GENESI, SVILUPPO E MORTE DI “GIOVANE CRITICA”

Nata nel 1963 a Catania la rivista ha cessato le pubblicazioni a Roma nel 1971

Vissuto poco meno di vent’anni – la cessazione delle pubblicazioni è avvenuta a Roma nel 1971- il periodico “Giovane Critica” (primo numero dicembre-gennaio 1963-64) resta l’unica rivista cinematografica catanese che abbia avuto risonanza nazionale, nonché il solo fenomeno autoctono degno di rilievo sul piano dell’elaborazione teorica della nuova sinistra meridionale.

    Gli sporadici tentativi precedenti, lungo tutta la fase del cinema sonoro (“Notiziario Cinematografico”, “GUF”, “Anna Film”, “Rassegna d’Arte Cinematografica”, ecc…) assegnano, infatti, a “Giovane Critica” una collocazione e un ruolo assolutamente primario nell’asfittico panorama editoriale cittadino e di non trascurabile importanza anche nel resto del Paese.

    Organicamente collegata al Centro Universitario Catanese (CUC, poi soppresso) – che intorno agli anni 1959-60 – vantava già un migliaio di iscritti, “Giovane Critica” nacque a seguito di due pubblicazioni precedenti: le vecchie schede critiche con le quali si accompagnavano le proiezioni cinematografiche, poi divenute veri e propri “Quaderni”, sorti con l’intento di instaurare una rapporto diretto città-università. I primi numeri dei “Quaderni” videro la luce nel 1960, altri tra il 1961-63 (il n. 3 è interamente dedicato al cinema italiano), anni in cui divenne palese l’esigenza di legarsi agli altri Circoli del Cinema d’Italia e alle singole personalità emergenti.
Il grande successo dei “Quaderni” (che giunsero a toccare le 4000 copie di venduto) spinse il gruppo degli studenti del Comitato direttivo del CUC a creare una rivista che prese il nome di “Giovane Critica”, con sede in via Cilea 119. Diretta da Pietro Battiato – con un comitato di redazione composto per i primi numeri da Miriam Campanella, Vittorio Campione, Gaetano Leo, Giampiero Mughini (nella foto principale) e Antonio Recupero (a cui si aggiungeranno poi altri nomi, mentre altri scompariranno) – la rivista annoverò tra i collaboratori parte del fior fiore dell’intellighentia del tempo: Pio Baldelli, G. Barberi Squarotti, Giuseppe Ferrara, Adelio Ferrero, Franco Fortini, Guido Oldrini, Leonardo Sciascia, Lorenzo Pellizzari, Giuseppe Zagarrio, Asor Rosa, Goffredo Fofi, Stefano Merli …; a Roberto Laganà venne affidato il progetto grafico. All’inizio bimestrale, ebbe successivamente periodicità quadrimestrale.

    Con l’avvicinarsi della contestazione – quando già i segni della crisi si erano palesemente manifestati all’interno della redazione – nel 1968 la direzione venne assunta da Giampiero Mughini. Ancor prima che il CUC cessasse di esistere, alla gran parte della redazione catanese – che nel frattempo aveva smesso quasi del tutto di occuparsi di cinema, allargando sempre più il discorso sul piano politico, sociale e culturale (la rivoluzione culturale cinese, la rilettura critica del ruolo degli intellettuali, la questione meridionale…) – quel tipo di impegno politico “elitario”, che insisteva molto su valori meramente culturali, apparve infatti inadeguato ad affrontare i mutamenti della realtà. Il gruppo originario avvertiva un forte bisogno di collegarsi direttamente alle esigenze del quotidiano, temi che verranno ripresi durante l’ondata di contestazione del ’68, nella quale i componenti di “Giovane Critica” avranno perlopiù un ruolo da protagonisti.

    Nonostante sporadici esperimenti di collegamenti con i quartieri (proiezioni cinematografiche a Cibali nel 1967-68, ecc…) il progressivo disimpegno del gruppo originario indusse Mughini – ormai su posizioni ideologiche “revisioniste” – a trasferire a Roma la redazione (dal n. 24), dove nel 1971, dopo aver più volte cambiato editore, la rivista cessò le pubblicazioni. Uno schietto antistalinismo, al fine di una rifondazione della sinistra al di fuori dello schema filo-sovietico (assunto che spinse alcune componenti a condannare apertamente ogni rivoluzionarismo), la totale indipendenza della cultura (in senso “vittoriniano”) e un impegno fortemente autonomo, slegato cioè da ogni “partitismo”, furono gli assunti ideologici e culturali sui quali “Giovane Critica” pose le sue basi teoriche.

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