ALBERTO MORAVIA

Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 28 novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990), è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista, drammaturgo, poeta, reporter di viaggio e critico cinematografico italiano. Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualità, dell’alienazione sociale e dell’esistenzialismo.

Salì alla ribalta nel 1929 con il romanzo Gli indifferenti e pubblicò nella sua lunga carriera più di trenta romanzi. I temi centrali dell’opera di Moravia sono l’aridità morale, l’ipocrisia della vita contemporanea e la sostanziale incapacità degli uomini di raggiungere la felicità. La sua scrittura è rinomata per lo stile semplice e austero, caratterizzato dall’uso di un vocabolario comune inserito in una sintassi elegante ed elaborata.

Dopo gli avvenimenti dell’8 settembre del 1943 si rifugiò con la moglie a Sant’Agata (nel territorio di Fondi, a nord della frazione San Magno), un villaggio montano di pastori provenienti da Vallecorsa (Valle Latina) presso la famiglia Marrocco-Mirabella, da questa esperienza e dal rapporto con questa famiglia nascerà il romanzo La ciociara. Il romanzo fu scritto in due epoche diverse: le prime pagine le scrisse nel 1944 sospinto dal nuovo incontro con il popolo, liberato della dominante retorica e dei falsi obiettivi del regime, mentre il corpo centrale dell’opera lo sviluppò tredici anni dopo, in un momento di crisi della sua narrativa. La ciociara risulterà opera alta e pietosa; attraverso la maturazione del personaggio di Cesira lo scrittore intese descrivere tutta la confusa e disperata realtà italiana di quel periodo della seconda guerra mondiale. Nel 1944 vennero pubblicati i racconti de L’epidemia e il saggio La Speranza, ovvero Cristianesimo e Comunismo.

Con l’annuncio della Liberazione lo scrittore ritornò a Roma e riprese la sua attività letteraria e giornalistica collaborando con Corrado Alvaro a Il Popolo di Roma, a Il Mondo, all’Europeo e soprattutto al Corriere della Sera dove sarà presente fino alla morte con i suoi réportage, le sue riflessioni critiche e i suoi racconti. Gli anni che seguono il dopoguerra vedranno aumentare la fortuna letteraria e cinematografica dello scrittore, che pubblicò La romana (1947), i racconti La disubbidienza (1948), L’amore coniugale e altri racconti (1949) e il romanzo Il conformista (1951).

All’uscita de La romana il romanzo venne definito dalla critica[senza fonte] come uno dei migliori dell’ultima narrativa. Descrive impeccabilmente un ambiente corrotto, vacuo, frequentato da protagonisti che conducono un’esistenza priva di vere e integre ragioni morali. Al centro della vicenda emerge la figura di Adriana, donna di malcostume, ma meno colpevole e squallida di coloro che la circondano.

Nel 1952 gli venne assegnato il premio Strega per I racconti e iniziarono le traduzioni dei suoi romanzi all’estero e i film tratti dai suoi racconti e romanzi. Sarà del 1953 il soggetto de La provinciale con la regia di Mario Soldati, La romana del 1954 con la regia di Luigi Zampa, nel 1955 collaborerà alla sceneggiatura di Racconti romani di Gianni Franciolini.

Nel 1949 e 1950 curò una rubrica settimanale di cronache dal mondo del cinema (intitolata “Cinema“) sulla Rete Rossa (programma nazionale a onda media) il venerdì alle ore 14:53.

Nel 1953 fondò con Alberto Carocci la rivista Nuovi Argomenti, della quale divenne redattore e collaboratore l’amico Pier Paolo Pasolini.

Nel 1954, in seguito alla pubblicazione dell’opera Racconti romani, gli sarà assegnato il Premio Marzotto, confermando la notorietà internazionale acquisita. Scriverà intanto il romanzo Il disprezzo e sulla rivista Nuovi Argomenti il saggio L’uomo come fine. Scrisse inoltre alcune importanti prefazioni, come quella ai Cento sonetti del Belli, al Paolo il caldo di Brancati e a Passeggiate romane di Stendhal.

Nel 1955 iniziò a collaborare a L’espresso tenendo un’accurata rubrica di critica cinematografica, le cui recensioni verranno pubblicate nel 1975 in un volume intitolato Al cinema.

Nel 1960 con il romanzo La noia gli verrà assegnato il premio Viareggio e nello stesso anno Vittorio De Sica realizzerà il film La ciociara, tratto dall’omonimo libro.

Separatosi da Elsa Morante, nel 1962 andò a vivere con la scrittrice Dacia Maraini, di circa trent’anni più giovane, conosciuta nel 1959.

Nel 1962 verrà anche realizzato il film diretto da Mauro Bolognini Agostino e nel 1963 Il disprezzo dal regista Jean-Luc Godard, La noia con la regia di Damiano Damiani a cui seguiranno nel 1964 Gli indifferenti di Francesco Maselli.

Moravia, nel frattempo, si occupò sempre più di teatro e a partire dal 1966 fondò con Dacia Maraini ed Enzo Siciliano una compagnia teatrale che porta il nome del “Porcospino”. Con essa verrà rappresentata L’intervista di Moravia, La famiglia normale della Maraini, Tazza di Enzo Siciliano e alcune opere di Carlo Emilio Gadda, Goffredo Parise a altri autori. A causa della mancanza di fondi, la compagnia dovette chiudere.

Nel 1967 si recò in Cina, in Giappone e in Corea, insieme alla compagna Maraini, come corrispondente del Corriere della Sera, e i suoi articoli verranno raccolti nel 1968 in un volume intitolato La rivoluzione culturale in Cina. Nello stesso anno, scoppiata la Contestazione, fu uno dei pochi intellettuali a cercare di venire incontro ai giovani “ribelli”; proprio per questo motivo, tentò di tenere una conferenza alla Sapienza di Roma, ma venne malamente respinto dagli studenti (“Mao sì, Moravia no!”).

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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