LE “CRESCITE” MASCHILI NEL CINEMA DI VALERIO ZURLINI

Valerio Zurlini è tra i principali registi italiani ad aver eletto a tema centrale della propria filmografia le crescite maschili, intese – per i suoi personaggi più giovani – come iniziazioni sentimentali, sino a divenire – per quelli più maturi – vere e proprie scelte esistenziali, spesso dirompenti.

    Le crescite rappresentare da Zurlini sono caratterizzate da toni lirici, poetici ed implicano – quasi sempre – un’esperienza dolorosa, un interrogativo morale od una rinuncia.

    Nel 1959 egli diresse Estate violenta, ove viene narrato l’incontro di un giovane uomo e di una donna, tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943, quando in Italia alla guerra militare si aggiunge drammaticamente quella civile.

    Lui (Jean Louis Trintignant), ventenne figlio di papà, ignaro della vita; lei (Eleonora Rossi Drago), trentenne, madre di una bambina, già vedova di un eroe di guerra. Circostanza, quest’ultima, che suscita in lui un sentimento ambiguo, fatto di inadeguatezza e bisogno di accudimento, oltre allo stordimento di trovarsi di fronte ad una donna bellissima.

    Tra i due – ignari di quanto stesse accadendo nel Paese in quelle settimane – scoppia la passione, quella vera, che li obnubilerà, ma non allo stesso modo: mentre lei, infatti, incontra solamente un uomo, lui incontra finalmente se stesso. E la crescita, spesse volte, implica la rinuncia.

    Diversi anni più tardi, nel 1972, Valerio Zurlini scrisse e diresse La prima notte di quiete, ove la crescita maschile, qui rappresentata, è quella di un quarantenne – attanagliato dalla voglia di salvare qualcuno – forse per redimere se stesso, in quanto assillato dai rimorsi per il suicidio di un suo amore adolescenziale.

Il Prof. Dominici (Alain Delon), personaggio moderno ed anticonvenzionale, giunge a Rimini per svolgere una supplenza nel liceo della cittadina, entrando subito in conflitto con il Preside (Salvo Randone) il quale cerca, in tutti i modi, di difendere il vecchio metodo didattico.

    Il Professore – benché sentimentalmente legato ad una donna molto depressa (Lea Massari) – è immediatamente rapito da Vanina, una sua alunna (Sonia Petrovna), bellissima ma molto triste, al limite dell’alienazione.

    Oltre all’insegnamento, il Professore nutre una passione per il gioco d’azzardo e questa sua debolezza lo porterà a frequentare una balorda comitiva di trentenni del posto, dediti – oltre che alle carte – all’alcool, alla droga ed al sesso promiscuo.

    Con un certo stupore, il Professore scopre che Vanina – alla quale nel frattempo si era sempre più sentimentalmente legato – è in realtà la compagna del losco leader di questa allegra brigata (Adalberto Maria Merli).

    In questa comitiva spicca Giorgio (Giancarlo Giannini) che – a differenza degli altri – è in realtà assai colto e, forse per questo, comincia a nutrire un forte interesse intellettuale verso il Professore, sentendo spesso il bisogno di appartarsi con lui per parlare di letteratura e filosofia.

    Il tentativo del protagonista di salvare Vanina – con la quale desiderava fuggire – diventa imperativo morale quando viene fuori il passato della ragazza: ella è figlia di una madre spregevole (Alida Valli), che faceva marchette e che, addirittura, aveva “svezzato” sessualmente tutti questi vitelloni che Vanina, per volontà materna, frequentava, nel cinico tentativo di un riscatto sociale.

    Non è chiaro se il Professore sia realmente innamorato di Vanina o se, piuttosto, sia assillato dalla paura di un ennesimo suicidio: in ogni caso, questi decide di lasciare la moglie, sempre più apatica, per fuggire con la sua alunna, ormai da salvare ad ogni costo.

    Siamo di fronte al film più religioso di Zurlini, chiaramente da leggere in chiave evangelica: il protagonista, il Maestro, è figura Messianica che entra in conflitto con il Fariseo, incarnato dal bigotto Preside, difensore dell’ortodossia del metodo didattico; che cerca di redimere la sua Maddalena, la corrotta ed innocente Vanina; e che tra i pagani vitelloni, saprà riconoscere il suo Apostolo, Giorgio, al quale affiderà la moglie, quando decide di fuggire con Vanina.

    Per Zurlini l’uomo rimane l’Essere morale per eccellenza.

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