LANDO BUZZANCA

Lando Buzzanca, all’anagrafe Gerlando Buzzanca (Palermo, 24 agosto 1935), è un attore e cantante italiano.
Nasce a in una famiglia di attori (attori erano lo zio Gino e in seguito lo divenne anche il padre Empedocle, il quale in origine era un proiezionista); compie i suoi studi nella città natale e a diciassette anni si trasferisce a Roma dove, mentre frequenta corsi di recitazione all’Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), inizialmente si adatta a lavori precari prima di esordire come attore, dapprima in ambito teatrale e poi per il cinema.

Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui Ben-Hur – in cui interpretava uno degli schiavi della galea – l’esordio ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all’italiana e, successivamente, per quello di Antonio in Sedotta e abbandonata.

La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata ritrovandosi spesso a interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano amante delle donne ma un po’ tonto, e la critica cinematografica lo relega alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l’eccezione del ruolo di protagonista nel 1967 nel Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada.

Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico. Nel 1970 interpreta in televisione Signore e signora, in coppia con Delia Scala, che riscuote enorme successo. La sua battuta “mi vien che ridere” rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni. Anche sull’onda del grande consenso televisivo i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La notorietà internazionale gli arriva con Il merlo maschio, commedia erotica all’italiana del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile. Negli anni seguenti si trova così a recitare al fianco di famose attrici del momento come Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Barbara Bouchet, Senta Berger e Joan Collins. Forte del suo successo commerciale, comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come L’arbitro, Il sindacalista e All’onorevole piacciono le donne, in cui tratteggia parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili.

A metà degli anni Settanta cala l’interesse per questo tipo di personaggio e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si adatta alla moda della commedia erotica all’italiana, rifiutandosi di comparire nelle pellicole che renderanno famosi personaggi quali Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D’Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà con il grottesco “Buzzanco”, erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora.

Dopo alcuni anni di attività in teatro, torna nel 2005 a lavorare per la televisione con la fiction Mio figlio, nel ruolo del padre di un ragazzo omosessuale che ottiene uno straordinario successo di pubblico, tanto che cinque anni più tardi verrà prodotto un sequel, Io e mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi, andato in onda nel 2010, anno in cui Buzzanca compare anche nelle miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.

Nel 2007 recita nel lungometraggio cinematografico I Viceré di Roberto Faenza, per il quale viene candidato al David di Donatello per il miglior attore protagonista e vince il Globo d’oro al miglior attore.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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