“MAFIOSO” E I CLICHÈ RIMANEGGIATI DI LATTUADA

Di questo film originariamente era stata scritta una sceneggiatura da Marco Ferreri e dal suo fedele collaboratore Rafael Azcona. Poi il geniale regista milanese lasciò il progetto che venne rielaborato da Age & Scarpelli, che ovviamente ne apportarono diverse modifiche.

    Alla regia venne chiamato Alberto Lattuada, nonostante bisogna ammettere che questa storia non rientrava particolarmente nelle sue corde stilistiche, per il ruolo da protagonista venne scelto Alberto Sordi, bravissimo, ma poco credibile per la sua spiccata romanità, come siciliano. Infatti gran parte della vicenda si svolge in Sicilia, dove ogni anno viene per le vacanze estive, Antonio Badalamenti, dirigente in una grande industria meccanica a Milano, insieme alla moglie settentrionale e alle sue due piccole figlie.

    A suo tempo l’uomo venne assunto dall’azienda tramite forti pressione dal boss mafioso del suo paese d’origine. Dunque egli è sempre rimasto debitore a questo clan malavitoso, ma mai si poteva aspettare che un giorno per sdebitarsi avrebbe dovuto commettere un omicidio su commissione a New York. La vittima predestinata, un capo mafia traditore di alleanze italo-americane. Antonio è incensurato, viene da lontano, e di conseguenza non sarà mai minimamente sospettato. Cosi, fingendo una battuta di caccia, viene catapultato negli Stati Uniti a compiere questo delitto. Dopo, finite le ferie, tornerà al suo lavoro nella metropoli lombarda.

    Mafioso è un buon film che plasma con toni tra il comico e grottesco cliché di poetica germiana, affrontando, sostanzialmente, dei temi assai seri e drammatici come il fenomeno mafioso con i suoi codici feroci, sanguinari, le sue regole ferree che non si possono mettere in discussione e vanno eseguite, con la paura omertosa, le striscianti complicità.

    La rappresentazione aspra, pungente del costume sociale siciliano, dei suoi atavici pregiudizi, mentalità retrograde, nel film di Lattuada, risultano talvolta stereotipate e banali. In quegli anni questi stessi argomenti hanno avuto più incisiva verità, mordente satirico col cinema di Pietro Germi, attraverso i suoi capolavori: Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata. E, prima ancora, sempre dallo stesso grande cineasta, in chiave seria, con In nome della legge e Il cammino della speranza. Ma questa è un’altra storia naturalmente.

SALVATORE RAPISARDA

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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