior soggetto: il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione. Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo aveva iniziato, sulla crisi d’identità di un uomo che scopre un’apparente sosia perfetta della moglie, dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.

    Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi e venne trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Spirito. A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a dicembre venne colpito da una nuova emorragia cerebrale. Ricoverato questa volta presso l’ospedale Nuova Regina Margherita, non si riprenderà mai più completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti. Morì a ottantatré anni il 4 giugno 2004.

Pur essendo ateo dichiarato, ebbe funerali religiosi. Dopo il funerale, celebrato alla Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma, alla presenza di circa 2000 persone tra volti noti della politica e dello spettacolo e gente comune, l’attore venne sepolto al Cimitero del Verano di Roma.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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