ELIO PETRI, QUANDO IL POTERE DIVENTA GROTTESCO

Il capo della squadra politica della questura che diventa assassino è un caso clinico, ma anche il paradigma della degenerazione umana

Il poliziotto corrotto è il personaggio principale di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), il film con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan che Elio Petri ha girato destando non pochi e accesi dibattiti.

Chi è precisamente, Petri, guesto cittadino?

    «È un uomo sui quarant’anni che ammazza l’amante e subito dopo va in questura. Non per costituirsi, ma per festeggiare con i colleghi la propria promozione: da capo della squadra omicidi a capo della squadra politica. Non è un poliziotto corrotto, è un assassino che ha ucciso per vedere fino a che punto il potere che detiene lo proteggerà. Anche la donna assassinata adora il potere e la violenza. E costringe il Dottore a dare continue prove della propria autorità. “Tanto tu puoi fare quello che ti pare. Perfino se tu mi ammazzassi e lo scoprissero, tutto verrebbe messo a tacere“. Lui è uno schizofrenico, un paranoico».

A cosa serve fare un film così scegliendo come protagonista un caso clinico?

    «Non è proprio così. Il film è il ritratto di un personaggio autoritario, da analizzare psicologicamente. Ma io non sono un sociologo o uno psicanalista. Il mio è un film grottesco».

Anche il protagonista è grottesco?

    «Fa cose odiose. Non parla, urla sempre. È di un paternalismo sfrenato. Tratta bene il piantone, e poi costringe i sospettati a bere acqua salata durante gli interrogatori. Appartiene alla stessa razza di quei dittatori che baciano i bambini e dopo vent’anni li mandano a morire in guerra».

LIETTA TORNABUONI

Intervista del 1969
Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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